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Nel mondo ci sono dieci milioni di bambini costretti alla schiavitù

Immagine di copertina
Credit: Save The Children

Nel mondo una vittima di tratta su 4 è un bambino, venduti e sfruttati a fini sessuali e lavorativi. I dati nel rapporto di Save The Children "Piccoli schiavi invisibili"

“Piccoli schiavi invisibili”: Il rapporto sulla schiavitù minorile di Save The Children

Il 27 luglio ricorre la Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani.

S&D

La tratta di minori rappresenta uno dei grandi drammi del nostro tempo e l’Italia, come il resto dell’Europa, non ne è immune. Nel mondo circa 10 milioni di bambini e adolescenti sono stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati a fini sessuali e lavorativi. A livello globale, almeno 1 vittima su 4 è un bambino o un adolescente.

A dirlo è Save The Children, nel suo rapporto “Piccoli schiavi invisibili“. A subire le violazioni più devastanti sono, in particolare, bambini, bambine e adolescenti in fuga da paesi gravati da povertà, guerre, discriminazione, disuguaglianza di genere e mancato accesso all’istruzione.

La tratta è una grave violazione dei diritti fondamentali ed è anche un crimine transnazionale estremamente redditizio che fonda il suo modello di business nella vendita e nell’acquisto di donne e uomini, ragazze e ragazzi, trattati come schiavi con il solo scopo di sfruttarli sessualmente, lavorativamente e nelle economie illegali.

La “domanda” crescente continua ad alimentare l’offerta.

Secondo stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), della Fondazione Walk Free in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) 1 , nel 2016 oltre 40 milioni di persone sarebbero state costrette in stato di schiavitù su scala globale.

Di queste, circa 29 milioni, ossia una maggioranza pari al 71 per cento, sarebbero donne e ragazze, mentre i restanti 11 milioni, pari al 29 per cento, sarebbero uomini e ragazzi.

La maggioranza delle vittime risulta sfruttata nella regione Asia-Pacifico (quasi 25 milioni), in Africa (oltre 9 milioni), in Europa (circa 3,6 milioni), in America (circa 2 milioni) e negli Stati Arabi (520 mila).

Su oltre 40 milioni di vittime censite, quelle sfruttate nel lavoro forzato sarebbero circa 25 milioni, di cui 16 milioni sarebbero vittime di sfruttamento lavorativo (per il 57,6 per cento donne e il 42,3 per cento uomini) mentre altri 4,8 milioni sarebbero vittime di sfruttamento sessuale (di cui 99 per cento donne e 1 per cento uomini).

Sebbene si parli principalmente di adulti (oltre 30 milioni, pari al 75 per cento), i minori si confermano come gruppo rilevante: quasi 10 milioni, quelli censiti, pari al 25 per cento del totale.

Il dato evidenzia che, a livello globale, almeno 1 vittima su 4 è un bambino o un adolescente.

Gli ambiti in cui i minori vengono venduti e utilizzati sono principalmente quello sessuale e lavorativo. Segnatamente allo sfruttamento sessuale, a fronte di 3,8 milioni di vittime adulte ci sarebbero 1 milione di minori sfruttati.

Per quanto riguarda lo sfruttamento minorile in ambito lavorativo, OIL ha evidenziato che circa 152 milioni di bambini di età compresa tra i 5 ei 17 anni sarebbero coinvolti in forme di lavoro minorile perlopiù nel comparto agricolo (70,9 per cento del totale), dei servizi (17,2 per cento) e dell’industria (11,9 per cento).

A livello europeo, quantificare le vittime di tratta e sfruttamento resta estremamente complesso tanto per la natura sommersa di questo crimine, che per le persistenti difficoltà nell’identificazione delle vittime e degli sfruttatori.

Ad oggi gli unici dati disponibili sul fenomeno a livello europeo sono fermi al 2015, quando, secondo EUROSTAT, il numero delle vittime registrate (accertate e presunte) nei 28 paesi dell’Unione nel triennio 2010-2012 si è attestato a 30.146, di cui oltre 1.000 minori 3, principalmente giovani ragazze europee vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.

Da allora il fenomeno ha subito profonde trasformazioni, sia per quanto riguarda i profili socio-demografici, che per quanto riguarda i comparti illeciti di sfruttamento. Un rapporto recente diffuso dal gruppo di esperti del Consiglio d’Europa ha, per esempio, evidenziato come, sebbene lo sfruttamento sessuale continui a rappresentare il principale comparto delle economie illecite connesse alla tratta, il numero di vittime per sfruttamento lavorativo stia progressivamente aumentando 4.

Sebbene “in generale vi sia penuria di dati disaggregati sulle forme di sfruttamento e sul genere dei minori sfruttati” 5 , in tutta Europa, ragazzi e ragazze vengono sfruttati in agricoltura, nell’edilizia, nella ricezione alberghiera, e nei servizi per le pulizie.

In Italia

Non è facile tracciare, in Italia, i contorni di un fenomeno che resta per la gran parte sommerso.

Dai dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nell’ambito del Piano Nazionale Anti-Tratta, nel corso del 2017 le vittime minori di tratta e sfruttamento inserite in protezione sono state complessivamente 200, di cui 196 ragazze e 4 ragazzi.

Il 46 per cento dei minori emersi è stato sfruttato sessualmente.

Per il 93,5 per cento si tratta di ragazze nigeriane comprese tra i 16 e i 17 anni.

Le Regioni più interessate in termini di emersione sono la Sicilia (con 66 minori vittime di tratta messe in protezione), la Campania (29) e il Veneto (19).

Il dato, come è evidente, rappresenta solo la punta di un iceberg. Un altro dato interessante è quello che proviene dal monitoraggio delle vittime sfruttate su strada, svolto a ottobre 2017 dalla rete di organizzazioni riunite sotto il cappello della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta.

In un’unica notte di rilevazione, la rete ha censito la presenza in strada di 5.005 vittime, di cui 4.794 adulti e 211 minori, registrando un incremento del 53 per cento a fronte della precedente rilevazione effettuata a maggio dello stesso anno, quando fu osservata in strada la presenza di 3.280 persone, di cui 3.113 adulti e 167 minori.

La maggioranza delle vittime di tratta intercettate su strada durante l’ultima rilevazione sono perlopiù di origine nigeriana (2.111), seguite dalle vittime rumene (987). Anche dal lavoro diretto di Save the Children con i suoi partner, nel programma “Vie di Uscita” è possibile rilevare dei dati relativi ad alcuni territori chiave nel fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, come l’Abruzzo, le Marche, la Sardegna, il Veneto e la città di Roma.

Tra gennaio 2017 e marzo 2018, le unità mobili dei partner del progetto Vie d’Uscita sono entrate in contatto con 1.904 vittime di tratta e sfruttamento, di cui 1.744 neo-maggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza nigeriane (68,5 per cento) e rumene (28 per cento).

Si rileva dunque la crescente presenza di vittime di tratta provenienti dalla Nigeria.

Una recente indagine di OIM conferma questo dato ed evidenzia come negli ultimi tre anni il numero delle potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale arrivate via mare in Italia sia aumentato del 600 per cento. Fenomeno che l’OIM stima possa riguardare circa l’80 per cento delle ragazze – spesso minorenni – arrivate dalla Nigeria, il cui numero è passato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016.

Roma e Milano

A Roma, stando a dati emersi dal progetto CivicoZero, nel 2017 si è registrata una diminuzione significativa di minori transitanti per lo più di origine eritrea, pari circa al 69 per cento rispetto all’anno passato (si è infatti passati dai 739 ingressi di minori eritrei del 2016 ai 245 del 2017).

In controtendenza con questo trend, nel primo trimestre 2018 è stato registrato un aumento del numero di minori eritrei con cui sono entrati in contatto gli operatori del centro: rispetto al primo trimestre del 2017, quando hanno avuto accesso circa 30 minori eritrei, nel primo trimestre 2018 il numero di eritrei risulta essere, infatti, quasi triplicato, con l’accesso di 137 ragazzi.

L’82 per cento dei minori eritrei intercettati da Save the Children è composto da ragazzi di età compresa tra i 16 e i 17 anni. Resta comunque significativa la quota di ragazzi più piccoli, tra i 12 e i 15 anni (14,5 per cento) e delle ragazze.

Generalmente, le ragazze incontrate sul territorio romano da Save the Children hanno un livello di scolarizzazione e alfabetizzazione più basso rispetto ai loro coetanei maschi. Spesso si affidano a figure di connazionali adulti, maschili o femminili, e raramente si dichiarano minorenni per timore di venire separate dalle persone con cui hanno viaggiato.

Per questo gruppo l’esposizione ai rischi è particolarmente alta: spesso sono proprio le ragazze a rimanere invisibili al sistema di accoglienza, alloggiando in situazione di promiscuità (ricoveri informali su strada o in strutture occupate o presso connazionali) e restando esposte a episodi di abusi e soprusi da parte di connazionali e non.

A Milano, il centro CivicoZero ha registrato negli ultimi mesi un leggero aumento nel transito di minori eritrei, ma in ogni caso i numeri dei minori individuati mediante l’unità di strada sono contenuti (26 ragazzi nel 2017 e 24 nel primo semestre 2018).

Questi numeri complessivamente bassi, da un lato, sembrano essere connessi alla generale riduzione dei flussi in arrivo dalla frontiera Sud e, dall’altro, possono essere letti come un effetto determinato dalla conclusione del programma di relocation, ovvero del programma di redistribuzione dei richiedenti asilo, nel mese di settembre 2017, fattore che spinge oggi chi giunge a Milano a proseguire immediatamente il cammino verso Ventimiglia o Como nella speranza di sconfinare.

Tuttavia, per i minori in transito a Milano la situazione è particolarmente critica. Molti minori, in attesa di continuare il viaggio verso Ventimiglia o Como, trovano rifugio in spazi di accoglienza provvisori in situazioni di promiscuità e potenziale pericolo nei pressi della Stazione Centrale, risultando spesso esposti a episodi di abusi e adescamento.

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