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    “Silvia Romano terrorista”: un partito normale avrebbe già cacciato Pagano. La Lega invece se lo coccola

    Pagano rappresenta il concetto di leghista perfetto: pochezza politica e rabbia gratuita nella quotidiana sagra di chi la spara più grossa. Qualcuno dica a Salvini che non bastano gli occhiali per sembrare (lui e i suoi) tutti più intelligenti. Il commento di Giulio Cavalli

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 13 Mag. 2020 alle 14:24 Aggiornato il 13 Mag. 2020 alle 17:38

     

    Silvia Romano “terrorista”: Alessandro Pagano, il perfetto deputato della Lega

    Non è difficile fare il deputato nella Lega di Matteo Salvini, devi semplicemente raccogliere la spazzatura che trovi in giro, farti un po’ di coraggio (ma a volte è semplicemente un innato talento per l’orrore) e andare in Parlamento a imbrattare le istituzioni come lo farebbe un cretino qualsiasi su qualche bacheca Facebook. Il successo è assicurato: “E’ come noi!”, urleranno i biliosi da quattro soldi, “hai coraggio!”, gli scriveranno per complimentarsi.

    Oggi il coraggio consiste nel mostrarsi nelle proprie forme peggiori, oggi i rivoluzionari da social escono mostrando il culo e pensano di avere fottuto il sistema. Così in un Paese normale uno come Alessandro Pagano, deputato della Lega, oggi sarebbe deriso, sanzionato e circoscritto alla sua pochezza politica e invece vedrete che riuscirà a fare fruttare il fatto di essersi fatto notare. Alessandro Pagano è riuscito a intervenire alla Camera durante il dibattito sull’emergenza Coronavirus, attaccando il governo per le assenze al funerale di un poliziotto e apostrofando Silvia Romano come una “neo terrorista” sulle basi delle sue credenze popolari, del sentito dire, partendo da quell’enorme bagagliaio culturale di un partito che fino a poco tempo fa andava a purificarsi sulle sponde del Dio Po. Perfino Mara Carfagna è dovuta intervenire per arginare l’orrendo spettacolino del triste deputato, che oggi ha vinto la sagra di chi la spara più grossa che tutti i giorni si ripete ciclicamente all’interno del partito di Salvini.

    In un Paese normale forse non ci sarebbe nemmeno bisogno di scriverlo un articolo così, ma in un Paese normale questo tal Pagano sarebbe accompagnato alla porta direttamente dal suo segretario di partito, che proverebbe un profondo imbarazzo nell’assistere a una scena da bar in una delle più alte istituzioni della Repubblica. E invece non solo non succederà niente, ma vedrete che i biliosi avranno da festeggiare, si rotoleranno nel loro stesso sterco che hanno sparso in giro e si sentiranno belli e forti e coraggiosi. Qualcuno forse, piano piano, dirà che sì, che il suo collega ha esagerato, ma è stato frainteso. Funziona così: dicono cretinate, viene il dubbio che siano degli imbecilli, si scusano e mentre abbozzano strambe scuse ci si accorge che sono cretini per davvero.

    Qualcuno dica a Salvini che non bastano gli occhiali per sembrare (lui e i suoi) tutti più intelligenti. Bisogna avere qualcosa di intelligente da dire in Parlamento, senza cadere nella tentazione di rovistare ogni volta nel sacco dell’umido.

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