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Cos’è l’industria 4.0 e in che direzione sta andando l’Italia?

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L'industria 4.0 prevede la connessione tra sistemi fisici e digitali e l'utilizzo di macchine intelligenti, automatizzate, interconnesse e collegate a internet

Un mondo dove i robot prendono lentamente il posto degli uomini nella produzione industriale. Questo scenario, per alcuni apocalittico, è solo uno di quelli evocati dall’industria 4.0, figlia della quarta rivoluzione industriale, nella quale stiamo entrando. E l’Italia ha deciso di seguire la strada tracciata dall’Europa sullo sviluppo industriale, sull’innovazione e sulla competitività delle imprese che saranno sempre più tecnologiche, sempre più 4.0.

È stato infatti presentato il 21 settembre dal ministero dello sviluppo economico il Piano nazionale Industria 4.0 – 2017-2020, definito anche piano Calenda, dal nome del ministro per lo Svilippo economico, Carlo Calenda.

Il piano Industria 4.0 per rilanciare gli investimenti e le imprese italiane entrerà nella prossima legge di stabilità, mobilitando 10 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi e 7 miliardi in più per la ricerca e sviluppo e introducendo robusti incentivi fiscali per la ricerca in azienda. 

La quarta rivoluzione industriale

Se la prima rivoluzione industriale nel Diciottesimo secolo prevedeva l’utilizzo di macchine azionate da energia meccanica a vapore; se la seconda rivoluzione industriale introduceva per la prima volta nelle industrie la produzione di massa e la catena di montaggio, attraverso l’introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio; e se la terza – iniziata negli anni Settanta, è caratterizzata da robot industriali e computer, e dall’utilizzo dell’elettronica, la quarta, in cui siamo appena entrati, prevede la connessione tra sistemi fisici e digitali e l’utilizzo di macchine intelligenti, automatizzate, interconnesse e collegate a internet. Se n’è parlato a lungo al World Economic Forum 2016, dal 20 al 24 gennaio a Davos (Svizzera), intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”. 

Cos’è l’industria 4.0?

Non esiste una vera definizione dell’industria 4.0, ma è un concetto che si sovrappone più o meno a quello di quarta rivoluzione industriale, che dovrebbe portare appunto a una produzione quasi integralmente automatizzata e interconnessa. Tuttavia, per l’ampiezza e le numerose sfaccettature, è impossibile darne una definizione esaustiva. 

Tra le tecnologie previste dall’industria 4.0 ci sono robot collaborativi interconnessi e rapidamente programmabili, i big data, il cloud computing, l’internet of thing, le macchine interconnesse per ottimizzare i processi di produzione, la realtà aumentata a supporto dei processi produttivi, le stampanti 3D connesse a software di sviluppo digitali, la comunicazione multidirezionale tra processi produttivi e prodotti, le analisi di un’ampia banca dati per ottimizzare prodotti e processi produttivi, la gestione di elevate quantità di dati su sistemi aperti, la sicurezza durante le operazioni in rete e su sistemi aperti. 

Quali benefici dovrebbe portare all’Italia l’industria 4.0?

Tra i benefici di uno sviluppo economico che va in questa direzione ci sono sicuramente una maggiore flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala, maggiore velocità dal prototipo iniziale alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative e ancora, una maggiore produttività in minor tempo, la riduzione degli errori, una migliore qualità e minori scarti mediante sensori che monitorano la produzione in tempo reale, maggiore competitività del prodotto grazie a maggiori funzionalità derivanti dall’interconnessione.

I paesi del mondo più all’avanguardia nell’industria 4.0 sono gli Stati Uniti, la Francia e la Germania, che hanno avviato programmi che prevedono progetti di ricerca, investimenti tecnologici agevolazioni e incentivi fiscali, promossi dai rispettivi governi. 

Il piano Calenda

Nel piano Calenda saranno coinvolti numerosi attori: la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dello Sviluppo economico e dell’Economica e finanza, quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, alcune università come i politecnici di Bari, Milano e Torino, la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, i centri di ricerca, il mondo economico e imprenditoriale, le organizzazioni sindacali e la cassa depositi e prestiti.

Negli obiettivi del piano nazionale vi è incentivare gli investimenti privati su tecnologie, aumentare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione, rafforzare la finanza a supporto delle industrie 4.0 e le start-up, diffondere la cultura dell’industria 4.0 attraverso i progetti Scuola Digitale e Alternanza Scuola Lavoro, lo sviluppo delle competenze dell’industria 4.0 attraverso percorsi universitari e istituti tecnici superiori dedicati. E infine finanziare la ricerca creando dei Competence Center e Digital Innovation Hub. 

A quanto ammontano gli investimenti?

Intanto, un incremento di investimenti privati da 80 a 90 miliardi di euro nel 2017, per poi proseguire per tutto il biennio 2017-2020 con altri 11,3 miliardi di euro in più all’anno. Verranno inoltre investiti 7 miliardi in più per la ricerca e lo sviluppo.

A livello di investimenti sulle competenze, si investirà sulla formazione di 200mila studenti universitari e tremila manager specializzati su temi dell’industria 4.0 e l’introduzione di 1.400 dottorati di ricerca sul tema.

Tra le iniziative previste per rendere questo piano operativo anche le detrazioni fiscali fino al 30 per cento per investimenti fino a un miliardo di euro in start-up e piccole e medie imprese, l’assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di start-up per i primi quattro anni. O ancora un programma di “acceleratori di impresa”, per finanziare la nascita di nuove imprese con focus 4.0 e fondi di investimento dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico. 

È inoltre previsto un Piano nazionale di comunicazione a mezzo stampa generalista, web e social media per sensibilizzare il settore industriale sulle tematiche industria 4.0 e sui temi di innovazione digitale.

Profondi effetti avrà anche sul mercato del lavoro. Secondo la ricerca “The Future of the Jobs” presentata al World Economic Forum, l’industria 4.0 comporterà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.

Secondo Francesco Seghezzi di Adapt (Association for International and Comparative Studies in the field of Labour law and Industrial Relations), il piano rappresenta “un vero passo avanti sull’Industria 4.0 e la fine delle politiche industriali dirigiste. Si tratta di una novità non da poco che abbandona la politica industriale italiana spesso caratterizzata dal dirigismo che indicava nel dettaglio alle imprese cosa fare. A fianco delle imprese un ruolo fondamentale lo avranno le università, con alcune eccellenze individuate dal governo per sviluppare tecnologie e progetti di ricerca creando reti attraverso Digital Innovation Hubs sui temi di Industria 4.0″, ha scritto in “Industria 4.0, il piano del governo e la mappatura delle imprese”. 

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