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Affluenza record alla Leopolda, tra fedelissimi e curiosi stanchi di Zingaretti e Berlusconi

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Finito tra gli applausi il discorso di chiusura della convention, Matteo Renzi si concede alla folla che ha riempito la Stazione Leopolda, stringendo mani e salutando i suoi sostenitori, Firenze, 27 ottobre 2013. ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI

Tra i migliaia che sono qui oggi, c'è chi è renziano da sempre e ha considerato il Pd solo un esercizio di leadership da chiudere in fretta, chi considera il vecchio duello Pd – Forza Italia una sfida preistorica e chi ha voglia di capire qual è il progetto che sta davanti a questa Leopolda 10

Di Sara Dellabella, dalla Leopolda di Firenze

S&D

“Per fortuna che non doveva venire nessuno” è la frase che rimbalza tra i partecipanti di questa decima edizione della Leopolda, forse la più importante.
Non importa se molti sono rimasti fuori, dove sono stati allestiti dei maxi schermi per seguire i lavori. Alberto e Marco arrivano da Saronno, uno è un veterano mentre l’amico è alla sua prima volta.

Uno è un ex dirigente del Partito democratico, renziano della prima ora e l’altro è un elettore del Pd che però vorrebbe conoscere più da vicino la posizione di questo nuovo soggetto politico su alcuni temi che considera caldi come la lotta alla mafia e la legalizzazione della marjuana. Poi c’è Giulio, che ieri era riuscito ad entrare per l’apertura della kermesse e oggi invece segue i lavori dal prato, “Renzi doveva staccarsi prima, lui rispetto al Pd ha sempre parlato un’altra lingua” facendo capire che questa è anche una festa per un “amico” che finalmente ha fatto la scelta giusta. Intanto, dal palco, Matteo Renzi annuncia che alle 18 di oggi saranno aperte le iscrizioni al partito che saranno solo online “il tempo dei signori delle tessere è finito e non ci sarà più spazio per le correnti”.

“È nato il partito del leader, l’unico in grado per stile comunicativo di fronteggiare Matteo Salvini”, lui è Giulio, uno studente di Scienze Politiche qui a Firenze, anche per lui è la prima Leopolda. È qui per curiosità e perché è un appassionato di comunicazione e voleva vedere come funzionava la macchina dell’organizzazione. Ad accompagnarlo, Hassel, uno studente spagnolo a Firenze da un anno e mezzo. Sembra incuriosito dal sistema politico italiano che definisce “vivace”, anche se non sembra troppo convinto di un partito che nasce intorno a una persona. Molti hanno votato Pd fino a ieri e oggi cosa pensano di Zingaretti e del partito? “è un soufflé” dice Aldo, “Zingaretti è bravo, ma troppo sobrio, sembra Bersani” descrive Maria, “schemi vecchi incapaci di dialogare con il presente” va giù pesante un giovane Marco che sembra aver colto una delle frasi scelte per allestire le pareti della stazione “Cambiare è la regola della vita. E quelli che guardano al passato od al presente, certamente perderanno il futuro”.

Tra i migliaia che sono qui oggi, c’è chi è renziano da sempre e ha considerato il Pd solo un esercizio di leadership da chiudere in fretta, chi considera il vecchio duello Pd – Forza Italia una sfida preistorica e chi ha voglia di capire qual è il progetto che sta davanti a questa Leopolda 10. Anche se si è rimasti fuori al cancello e la voglia di partecipare ai 53 tavoli di discussione era tanta.

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