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Home » Politica

Caso Gregoretti, Salvini prepara la sua difesa: “Tutto il governo era con me”

Immagine di copertina

Sono quattro i pilastri difensivi sui quali si basa la memoria difensiva predisposta, anche in questo caso, dall'avvocato e senatrice ed ex ministra leghista Giulia Bongiorno

Gregoretti, ecco come Salvini prepara la sua difesa

Per Salvini, la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei Ministri di Catania per sequestro di persona – relativa al caso Gregoretti – sarà discussa a partire da mercoledì 8, in vista del voto finale del 20 gennaio da parte dell’organismo presieduto da Maurizio Gasparri.

Trenta giorni dopo, dunque a febbraio, il pronunciamento definitivo (e a voto palese) nell’aula del Senato. Questa volta il leader leghista è scoperto e rischia parecchio: i 5 stelle sono schierati a favore, i 140 senatori del centrodestra potrebbero non bastare e difficilmente i 17 renziani salveranno palesemente il leghista. Stesso equilibrio in giunta: solo 10 su 23 in favore dell’ex ministro.

Di cosa è accusato Matteo Salvini

Il leader della Lega Matteo Salvini è accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di sequestro di persona aggravato nel caso dei migranti arrivati sulla nave Gregoretti a luglio scorso.

“Abusando dei poteri” da ministro dell’Interno avrebbe “privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo di nave Gregoretti Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio” successivo, quando è giunta l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano.

I giudici hanno avanzato tale richiesta dopo aver rigettato quella di archiviazione del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, secondo il quale l’allora ministro dell’Interno aveva esercitato una prerogativa politica e non c’erano gli estremi per il configurarsi del reato di sequestro di persona.

Il tribunale dei ministri contesta a Salvini il reato aggravato perché commesso da un pubblico ufficiale e con l’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate ma anche per essere stato commesso in danno di minori.

La disputa con Palazzo Chigi e il premier Conte

Da una parte c’è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, segretario della Lega, che sostiene che la decisione sul caso della nave Gregoretti fu presa in maniera collegiale insieme al premier Conte e al capo M5S Di Maio. Dall’altra parte la smentita di Palazzo Chigi, che nega che il caso sia mai stato discusso in Consiglio dei ministri.

Il senatore Salvini nella sua difesa produce “prove” sulla condivisione, allora, delle scelte sulla redistribuzione dei migranti, nella quale sarebbe stata coinvolta anche la Cei.

Tra gli “atti”, la dichiarazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a La7 del 30 luglio: “C’è un dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa. Ringrazio il presidente Conte che continua a porre la questione nelle cancellerie d’Europa”. Come dire, Salvini sarebbe stato solo una pedina, pur molto attiva, nell’intera vicenda. Che fu, come si ricorderà una delle più drammatiche nell’estate della “vergogna” italiana.

La memoria difensiva di Salvini

Sono quattro i pilastri difensivi sui quali si basa la memoria difensiva predisposta, anche in questo caso, dall’avvocato e senatrice ed ex ministra leghista Giulia Bongiorno.

  1. Nessun atto è stato compiuto da Matteo Salvini in quei cinque drammatici giorni di luglio per trarre vantaggio o lucrare politicamente dalla vicenda dei 131 immigrati a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera Gregoretti. Tutte le decisioni sono state adottate nella sua qualità e nei suoi poteri di ministro dell’Interno.
  2. Delle sue determinazioni in tal senso sono stati sempre tenuti al corrente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri competenti.
  3. Pur essendo di dominio pubblico lo stallo della nave al largo di Catania e poi di Augusta, non è giunto alcun ordine in direzione opposta da parte di Palazzo Chigi. Tesi che sarebbe suffragata, secondo la difesa del leader leghista, dalla copia delle “interlocuzioni scritte” avvenute in quei giorni tra il Viminale, la Presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari esteri (guidato fino ad agosto da Enzo Moavero Milanesi) e organismi comunitari.
  4. Il precedente del caso Diciotti, che ha portato alla respinta della richiesta di processo per una vicenda analoga.

La vicenda

La nave Gregoretti della guardia costiera italiana, a luglio, aveva preso a bordo 131 migranti tratti in salvo in parte da un peschereccio siciliano e in parte da un gommone, pochi giorni dopo l’approvazione del decreto sicurezza-bis che aveva introdotto multe pesantissime a carico delle navi che avessero soccorso migranti portandoli in acque italiane senza autorizzazione.

La nave della guardia costiera si era diretta verso Lampedusa ma il Viminale aveva negato lo sbarco e l’unità militare italiana era rimasta diversi giorni in mare in attesa che la commissione europea riuscisse ad ottenere da cinque Paesi la disponibilità ad accogliere parte dei migranti. Solo dopo, l’allora ministro dell’Interno aveva dato l’autorizzazione allo sbarco dei migranti dalla nave militare che nel frattempo era stata dirottata nel porto di Augusta.

L’inchiesta aperta dalla procura di Catania sembrava essersi conclusa senza l’individuazione di alcun reato a carico di Salvini e il procuratore Carmelo Zuccaro, dalla prima ora favorevole alle politiche anti-immigrazioniste di Salvini, aveva trasmesso gli atti al tribunale dei ministri chiedendo l’archiviazione di ogni accusa.

Il tribunale dei ministri, però, nella medesima composizione del caso Diciotti, vuole invece procedere per processare l’allora ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona.

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