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“Perché dal programma dei Verdi è sparito ogni riferimento sulle armi a Kiev?”. Bonelli non risponde alla domanda | VIDEO

Incalzato dal direttore di TPI Giulio Gambino, il leader dei Verdi non ha risposto al quesito

“Perché dal programma dei Verdi è sparito ogni riferimento sulle armi a Kiev?”. Bonelli non risponde

“Mi faccia rispondere alla domanda di Cerasa”: così Angelo Bonelli, leader dei Verdi, il partito che alle prossime elezioni politiche del 25 settembre si presenta insieme a Sinistra Italiana nella coalizione di centrosinistra guidata dal Pd, ha glissato sulla domanda posta dal direttore di TPI Giulio Gambino nel corso di Mezz’ora in più, il programma d’approfondimento in onda su Rai 3 nel pomeriggio di domenica 11 settembre.

Nel corso della trasmissione, alla quale hanno partecipato Giuseppe Conte, Antonio Tajani, Nicola Fratoianni e per l’appunto Angelo Bonelli, il direttore di TPI Gambino, tra i vari quesiti, ha chiesto a Bonelli: “Nel programma politico dei Verdi presente sul sito c’è la frase ‘fermare l’invio di armi all’Ucraina’. Su quello depositato al Viminale questa frase è sparita. Come mai?”.

“Abbiamo parlato fino ad adesso di questo, mi faccia rispondere a Cerasa (il direttore de Il Foglio anche lui ospite in studio n.d.r.)” ha replicato Bonelli, che, quindi, non ha chiarito come mai vi fosse questa discrepanza tra i due programmi elettorali.

Sul programma presente sul sito dei Verdi, infatti, al punto 13, quello relativo a “L’Italia della pace” vi è un passaggio relativo all’Ucraina in cui c’è scritto: “Va interrotto subito l’invio di armi in Ucraina e riaperta la strada del confronto diplomatico con determinazione e convinzione, prima che sia troppo tardi”.

Nel programma depositato al Viminale in occasione della presentazione dei simboli, invece, non vi è traccia di questo passaggio. In molti, sui social, hanno azzardato l’ipotesi che sulla questione armi all’Ucraina si sia volutamente soprassedere per non creare ulteriori tensioni con il principale partito della coalizione, il Pd, che, invece, si è sempre detto favorevole, anche attraverso il voto in Parlamento, all’invio di armi a Kiev.

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