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Caso Open, il gip dà torto a Renzi: archiviate le accuse contro i magistrati di Firenze

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Caso Open, il gip dà torto a Renzi: archiviate le accuse contro i magistrati di Firenze

È stata archiviata definitivamente la denuncia fatta da Matteo Renzi contro i magistrati di Firenze che indagano sul caso Open, la fondazione che sosteneva le iniziative politiche dell’ex presidente del Consiglio.

A febbraio il leader di Italia viva aveva denunciato gli stessi pm che avevano chiesto il suo rinvio a giudizio per finanziamento illecito ai partiti. Le accuse rivolte dai Renzi ai pm, ossia di aver acquisito illecitamente la sua corrispondenza e il suo estratto conto nell’inchiesta Open, sono state ora rigettate dal giudice per le indagini preliminari di Genova, che ha respinto l’opposizione dell’ex segretario del Partito democratico alla richiesta di archiviazione.

Secondo il gip Claudio Siclari, le chat Whatsapp acquisite dalla procura non rappresentano corrispondenza. A confermarlo diversi pronunciamenti con cui la Cassazione “ha chiarito che i messaggi memorizzati costituiscono meri documenti informatici”. “Trattandosi di documenti”, ha detto il gip, “per la loro acquisizione non era quindi necessaria la preventiva autorizzazione del Senato, richiesta soltanto per il sequestro di corrispondenza, oppure per sottoporre il membro del Parlamento a intercettazioni”. Anche il conto corrente bancario, ritenuto anch’esso “corrispondenza” da Renzi, “la giurisprudenza ha precisato che la documentazione bancaria (…) non rientra nella nozione di corrispondenza se non risulta (come nel caso concreto) che sia stata oggetto di spedizione al soggetto interesssato”.

A febbraio le accuse di Renzi erano state accolte anche dal Senato, che aveva sollevato un conflitto di attribuzioni di fronte alla Corte costituzionale con i magistrati che indagavano sul caso Open.

I pm di Firenze avevano in precedenza chiesto il rinvio a giudizio di Renzi e di altre 10 persone, oltre a quattro società, tra cui Luca Lotti, Maria Elena Boschi, l’ex presidente della fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, amico storico di Renzi. I reati contestati vanno dal finanziamento illecito ai partiti al traffico di influenze, fino alla corruzione.

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