Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 16:44
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

La velocità del mondo di oggi ha ucciso il dibattito politico

Immagine di copertina
Credits: Gerd Altmann / Pixaby

Non è mai semplice elencare quali sono i tratti che definiscono la società nella quale si vive, ma uno degli elementi che caratterizza quella di oggi è probabilmente la velocità. Si tratta di un valore attribuito a molte delle azioni che compiamo: ordiniamo pacchi che arrivano dall’altra parte del mondo in poco più di 24 ore e abbiamo connessioni internet sempre più veloci.

Solo pochi anni fa, se avessimo voluto sapere, ad esempio, quanti abitanti ha la Bulgaria, avremmo dovuto essere in prossimità di un atlante, aprirlo, sfogliarlo seguendo l’ordine alfabetico, trovare la pagina esatta e, al suo interno, trovare l’informazione che ci interessava. Oggi, invece, è sufficiente prendere da una tasca il nostro smartphone e digitare la domanda: in pochi secondi la nostra curiosità sarà saziata.

Gli esempi su tutti i comfort e le novità tecnologiche che hanno contribuito la nostra società a essere sempre più veloce su scala globale potrebbero essere a migliaia, ma ciò di cui spesso non ci rendiamo conto sono gli effetti che tale rapidità ha sulla società. La nostra abitudine ad avere risposte subito ha infatti influito su molti nostri comportamenti, e stavolta non parliamo di effetti sempre positivi.

Il tempo che dedichiamo a farci un’opinione su qualcosa è oggi esponenzialmente inferiore al passato. Come vogliamo risposte subito da Google, le vogliamo anche dalla politica, e questo ha favorito necessariamente i messaggi più rapidi, favorendo talvolta posizioni più nette e lasciando meno spazio a quelle più complesse.

Solo fino a pochi anni fa, i principali candidati puntavano soprattutto al voto moderato, e persino i partiti più schierati cercavano di fare scelte che non spaventassero i moderati, secondo una locuzione all’epoca molto in voga. Oggi i tentativi di creare terzi poli che guardino a situazioni più trasversali e complesse, seppur ancora presenti, sono più rari e dal sapore vintage, e il loro eventuale successo, quando arriva, non è legato al loro guardare al centro.

Il problema di questa mentalità non è però la scelta degli elettori, che è sempre legittima. Il vero problema è la dialettica che si viene a creare nel dibattito politico, sempre più semplice e che rischia di favorire un tifo da stadio anziché una discussione costruttiva. Non serve andare su remoti gruppi Facebook per capire che, anche ai livelli più alti, assistiamo a scontri in cui le posizioni sembrano essere solo “immigrati sì o immigrati no”, “Trump sì o Trump no”, “Conte sì o Conte no”, e via dicendo. L’informazione deve essere più diretta possibile, nella politica come nei media, e l’appiattimento del dibattito ne é la naturale conseguenza.

La posizione intermedia, complessa, che va oltre la contrapposizione da stadio sembra sempre più difficile da trovare, prima di tutto perché è più difficile da esprimere. Questo ha avuto come conseguenza un appiattimento del linguaggio e del dibattito, spesso ridotto semplicemente a una gara a chi urla di più, e a un ulteriore elemento divisivo, soprattutto in un momento in cui ci sarebbe bisogno di una grande coesione.

Da ormai un anno a questa parte siamo costretti a fasi alterne a trascorrere molto tempo a casa e a ridurre fortemente i momenti frenetici, un fatto che ci ha costretti a rivedere molto il senso dei nostri spazi e i ritmi della nostra vita. Tante volte ci siamo detti che dalla pandemia ne usciremo migliori, come se ciò avvenisse in maniera automatica, senza una volontà o un’azione specifica.

Tuttavia se c’è qualcosa che può renderci migliori è provare a sfruttare questo tempo per approfondire le nostre convinzioni, quali esse siano, e dedicare qualche minuto in più ad esporre le proprie idee e ascoltare quelle degli altri. Se riusciremo a trasformare le discussioni da tifo da stadio a un sano dibattito, almeno in questo saremo usciti migliori.

Leggi anche: 1. Riscopriremo cosa vuol dire augurarsi “buon anno”? (di S. Mentana) 2. The big dilemma: la dipendenza dai social va ben oltre i like, è un’assuefazione dallo schermo 3. Con l’epidemia di Coronavirus, Amazon potrebbe aver guadagnato negli ultimi 3 mesi 10mila dollari al secondo
Ti potrebbe interessare
Cronaca / Alessia Pifferi è davvero l’unica colpevole della morte della figlia? (di F. Bubba)
Opinioni / Metterci a dieta è la miglior cosa che possiamo fare per noi e per l’ambiente
Opinioni / Quegli animali imprigionati nelle fabbriche della morte
Ti potrebbe interessare
Cronaca / Alessia Pifferi è davvero l’unica colpevole della morte della figlia? (di F. Bubba)
Opinioni / Metterci a dieta è la miglior cosa che possiamo fare per noi e per l’ambiente
Opinioni / Quegli animali imprigionati nelle fabbriche della morte
Esteri / La mucca cinese di Xi Jinping attira consensi in Europa
Opinioni / Caro Marco Tarquinio, ci vorrebbe più rispetto per i valori fondamentali del PD
Opinioni / Israele e la guerra di Gaza. Fermare il massacro
Esteri / Tra Netanyahu e Biden ne resterà soltanto uno: ecco perché “Bibi” disobbedisce a Joe
Esteri / Il doppio standard è un male anche per Israele
Opinioni / I censuRAI dello Stato
Opinioni / Il cardinale Zuppi e Fabrizio Barca: “Mettere insieme giustizia sociale e ambientale”