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Libero su cauzione Fabio Vettorel, il 18enne arrestato al G20 di Amburgo

Immagine di copertina

Giovedì 15 novembre, il tribunale di Amburgo si è pronunciato in modo positivo sulla richiesta di scarcerazione provvisoria avanzata dagli avvocati di Vettorel

Fabio Vettorel, il 18enne originario di Belluno arrestato lo scorso 7 luglio dalla polizia tedesca insieme ad altri 15 cittadini italiani che stavano prendendo parte alle proteste contro il G20 di Amburgo, è stato posto in libertà su cauzione.

Il giovane veneto, come stabilito dalla Corte di cassazione tedesca, potrà lasciare il carcere di Amburgo dopo aver pagato una cauzione pari a 10mila euro e nominato una persona che ne abbia procura.

Delle 73 persone arrestate il 7 luglio 2017 solo i tedeschi non sono stati tenuti in custodia cautelare, tutti gli altri hanno visto imporsi questa misura per il “pericolo di latitanza”.

Per sei cittadini italiani il tribunale tedesco ha infatti disposto la detenzione preventiva insieme a persone di altre nazionalità.

Il caso di Fabio Vettorel, 18 anni originario di Belluno, è quello che ha destato maggiore scalpore, proprio per l’età dell’interessato.

Vettorel stava partecipando insieme ad altre persone a una manifestazione chiamata “Color the red zone” per protestare contro il G20 e ritardare l’inizio del summit. Il ragazzo è accusato di disturbo alla quiete pubblica (art. 126 del codice penale), tentativo di causare danni mediante mezzi pericolosi (art. 223 e 224) e resistenza a pubblico ufficiale.

Vettorel è entrato in carcere il 7 luglio e dal 3 agosto è stato sottoposto a un sistema di carcere restrittivo che gli impediva di avere contatti frequenti e di scambiare posta. La giustizia tedesca lo ha presentato come un pericoloso criminale.

Secondo il suo avvocato, le autorità tedesche non sono riuscite a produrre alcuna prova specifica sul coinvolgimento di Vettorel nelle azioni criminali di cui è accusato: la sua presunta condotta violenta sarebbe solo desunta dall’aver partecipato a proteste nel corso delle quali alcuni manifestanti avevano avuto un comportamento violento.

Sua madre, Jamila Baroni, si è trasferita nella città tedesca per stargli più vicino durante il periodo di reclusione.

Il tribunale di Amburgo si era pronunciato in modo positivo giovedì 15 novembre sulla richiesta di scarcerazione provvisoria avanzata dagli avvocati di Vettorel, dietro il pagamento di una cauzione di 10mila euro.

La Procura di Amburgo, però, aveva impugnato la decisione nel primo pomeriggio, chiedendo di rinviare la liberazione in attesa della pronuncia del tribunale di Amburgo sull’impugnazione.

“Mio figlio è ancora in carcere, nella mattina di venerdì si dovrebbe sapere se uscirà”, aveva detto la madre raggiunta telefonicamente da TPI.

“Sono quattro mesi in cui è successo di tutto, nessuno è uscito in via preventiva ancora, ci aspettiamo che lui esca, o almeno, lo speriamo.”

Il caso è piuttosto controverso. Amburgo è stata un piccolo fallimento per la polizia tedesca, che dopo i primi giorni di manifestazioni ha dovuto chiedere rinforzi ed è stata accusata di aver avuto una gestione piuttosto discutibile della piazza.

All’indomani dei disordini avvenuti durante il summit, il sindaco di Amburgo, Olaf Scholz, si era augurato che i manifestanti ricevessero “pene esemplari”.

Queste pene esemplari però sembrano essere ricadute in particolare sui manifestanti stranieri ed europei.

“Nessuno, nemmeno i tedeschi si aspettavano un trattamento simile riservato ai cittadini stranieri. Per loro è una cosa inusuale continuare contro un 18enne con un’incarcerazione così lunga”, ha detto la madre di Fabio.

La storia di Fabio è diventata un caso talmente clamoroso che anche Amnesty International ne ha chiesto la liberazione e precisato, dalle colonne del suo sito:

“Secondo la Raccomandazione (2006)13 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, il fatto che una persona sospettata di aver commesso un reato non sia cittadino o non abbia la residenza dello stato in cui è avvenuto il presunto reato non è un motivo sufficiente per stabilire che vi sia quel rischio di fuga che giustificherebbe la detenzione preventiva.

Inoltre, non pare che nel caso di Vettorel le autorità giudiziarie abbiano preso in considerazione misure alternative, quali ad esempio l’obbligo di residenza in Germania in attesa del processo, o forme di controllo in Italia con la cooperazione delle autorità di quest’ultimo paese”.

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