Le bambine prostitute della Cambogia
Il documentario A New Family del fotografo italiano Simone Manetti racconta la storia di alcune giovani cambogiane costrette a prostituirsi
“Facevo sesso con sette-dieci clienti al giorno, riuscii a nascondere la mia gravidanza fino al settimo mese, mi servivano soldi per partorire e occuparmi del mio bambino. Se i clienti non erano soddisfatti non mi pagavano, allora dovevo continuare anche se il mio fisico non ce la faceva più”.
Chantrea, ragazza cambogiana, aveva 18 anni ed era incinta di due mesi quando venne abbandonata dal marito e fu costretta a iniziare a prostituirsi. Nel bordello ha contratto l’HIV. I figli maggiori, una volta scoperta la sua sieropositività, l’hanno cacciata fuori di casa.
Come Chantrea, molte altre donne sono state costrette a prostituirsi sin da bambine. Il numero di persone coinvolte nel fenomeno della prostituzione oscilla fra 40mila e 100mila, di queste il 35 per cento sono minori rivela uno studio della onlus Ecpat Italia che si occupa da oltre venti anni dello sfruttamento sessuale di minori.
In collaborazione con questa onlus, il fotografo italiano Simone Manetti ha raccontato la storia delle donne cambogiane nel documentario A New Family, uscito nel 2014.
Shrey Mao, anche lei cambogiana, lavora in un bordello ed è madre di tre figli. Ogni pomeriggio si prepara, si trucca accanto alla sua bambina e sparisce fino all’alba del giorno dopo. «Una volta un cliente mi pagò due dollari per dormire con lui in una guesthouse ma quando sono entrata nella stanza, ho trovato più di quattro uomini ad aspettarmi. Hanno abusato di me, gli ho detto di smetterla perché sentivo un forte dolore nello stomaco dopo essere stata violentata da tre di loro, ma altri uomini mi costrinsero a continuare. Ero in trappola ma non ricordo bene di quanti uomini perché era buio nella stanza e non potevo vedere», racconta.
Chantrea e Shrey Mao si sono incontrate un giorno per strada alla periferia di Sihanoukville, una località balneare della Campogia. Da quel giorno sono inseparabili. Shrey Mao ha da subito chiamato “madre” Chantrea e le ha detto che, se avesse amato lei e i suoi figli, da quel giorno in poi, avrebbero potuto creare una nuova famiglia. Oggi Chantrea accudisce i suoi bambini più piccoli e i figli di Shery Mao quando lei, la notte, va a lavorare tra clienti stranieri e locali che spesso abusano di lei.