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TPI scritto per un giorno dai ragazzi di Caivano

Immagine di copertina
Credit: AGF

Tutti parlano di Caivano. Ma nessuno sa chi sia, cosa pensi, cosa voglia davvero la sua gente. Ecco perché abbiamo chiesto a 10 ragazzi del posto di scrivere le loro storie

Da quando Caivano è entrata nel dibattito pubblico, tutti ne parlano. I media, un tempo ignari dell’esistenza stessa del paese dell’hinterland partenopeo, si sono legittimamente buttati a capofitto nel raccontare in lungo e in largo tutto ciò che accade, in cronaca diretta, nel Comune più chiacchierato d’Italia. Elicotteri in volo, blitz polizieschi, passerelle politiche.

Dieci giorni prima? Il nulla. Dieci giorni dopo? Il nulla. Ora, benché sia comprensibile questo atteggiamento schizofrenico e superficiale che noi media commettiamo viaggiando qua e là di scoglio in scoglio, è ugualmente comprensibile la frustrazione che ne deriva da chi – senza preavviso – vede invasi i propri spazi, la propria libertà, la propria dignità.

In primo luogo, lo abbiamo detto, perché tutti sanno che l’attenzione quasi eccessiva e ossessiva durerà lo spazio d’un mattino; e in secondo luogo perché tutti i cittadini di Caivano sanno benissimo che, abbandonati, isolati ed emarginati lo erano prima e ugualmente lo saranno tra pochi giorni, orfani di uno Stato che non raggiunge le propaggini più distanti della periferia, laddove invece germoglia la criminalità organizzata che supplisce alla sua assenza sociale, culturale, economica.

Nessuno che si sia sognato di chiedere agli abitanti del luogo che cosa pensino, cosa vogliano. Ancor prima: chi siano e da cosa si sentano rappresentati.

Nel tentativo di dirimere questo dubbio e nella speranza di rendere un buon servizio pubblico ai nostri lettori, abbiamo voluto chiedere a dieci ragazzi di Caivano esattamente questo: chi siete, cosa pensate, cosa volete.

E ciascuno di loro ha deciso di raccontarlo a noi, in primis, e per estensione ai nostri lettori. Così che leggendo queste storie abbiamo deciso di far parlare loro. Le loro storie, con le loro parole. Di lasciare cioè spazio al loro flusso di coscienza, alle loro interpretazioni, senza intermediazione alcuna, senza che ciò comportasse tradire il loro pensiero.

Al contrario, in questo numero, i protagonisti sono loro: i ragazzi di Caivano. Lo sono talmente tanto che anche la copertina in prima pagina questa settimana è stata disegnata da un ragazzo del posto. Un’illustrazione simbolica che rappresenta il Comune, il Parco Verde, i suoi abitanti e la speranza di poter vivere una vita migliore rispetto a quella vissuta finora.

Meglio di quella vissuta prima del tragico fatto che ha portato Caivano agli onori delle cronache, permeata dalla criminalità organizzata, e in ugual modo meglio di quella del blitz che ha occupato militarmente la città per qualche ora a suon di risultati da sbandierare. Senza tra l’altro aver ottenuto un bel nulla. Dunque si riparta da loro: dai ragazzi di Caivano.

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