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Home » News

Perché i genitori hanno paura di vaccinare i propri figli? integrale

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Sempre più persone sono diffidenti nei confronti dei vaccini. La parola ai medici Roberto Burioni, Alberto Villani e Antonietta Spadea e a 3 genitori antivaccinisti

I vaccini sono vittime del loro successo. Grazie alle vaccinazioni, malattie gravi che in passato hanno causato milioni di morti sono diventate rare o addirittura sono state eradicate, come è successo al vaiolo. Come conseguenza, ci si è dimenticato quanto possano essere pericolose, come nel caso della poliomielite e della difterite. In Italia oggi la copertura vaccinale è scesa sotto la soglia di allarme del 95 per cento.

Tanti sono i fattori che vi hanno contribuito: alcuni genitori sono restii a fare vaccinare i loro bambini, proprio a causa della ridotta percezione del rischio. Questa convinzione poi a volte viene rafforzata dai mass media e da movimenti antivaccinisti, sempre più dubbiosi e diffidenti nei confronti dei vaccini, colpevoli, secondo loro di provocare danni nei bambini. 

Abbiamo provato a chiedere a tre genitori “antivaccinisti” quali fossero le loro motivazioni nella scelta di non sottoporre i propri figli alle vaccinazioni. Abbiamo inoltre intervistato tre medici, Roberto Burioni, professore Ordinario di Microbiologia e Virologia, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Antonietta Spadea, dirigente medico della Asl Roma 1, e Alberto Villani, presidente della società di pediatria e responsabile di pediatria generale e malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma sull’argomento. 

La paura, i dubbi e la disinformazione sui vaccini: “Ho due figli, la grande di sei anni e il piccolo di 6 mesi. Nessuno dei due è vaccinato. Tutto è partito nel 2010, mia moglie era incinta quando scoppiò la pandemia dell’influenza suina, che sembrava dovesse mietere milioni di vittime e diciamo che nelle Asl consigliavano alle donne in gravidanza di vaccinarsi, invece il nostro medico di base ci disse assolutamente no – lo sanno anche i sassi che vaccinare in gravidanza è molto pericoloso. Da lì abbiamo cominciato a farci un po’ di domande sul perché alcuni medici consigliassero il vaccino mentre il nostro medico di base era assolutamente contrario. Poi mia figlia è nata, è andato tutto bene, e quando è arrivato il momento di vaccinarla abbiamo chiesto alla pediatra se i vaccini fossero sicuri e lei ci rispose che i vaccini sono sicuri nella maggioranza dei casi però ci sono anche degli effetti collaterali e che comunque lo stato risarcisce chi ha subito danni da vaccino e insomma noi eravamo confusi. Neanche tutto l’oro del mondo potrebbe risarcire mio figlio danneggiato”, racconta Andrea Gurioli, un padre emiliano che ha scelto di non vaccinare i propri figli. È chiaro che abbiamo il timore anche noi delle malattie però siamo consapevoli che le condizioni di vita e igieniche rispetto agli anni passati sono migliorate. Valutando i rischi ci siamo chiesti ‘ma vale la pena rischiare così tanto per delle malattie che diciamo non esistono più adesso come adesso nel nostro territorio?'”, prosegue Gurioli. 

“I genitori hanno tutti i rispettabili motivi per avere i dubbi che hanno, perché nel tempo poco si è fatto perché non li avessero”, spiega Alberto Villani, presidente della società di pediatria e responsabile di pediatria generale e malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. “Aver fatto la distinzione tra vaccini obbligatori e facoltativi è stato un grosso handicap che ancora esiste. I genitori, soprattutto alcuni, si sono ritrovati a fare i conti con una serie di incertezze. Innanzitutto ai genitori bisogna dedicare tempo, per smontare pezzo per pezzo le loro convinzioni sbagliate. Chi ha un medico autorevole e di cui si fida di questi problemi non ne ha, vi sono delle condizioni sociali che hanno favorito questi dubbi. Il medico curante si deve porre dei quesiti quando i suoi pazienti hanno di questi dubbi. La società di pediatria ha fatto un bellissimo poster che smonta i falsi miti, le cosiddette bufale, e se ogni medico lo esponesse nel suo studio, già lì si troverebbero molte risposte. E poi c’è quel problema storico della scarsa fiducia nelle istituzioni”. 

Vaccinare contro malattie poco diffuse ha ancora senso – “Noi non siamo contrari ai vaccini però io informandomi su internet mi ero informato e avevo visto che c’erano questi quattro vaccini obbligatori di malattie che erano per me assurde. La difterite, l’unica volta che l’ho sentita è stato leggendo “Se questo è un uomo”, o la poliomielite. Ho visto dei coetanei di mio padre, che ora ha 68 anni che sono zoppi, ma ora non si prende più. Allora andando avanti così, informandomi informandomi, ho detto a mia moglie che non ero d’accordo a vaccinare Lara, mia figlia che ha 13 mesi”, raccontano Stefano e Alessandra, una coppia di genitori che ha scelto di non vaccinare la propria bambina di 13 mesi. 

Eppure le cose non stanno esattamente così, spiegano sia Villani che Burioni. “Oggi con la soglia del 95 per cento, si rischia che delle malattie scomparse o che sono molto rare, possano ritornare ad essere molto più comuni. Io voglio la libertà di non vaccinarmi, benissimo, se tuo figlio però si ammala e deve essere ricoverato in ospedale, allora che succede? Paghi tutto tu? Non fai più ricorso alla società come protezione. Hai così poco senso della comunità da non voler vaccinare tutto figlio, se però tuo figlio si ammala, chi lo cura? Questo andrebbe chiarito. Far si che ci sia corretta informazione, innanzitutto. Dopodiché se tu vuoi deliberatamente scegliere, c’è da interrogarsi, la società che doveri ha nei confronti di chi non è capace di intendere e di volere. Possiamo noi delegare la salute di un bambino a una persona che deliberatamente sceglie il male di quel bambino non vaccinandolo?” dice ancora Villani. 

“Il problema molto grave è che le vaccinazioni stanno diminuendo. Se continuano a diminuire è come smettere di costruire scuole antisismiche, e se poi arriva il terremoto? Se continua a diminuire il numero di bambini vaccinati, si accumulano dei bambini suscettibili alle malattie, come la poliomielite o la difterite”, spiega Roberto Burioni, professore Ordinario di Microbiologia e Virologia, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Se non facciamo qualcosa per invertire questa tendenza, nel nostro paese si accumuleranno individui suscettibili a queste infezioni e corriamo il rischio di rivedere malattie che sono scomparse da tempo. L’ultimo episodio epidemico di polio in Europa è stato nel 1992 in una comunità olandese che rifiutava le vaccinazioni. Se da noi sempre più persone crescono non vaccinate, ci troveremo in quelle condizioni. È sicuramente una tendenza preoccupante che deve essere assolutamente invertita”, prosegue Burioni. 

Meglio rischiare di prendersi la malattia che andare incontro ai rischi da vaccino? “È vero che i vaccini sono importanti ma non sono così importanti visto che si tratta di malattie debellate. I vaccini sicuramente hanno salvato miliardi di persone, nessuno lo mette in dubbio. Preferisco però prendermi il rischio che mia figlia si prenda la poliomielite o difterite, che sono scomparse, piuttosto che rischiare di essere in quella piccola percentuale che muore per vaccino. Abbiamo fatto delle battaglie io e mia moglie, spiega ancora Stefano.

I dati scientifici, spesso contestati da chi non si fida delle istituzioni scientifiche, dicono altro. “I rischi che derivano dalle vaccinazioni sono minimi, mentre il rischio della malattia è gravissimo. Facciamo un esempio concreto: quello del morbillo che in Italia circola, che è un pericolo vero, grave. Il vaccino contro il morbillo ha degli effetti collaterali gravi in circa 1 caso su 2 milioni, e tenga conto che in Italia nascono circa 450mila bambini ogni anno. Il morbillo, al contrario, dà delle lesioni permanenti in 1 caso su 1.000. Facciamo un esempio,l’allacciare la cintura di sicurezza in macchina: è chiaro che ci può essere una persona che è morta nonostante la cintura allacciata, ma immensamente di più sono le persone che hanno avuto la vita salva grazie alla cintura. Il rapporto rischio-beneficio in nessun farmaco è favorevole quanto nei vaccini. Il rischio di effetti collaterali è molto più alto quando usiamo un antipiretico sui bambini, che quando li vacciniamo. Eppure l’antipiretico lo diamo senza problemi, per i vaccini c’è tutta questa paura”, dice Roberto Burioni. 

Ci sono effettivamente dei danni da vaccino? “Il danno innegabile e documentato è la cosiddetta sindrome vaccinica post-vaccinazione polio con vaccino polio orale, il cosiddetto vaccino Sebin. Questo tipo di vaccinazione si avvaleva del virus cosiddetto attenuato che in rarissimi casi ha effettivamente provocato la malattia, anche se in forma fortunatamente non drammatica. È un danno innegabile e documentato in tutto il mondo. Abbiamo due tipi di vaccini, uno con il virus attenuato, il polio-Sebin e l’altro è il vaccino attenuato ucciso. Quando si fanno campagne vaccinali molto estese, che interessano gran parte della popolazione si preferisce quello orale, più facilmente somministrabile, che è efficacissimo però purtroppo ha rivelato questo problema ed è il motivo per cui in Italia, dopo la prima campagna vaccinale con il vaccino orale si è passati a quello iniettivo, che non presenta nessun tipo di rischio. Dopodiché ci sono stati casi sporadicissimi, che si contano sulle dita di una mano, in cui quel soggetto, in quella particolare condizione può avere avuto un danno da vaccinazione . Ci sono alcuni farmaci di uso comune che hanno un’incidenza di complicanze e di problemi decisamente superiore”, spiega Villani.  

La questione del divieto di accesso all’asilo nido per i bambini non vaccinati – “La mia figlia più grande ha fatto il percorso dell’asilo tranquillamente senza che nessuno abbia mai detto niente, adesso è saltata fuori questa nuova legge dell’Emilia Romagna”, racconta Gurioli. “Noi avevamo già iscritto il piccolo che ha quattro mesi al nido e ieri ci hanno telefonato dicendoci che non lo possono prendere se non è vaccinato. Ho provato tanta rabbia perché io sono cittadino italiano da sempre, i miei antenati hanno versato sangue in tutte le guerre, paghiamo le esose tasse che i nostri politici ci chiedono, dobbiamo essere buoni con tutti quelli che vengono dall’Africa, e i gay che vogliono i bambini, e ci dicono che bisogna essere buoni e comprensivi anche con i ladri che ti vengono a rubare in casa, però i genitori che si rifiutano di fare un vaccino a dei bambini appena nati sono dei delinquenti, da escludere. Praticamente delle leggi razziali, così si crea un ghetto. Ci fanno del terrorismo, gli altri genitori non ti possono neanche vedere, i nostri figli non possono giocare con gli altri, insomma si creano delle situazioni non tanto belle. Mi dispiace, ma lo stato non può prevalere sul mio ancestrale dovere di genitore di difendere mio figlio da qualsiasi danno” continua. 

Neanche Alberto Villani è d’accordo con l’idea di introdurre una legge che vincoli l’ingresso al nido alle vaccinazioni. “Quello che le regioni dovrebbero fare è semplicemente applicare quello che è previsto nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Che la regione, per motivi politici e di visibilità sui media, faccia una norma del genere che non ha senso. È inutile se non addirittura dannoso. La regione piuttosto dovrebbe fare rispettare i livelli essenziali di assistenza con delle campagne vaccinali, con degli incontri, con una alfabetizzazione culturale, mettendo i consultori e gli ambulatori pediatrici nelle condizioni di poter vaccinare tutta la popolazione. Questo dovrebbe fare una regione. Tutte le vaccinazioni comprese nei Lea devono essere fatte, non ‘possono’ essere fatte, per la tutela dell’individuo e della comunità”, prosegue Villani. 

Perché non c’è più fiducia nei medici? “Sono una mamma che ha vaccinato sua figlia senza esserne convinta. Otto anni e mezzo fa era più difficile trovare informazioni e io avevo delle perplessità, non ero convintissima della scelta. Ho chiesto alla pediatra e in base alle informazioni che avevo in quel momento e anche alla paura, visto che alla fine i vaccini si fanno per salvare la vita ai figli, abbiamo scelto di vaccinare la bambina, ma non è stata una scelta serena. La bambina con la prima dose ha avuto la febbre e altre reazioni normali. Poi io ho continuato a informarmi e ho trovato una rete di informazioni e persone e dei medici che mi hanno dato delle fonti per cui ho iniziato a studiare, mi sono fatta la mia idea e abbiamo deciso di non farle il vaccino morbillo-parotite-rosolia né i richiami dei 5 anni”, racconta Federica, una madre emiliana che ha vaccinato sua figlia senza però esserne convinta.

“Mi sono informata principalmente tramite medici, che mi hanno detto cose diverse. Quando hai un buco di informazione, inizia a informarti per i fatti tuoi, attraverso le varie enciclopedie di medicina, ti iscrivi a qualsiasi associazione, ti leggi il mondo, prima non ne sapevo niente, oggi come minimo leggo 20-30-40 articoli per fare un po’ di chiarezza. Il genitore per forza deve informarsi su canali che non sono istituzionali. Ti dicono: lo devi fare perché lo devi fare, ma non esiste. In un argomento così tanto delicato come la paternità e la maternità non può esistere questo pressappochismo. L’informazione fondamentale la trovi non su canali istituzionali, la trovi mettendoti lì, studiando, accedendo ai vari servizi, librerie di medicina, siti esteri”, dice con convinzione Alessandra.

“La dottoressa non era sicura di quello che diceva. Lara è seguita da tre pediatri diversi: pediatra Asl, pediatra privato e pediatra omeopata. I pediatri e i medici che si occupano di dare le informazioni sui vaccini o sono stupidi, arretrati, non del tutto preparati o sono pilotati. Io non riesco più neanche a fidarmi di un medico, neanche delle linee guida”, spiega ancora. 

“I medici che sconsigliano senza motivazione i vaccini, in alcuni casi specifici certo sono da sconsigliare, o che raccontano bugie pericolose ai genitori devono essere radiati dall’ordine. O sono ignoranti, o sono in malafede o tutte e due le cose insieme. Comunque non possono fare i medici, come avviene nei paesi civili. L’ordine dei medici finalmente ha iniziato a muoversi. Per quanto riguarda invece i medici che non sanno consigliare o fugare i dubbi dei genitori, io penso che sia un dovere dei medici essere aggiornati. Il medico che non sa spiegare a un genitore perché un vaccino è sicuro o non sa rispondere a un’obiezione è un medico che deve documentarsi, in modo da poter convincere i propri pazienti a fare la cosa giusta”, dice invece Roberto Burioni. 

Noi di TPI siamo stati alla Asl Roma 1, al centro vaccinazioni di via Dina Galli, nel quartiere Montesacro di Roma e abbiamo parlato con la dottoressa Antonietta Spadea, dirigente medico e da anni impegnata sul fronte della sensibilizzazione dei cittadini alle vaccinazioni, un’eccellenza nel panorama sanitario romano. 

“Nel nostro centro vaccinazioni, per incentivare i genitori abbiamo introdotto la chiamata attiva”, una lettera che inviamo a chi, dal nostro anagrafe vaccinale, ci risulta che non abbia vaccinato i propri figli”. Esistono diverse tipologie di genitori che non vaccinano, spiega Spadea. Uno zoccolo duro, i cui numeri sono molto esigui, è rappresentato dai genitori antivaccinisti, fermamente convinti della loro scelta. La maggior parte di chi non è in regola con la vaccinazione lo fa invece per quella che da Spadea è definita perlopiù “sciatteria”, genitori che quindi dimenticano di fare i richiami e hanno bisogno del sollecito. In risposta all’antivaccinismo serpeggiante, Spadea, che con i genitori ha a che fare ogni giorno, è convinta che l’entrare la relazione e la buona comunicazione con i genitori e con i pediatri sia fondamentale.

Campagne di sensibilizzazione al tema passano anche dalle scuole, dove equipe di medici e psicologi, danno agli studenti informazioni sulle malattie, sulla prevenzione, usando giochi di ruolo per far passare in maniera più immediata il messaggio della prevenzione. “Effettivamente, nelle scuole dove abbiamo intrapreso queste campagne, le coperture sono aumentate”, racconta ancora Spadea, spiegando quanto siano utili tra gli studenti liceali le campagne sulla prevenzione delle malattie sessualmente o sulla vaccinazione contro il papilloma virus. “Non sono mancati i tentativi di boicottaggio, come è successo a Matera” racconta la dottoressa.

La Asl Roma 1 sta inoltre impiegando grandi energie in eventi formativi per i medici, per i pediatri, affinché questi si conoscano e lavorino insieme per l’obiettivo comune, che altro non è che la prevenzione. 

“Vaccinare a due mesi ci sembrava troppo presto. Quando siamo andati a fare il colloquio col medico che doveva vaccinare lui ci ha fatto un gran terrorismo, ci disse che dovevamo vaccinare altrimenti nostra figlia non sarebbe sopravvissuta, che eravamo dei delinquenti. Alla fine gli abbiamo detto che non ci sentivamo sicuri e che volevamo informazioni riguardo la composizione dei vaccini, le reazioni avverse, un bugiardino, insomma qualcosa. Il medico a quel punto ci disse che non ce l’aveva e ci diede dei fogli dicendoci che ci avrebbero fatto cambiare idea. Erano quattro fotocopie che decantavano la bellezza di essere vaccinati, dicendo che esistevano queste teorie del complotto, che circolavano su internet e che non bisognava seguire. Quella fu l’unica informazione scientifica che ci venne data”, racconta Andrea, spiegando il perché della sua scarsa fiducia nei medici. 

Medici antivaccinisti – “I più famosi antivaccinatori con la laurea in medicina hanno un giro d’affari ai danni di persone in buona fede, arrivano addirittura a far credere a dei genitori il cui figlio ha una malattia neuromuscolare genetica che questa dipenda dal vaccino, si pensi che follia. E su questo impiantano tutta la loro attività economica. Quasi sempre questi medici non lavorano presso strutture pubblichi e quindi non hanno controlli e nessun riconoscimento da parte della comunità scientifica, non pubblicano, non insegnano, sono stati smentiti pubblicamente. Alcuni di questi sono inquisiti dall’Ordine dei medici e ovviamente si giustificano dicendo che non sono contrari alle vaccinazioni ma alle modalità con cui queste vengono somministrate, ed è vergognoso. Credo che anche tra i medici, come in tutte le categorie, esista una piccola frangia di persone che non sono adeguate al loro compito, che non hanno coscienza di quello che fanno, ed esisterà anche una parte di delinquenti, ma la maggior parte dei medici sono quelli che fanno le notti in ospedale, che lavorano il sabato e la domenica, che si dedicano con cura ai pazienti ed è a loro che bisogna fare riferimento quando si parla dei medici” spiega Villani. 

I genitori che non vaccinano sono degli irresponsabili? “Il bene principale è l’individuo o la comunità? Un genitore che senza alcun motivo ragionevole espone il figlio a contrarre delle malattie potenzialmente mortali, sta facendo il bene del figlio? Si chiede il dottor Villani. Molti genitori hanno lamentato il fatto di venire emarginati e tacciati di irresponsabilità quando esprimono la propria opinione o che i loro figli non vengano invitati alle feste di compleanno e discriminati perché non vaccinati. 

 “Se qualcuno esprime un dubbio le altre persone partono e ti dicono “non capisci niente”, diventa un offendersi a vicenda invece che confrontarsi, dice Federica.

 “Abbiamo creato un gruppo Facebook (Genitori del No – Emilia Romagna), abbiamo cercato di esporci sui media locali che spesso ci hanno presentato come dei pazzoidi, abbiamo cercato il supporto della politica con un’attività di mailbombing spiegando quanto brutta fosse questa cosa del divieto del nido. Abbiamo formato un’associazione abbiamo provato a entrare alla seconda seduta con raccolte di firme, striscioni, ma la legge è passata lo stesso. Abbiamo fatto un ricorso in autotutela. I genitori pro-vax ce ne dicono di tutti i colori. Alcuni di noi fanno finta di niente e allora i loro figli vengono invitati alle feste di compleanno, possono giocare al parco con gli altri, ma se tu lo dici allora vieni tagliato fuori. Ci dipingono come untori, spiega Alessandra. 

“Siamo stati insultati pesantemente, ma siamo rimasti sulla nostra decisione, allora siamo dovuti andare dall’assistente sociale perché eravamo genitori che trascuravamo i nostri figli, insomma siamo stati trattati da delinquenti solo perché a due mesi ci sembrava troppo presto per fare dei vaccini che in altri paesi d’Europa non sono neanche obbligatori”, racconta invece Andrea.

Alcuni genitori spesso pensano di saperne più di un medico – “Confrontandomi con altre persone che avevano vaccinato i figli ed erano perplessi tanto quanto me, ho iniziato a fare due più due perché mia figlia a un certo punto invece di prendere un chilo al mese ha iniziato a prenderne mezzo. Quella volta la pediatra mi aveva fatto fare delle analisi per escludere un’infezione alle vie urinarie e andava tutto bene e allora mi ha anticipato lo svezzamento perché la bambina rifiutava il latte artificiale. Dopo un tot di anni ho letto delle testimonianze di alcune mamme e mi si accesa la lampadina perché loro raccontavano di problemi intestinali dei bambini, di difficoltà della crescita, che non sono cose riportate tra i normali danni da vaccino, allora siccome io avevo questa abitudine di pesarla ogni due/tre giorni e avevo mantenuto quelle tabelle in cui segnavo il peso e altre informazioni, allora ho iniziato a guardare sulle tabelle, mi sono fatta un mio schemino in cui ho verificato che i problemi di mia figlia erano iniziati in un certo giorno specifico e da un altro giorno specifico si era iniziato a verificare il calo di peso. Sono andata allora a riprendere i libretti vaccinali e le date coincidevano alla perfezione, erano esattamente i giorni della prima e della seconda dose, allora l’ho ricollegata a quella cosa lì”, racconta Federica.

“Ho parlato di quelle tabelle con la mia pediatra che mi ha praticamente liquefatta, le ho portato anche uno dei primi libri che avevo letto sull’argomento e non ha fatto la fatica di leggerlo. È bravissima, professionalmente molto scrupolosa però sul discorso vaccini ha la sua posizione e non ha intenzione di metterla in discussione. Invece il pediatra privato che mi segue, omeopata e unicista, ma ex pediatra asl che prima prescriveva anche farmaci allopatici. Lui concorda con il mio punto di vista”, racconta ancora. 

“Io sono una mamma, non avrò una laurea in medicina, ma da mamma ci ho perso delle notti a studiare e sono 8 anni che continuo a studiare e vorrei sapere quanto ci mette un medico a studiare per l’esame di immunologia. Tre, quattro mesi e poi da l’esame? Parto dall’idea che il medico ne sappia più di me, non conosco il sistema immunitario, ma sui vaccini mi sono informata e quello che mi spaventa non è tanto il virus attenuato, perché quello va benissimo, ma sono gli adiuvanti dentro i vaccini che sono tossici e non sappiamo che effetto avranno su un bambino di due mesi. Io non so se è più alto il rischio di prendere poliomielite o difterite nel 2016 quando sono 20 anni che non si registrano casi in Italia o i danni da vaccino”, spiega ancora. 

“Un genitore deve domandarsi, perché io non lo vaccino? Sto facendo il bene di mio figlio? Ho piena coscienza delle malattie a cui espongo mio figlio? Sa che se suo figlio si prende il morbillo, in un caso su 1000 ha un’encefalite e in uno su 10mila muore? Sa che la pertosse nei primi tre mesi di vita è causa di morte del bambino? La discriminazione la fanno gli stessi genitori nei confronti dei loro figli e di coloro con cui entrano in contatto, ma lo fanno in buona fede e per ignoranza. Andrebbero semplicemente educati, alfabetizzati dal punto di vista sanitario”, spiega Villani. 

La libertà di non vaccinare – Molti genitori antivaccinisti lamentano il fatto che oggi in Italia non venga lasciata libertà a chi decide di non vaccinare i propri figli. Eppure, la questione è sempre la stessa: dove finisce la mia libertà se non lì dove inizia quella degli altri? Nel caso della libera scelta sui vaccini, vale il vecchio adagio secondo il quale la mia libertà di tirare un pugno finisce dove inizia la punta del naso di un’altra persona?

“È una limitazione della libertà avere il casco quando si guida la moto? Si è una limitazione, ma da quando c’è il casco c’è stata la crisi della donazione d’organi perché non ci sono più tante persone che muoiono in incidenti stradali sulle due ruote. È una limitazione il fatto di guidare a destra o di fermarsi con il rosso? Certo che lo è. Io mi sento discriminato, perché a me il rosso proprio da fastidio e appena lo vedo devo andare avanti. È un modo irragionevole di porre le questioni. Il primo bene è la salute”, sostiene Villani. 

“Mi piace pensare a una nuova prospettiva per affrontare il problema della libertà di vaccinare un figlio. Nel momento in cui avverrà un cambiamento di logica e interverrà un sentimento di cittadinanza, un senso di protezione nei confronti dei più deboli. Se un bambino che è ad esempio immunodepresso non può essere vaccinato, deve poter godere della protezione della comunità dentro la quale è inserito, la quale, antepone le convinzioni personali a un senso di appartenenza più ampio. Non siamo solo individui. A mio parere deve essere tutelata di più la libertà di chi è più debole, il diritto a frequentare un luogo dove non corre rischi. Chi sceglie di non vaccinare suo figlio non decide solo per se stesso, ma anche per gli altri, visto che espone l’intera comunità all’eventualità che una malattia, oggi inesistente, possa ritornare. Un po’ come la rivoluzione di pensiero che vi fu ai tempi del ministro Sirchia, quando la lotta contro il fumo si spostò su un altro terreno: non era più la libertà dei fumatori a dover essere tutelata, ma quella dei non fumatori, che avevano diritto a frequentare luoghi dove non vi era fumo”, dice la dottoressa Spadea. 

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