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Home » News

La scorta al giornalista Ruotolo non sarà revocata

Immagine di copertina

La scorta al giornalista Sandro Ruotolo non sarà revocata. L’annuncio è stato dato nella mattina del 5 febbraio 2019 da Paolo Borrometi, il cronista siciliano che vive anche lui sotto scorta.

S&D

Ruotolo era sotto tutela dal 2015 dopo le minacce di morte ricevute dal boss della Camorra Michele Zagaria a causa delle sue inchieste.

A dare la notizia della revoca – poi annullata – della scorta a Rutolo era stato l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando e in molti avevano protestato contro la decisione.

“Posso darvi una buona notizia: ho sentito qualche minuto fa Sandro e mi ha detto che gli è stata comunicata la revoca della sospensione della scorta. Continuerà a essere protetto dallo Stato”, ha invece detto oggi Borrometi a Palermo.

“Vivere sotto scorta è un dramma. C’è qualcuno che pensa che la vita sotto scorta sia un privilegio: io invito queste persone ad affrontare anche solo per 24 ore questa vita. Il presidente del maxiprocesso alla mafia un giorno chiese al collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta perché Cosa nostra uccide a distanza di tanti anni e la risposta fu: ‘Perché le condanne della mafia non cadono mai in prescrizione’. Per questo dico che è legittimo avere paura da parte di un collega come Sandro che continua a fare ogni giorno il proprio dovere”.

“Anche se non ho ricevuto ancora una comunicazione formale è tutto vero”, è il messaggio postato su Twitter dallo stesso Ruotolo. “È stata sospesa la revoca della mia scorta. Dal 15 febbraio non sarei stato più protetto. La scorta resta. Gli organi preposti dovranno quindi rivalutare la mia situazione e decidere di conseguenza”.

Chi è Sandro Ruotolo

Sandro Ruotolo, 63 anni, ha lavorato con Michele Santoro a diversi programmi di approfondimento televisivi. Nel 2009, in corrispondenza di un’inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte. Era sotto scorta da maggio del 2015, dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania. Tra le sue ultime inchieste, quella sulla strage di Bologna e sulla P2 di Licio Gelli, oltre a quella sulla gestione dei rifiuti in Campania.

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