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Perché l’Austria guarda a est?

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Vienna ha reso pubblica l’intenzione di aumentare la collaborazione commerciale e militare con la Russia. L'analisi di Giampiero Venturi

Basterebbe il nome Österreich per chiuderla qui, ma le notizie sgusciate via in questi giorni senza particolari dibattiti meritano maggiore approfondimento.

A seguito della visita del presidente austriaco Heinz Fischer a Mosca, Vienna ha reso pubblica l’intenzione di aumentare la collaborazione commerciale e militare con la Russia.

In apparenza, niente di strano. L’Austria è uno dei 6 stati dell’Unione Europea che non fanno parte anche dell’Alleanza Atlantica. Della sua neutralità ha sempre fatto vanto, difendendo lo status di nazione felix costruito a metà tra l’isolazionismo politico e un modello di solidarismo sociale molto radicato.

È abituata a fare da sé anche sul piano militare, provvedendo a rifornire le proprie forze armate in buona parte con prodotti di industria nazionale. Importa dalla Svezia, ma fatta eccezione per la Germania, molto poco dai Paesi “atlantici”.

Lo stesso ingresso nell’Unione è avvenuto solo nel 1995 (era ancora Comunità europea) insieme a due altri paesi ricchi, neutrali e circospetti: Finlandia e appunto Svezia. È stato l’ultimo allargamento prima dell’ingresso nel 2004 del grosso dell’ex blocco sovietico e di una ristrutturazione dell’Unione stessa.

Non solo: l’adesione alla moneta unica del 1999 e a Schengen del 2007 ha animato nel paese dibattiti feroci, mettendone a nudo la tradizionale vocazione isolazionista. In altri termini, la sensazione che l’Austria guardi all’Europa occidentale obtorto collo sembra tutt’altro che infondata.

L’Austria è piccola e i tempi di Cecco Peppe (l’imperatore Francesco Giuseppe) sono lontani un secolo; quelli di Metternich, addirittura due. Non sono certo i numeri a turbare i sonni di Bruxelles nella sua doppia valenza di centro dell’Unione e della Nato. Il fatto che un’altra capitale europea stoni dal coro però, un certo rumore lo fa eccome.

Non per la prima volta ma con un vigore nuovo, uno stato membro polemizza contro le scelte politiche di Bruxelles, e in particolare contro le sanzioni alla Russia. Stavolta però si è andati oltre le parole e si è passati ai fatti.

Per molti Vienna rappresenta un retaggio del passato, una sorta di nicchia montanara prigioniera di una nobiltà sepolta e destinata a invecchiare come la sua popolazione.

Nei fatti però è il quarto paese europeo per tenore di vita (dati Ue) che a fronte di un contributo complessivo di 2,7 miliardi di euro, ne riceve in cambio da Bruxelles solo 1,5 (dati Ue 2014). 

Viene da sé che se l’Europa non si preoccupa per i numeri austriaci, sono viceversa gli austriaci a preoccuparsi per i numeri europei.

La notizia del flirt Vienna-Mosca infatti non giunge da sola e l’insofferenza dell’Austria per il modo leggero con cui Bruxelles tutela gli interessi dei singoli stati non è nuova.

La decisione di inviare soldati al Brennero per proteggere le frontiere da eccessivi flussi di immigrati ha scatenato nelle ultime ore un duello a distanza fra il Ministro degli Interni di Vienna Johanna Mikl-Leitner e il viceministro italiano Filippo Bubbico.

Le posizioni sono così distanti da non trovare un’intesa nemmeno sulla direzione dei flussi: la ministra austriaca ritiene che gli aspiranti immigrati vadano dall’Italia, paese de facto privo di frontiere, verso il nord più ricco; il viceministro italiano sostiene invece che il flusso passi dall’Austria verso l’Italia.

Direzione delle frecce a parte, l’Austria ha minacciato, il 7 aprile, di chiudere la frontiera del Brennero mettendosi sulla scia di Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Ungheria e addirittura Francia che più volte hanno messo in discussione Schengen.

L’allarme e la mobilitazione di Vienna si basa sull’assunto che i flussi non abbiano nulla a che far con la Siria, ma provengano dall’Africa continentale. La linea di accoglienza basata sull’asilo politico sarebbe per l’Austria dunque insostenibile.

L’Austria è il solito angolo chiuso d’Europa o il sintomo di un malessere continentale più generale di cui si parla troppo poco?

La riflessione vale l’attesa di una risposta.

— L’analisi è stata pubblicata da Difesa Online con il titolo “Perché l’Austria guarda a est?” e ripubblicata in accordo su TPI con il consenso dell’autore. 

*Giampiero Venturi è analista di geopolitica e politica internazionale. Responsabile dell’area di geopolitica per Difesa Online.

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