Come funziona la riforma della “Buona scuola” del Governo Renzi
La riforma della scuola italiana, nota con il nome di La buona scuola, è diventata legge. Come funziona e cosa cambia, senza giri di parole
Il 9 luglio del 2015 la Camera dei Deputati italiana ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla riforma della scuola italiana, noto con il nome di La buona scuola.
Una riforma fortemente voluta dal presidente del consiglio italiano Matteo Renzi e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ma che al tempo stesso ha creato numerose polemiche e divisioni, soprattutto all’interno del Partito Democratico, il partito del premier.
Cosa prevede, esattamente, questa riforma?
L’ASSUNZIONE DI 100MILA PRECARI
Secondo la legge, entro l’inizio del prossimo anno accademico – settembre 2015 – 100mila insegnanti precari verranno assunti tra quelli già iscritti alle graduatorie.
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico italiano Il Sole 24 ore, l’ottenimento effettivo di una cattedra da parte di tutti e 100mila i precari dovrebbe avvenire in due fasi.
In un primo momento, dovrebbero essere 45mila i docenti che inizieranno a insegnare con il posto fisso, già da settembre del 2015 con l’inizio del nuovo anno scolastico, in sostituzione dei loro colleghi che andranno in pensione.
Gli altri 55mila precari, invece, dovrebbero intanto ottenere la nomina formale per poi assicurarsi effettivamente la cattedra all’inizio del successivo anno accademico, nel settembre 2016.
LA CATTEDRA SOLO CON IL CONCORSO
A partire dal 2016 si potrà diventare insegnanti di ruolo solamente attraverso l’apposito concorso.
Oggi, infatti, è possibile essere assunti come insegnanti iscrivendosi a una graduatoria o attraverso i concorsi, l’ultimo dei quali è stato convocato nel 2012. Il prossimo concorso si terrà, secondo la legge di riforma della scuola, entro il primo dicembre 2015 e i posti disponibili saranno 60mila.
Per eliminare lo strumento delle graduatorie, il governo ha stanziato con la legge di stabilità un miliardo di euro.
VALUTAZIONI E SCATTI DI CARRIERA
Secondo quanto scritto nel testo della riforma, gli insegnanti di ogni scuola saranno valutati da un ispettore esterno. Stessa cosa avverrà anche per i presidi, per la cui valutazione sono stati introdotti nuovi criteri.
Questo meccanismo servirà per poter stabilire gli scatti di carriera, ovvero gli aumenti dello stipendio degli insegnanti, che non avverranno più solamente in base all’anzianità – come avvenuto fino a oggi – ma attraverso un sistema misto che prenderà in esame solo per il 30 per cento l’anzianità e per il restante 70 per cento il merito, in base alle valutazioni.
I POTERI DEI PRESIDI E LE SUPPLENZE
Secondo la riforma della scuola, il preside avrà una grande autorità nella gestione dell’autonomia scolastica. Avrà infatti compiti di coordinamento, organizzazione e direzione dell’istituto scolastico e ne potrà gestire le risorse economiche.
Il preside potrà scegliere personalmente, attraverso una chiamata diretta, gli insegnanti della propria scuola. Non potrà scegliere di assumerne di nuovi, ma potrà scegliere chi chiamare nel proprio istituto tra quelli assunti attraverso il concorso dal ministero dell’Istruzione nel proprio territorio, assegnando loro incarichi fino a 3 anni a loro volta rinnovabili.
Tutto questo dovrà avvenire nel modo più trasparente possibile, anche attraverso la pubblicazione dei curricula degli insegnanti sul sito internet dell’istituto. Il preside, inoltre, non potrà assegnare ai propri parenti incarichi nella scuola che dirige.
Starà poi al preside gestire i ruoli dei diversi insegnanti, in particolare quelli che fanno parte del cosiddetto organico funzionale, destinati a supplenze e progetti particolari soprattutto di ampliamento dell’offerta formativa di ciascun istituto scolastico.
Questo rinnovamento dell’organico funzionale porterà, tra le altre cose, alla fine dell’esistenza dei supplenti. Il sistema delle sostituzioni, infatti, avverrà solamente attraverso l’organico di insegnanti a disposizione di ciascuna scuola o, in alcuni casi, di una rete di scuole.
Più limitato sarà invece il potere dei presidi sui premi agli insegnanti. Di questo dovrà occuparsi un comitato formato da sette membri composto anche da insegnanti, genitori, un rappresentante esterno e – solo alle superiori – anche un rappresentante degli studenti.
L’aumento dei poteri dei presidi corrisponde anche a un aumento del controllo della loro attività: per questa ragione, sono stati aggiunti nuovi e più stringenti criteri per il controllo e la valutazione del lavoro dei presidi da parte degli ispettori scolastici.
LE MATERIE
Diversi cambiamenti sono previsti anche per le materie. Saranno infatti potenziati lo studio delle lingue straniere, dell’educazione fisica, della musica, dell’arte, del diritto e dell’economia.
Sono inoltre previsti insegnamenti per migliorare gli strumenti digitali degli istituti scolastici.
LA FORMAZIONE DEI DOCENTI
Ruolo importante nella riforma è quello della formazione del personale docente. Per il 2015, infatti, sono stati stanziati 90 milioni di euro per la formazione in materia digitale del personale scolastico.
Inoltre, è stato introdotto per gli insegnanti un percorso di formazione obbligatoria con grande attenzione verso l’informatica.
Per ciascun insegnante, inoltre, verrà istituita una card elettronica del valore di 500 euro da investire in attività culturali e legate alla formazione.
I FINANZIAMENTI PRIVATI ALLE SCUOLE
I privati e le associazioni potranno elargire fondi agli istituti scolastici – il cosiddetto school bonus – fino a 100mila euro. Su queste donazioni sono previsti sgravi fiscali compresi tra il 50 e il 65 per cento.
Il 10 per cento di queste donazioni entrerà a far parte di un fondo i cui ricavi saranno distribuiti tra le scuole che otterranno meno contributi.
Sempre riguardo l’attività economica delle scuole, i bilanci degli istituti così come i fondi per i progetti finanziati e in funzione in ciascun istituto dovranno essere online e accessibili a tutti.
Per quanto riguarda le scuole paritarie sarà invece possibile detrarre dalle tasse fino a 400 euro l’anno per ogni studente.
L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Per gli studenti degli ultimi tre anni di superiori sarà obbligatorio fare almeno 400 ore di stage presso aziende o enti pubblici, per potersi preparare all’inserimento nel mondo del lavoro.
L’INTEGRAZIONE
Nella riforma sono inoltre previsti alcuni piani personalizzati per alcune categorie di studenti con particolari necessità. Si tratta in primo luogo dei disabili, ma anche degli stranieri, per i quali sono previsti piani di integrazione e laboratori linguistici specifici.