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Consulta: no al referendum sulla legge elettorale

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Credit: Ansa

La decisione della Consulta sull’ammissibilità del referendum sulla legge elettorale

“Il referendum sulla legge elettorale è inammissibile”: è quanto stabilito nel pomeriggio di giovedì 16 gennaio dalla Consulta, che era chiamata a esprimersi sull’ammissibilità del referendum sulla legge elettorale attualmente in vigore, il “Rosatellum”.

S&D

Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro e non oltre il 10 febbraio, ma, da quello che si apprende il quesito è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto “eccessivamente manipolativo”.

La proposta di un referendum abrogativo sulla parte proporzionale del cosiddetto “Rosatellum” era stata lanciata dal leader della Lega Matteo Salvini il 14 settembre scorso, mentre il quesito era stato depositato in Cassazione il 30 settembre 2019 dopo il sostegno di otto regioni guidate dal centrodestra: Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Abruzzo, Liguria e Basilicata.

Secondo l’articolo 75 della Costituzione, infatti, un referendum abrogativo può essere richiesto dai cittadini, tramite la presentazione di 500mila firme, o dalle Regioni (in questo caso basta il sì di cinque consigli regionali).

All’udienza della Corte costituzionale, che si è tenuta a porte chiuse, ha partecipato anche Roberto Calderoli, tra i promotori del referendum, in qualità di delegato della Regione Basilicata. Si tratta della prima volta che una personalità esterna alla Corte prende parte a un’udienza.

Referendum abrogativo sulla legge elettorale: la proposta della Lega

La proposta della Lega è quella di abrogare la parte proporzionale del Rosatellum, la legge elettorale attualmente in vigore. La legge, ideata dall’allora deputato del Pd, ora tra le fila di Italia Viva, Ettore Rosato è configurata come un sistema elettorale misto. Il 37 per cento dei seggi, corrispondenti a 232 seggi alla Camera e 116 al Senato, è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali. Il 61 per cento dei seggi, rispettivamente 386 alla Camera e 193 al Senato, è invece ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che riescono a superare le soglie di sbarramento nazionali.

Il Carroccio, dunque, punta a una legge elettorale che preveda un sistema maggioritario puro: una proposta che è l’esatto contrario del “Germanicum“, la nuova legge elettorale il cui ddl è stato depositato alla Camera da Giuseppe Brescia del Movimento 5 Stelle e frutto di un accordo tra le forze di maggioranza che sostengono il governo Conte bis.

Il Germanicum, infatti, cancella i collegi uninominali del Rosatellum e prevede che tutti i seggi vengano assegnati con il sistema proporzionale.

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