WikiLeaks, Julian Assange arrestato a Londra
Il co-fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, è stato arrestato a Londra. Le manette sono scattate nel mattino di giovedì 11 aprile 2019.
Assange, cittadino australiano [chi è], è stato arrestato nella sede dell’ambasciata dell’Ecuador di Londra, dove si trovava dal 2012 per evitare l’estradizione in Svezia: nel paese scandinavo l’attivista dovrebbe affrontare un processo per violenza sessuale.
Il Governo dell’Ecuador ha ritirato il diritto d’asilo ad Assange. Il presidente ecuadoriano, Lenín Moreno, ha spiegato che la decisione è stata presa dopo “ripetute violazioni alle convenzioni internazionali” da parte dell’uomo.
Il video dell’arresto di Julian Assange
Assange si è rifiutato di lasciare l’ambasciata esprimendo il timore di essere estradato negli Stati Uniti per essere interrogato sulle attività di WikiLeaks.
Poco dopo l’arresto, Wikileaks ha pubblicato un duro messaggio su Twitter in cui accusa la Cia di voler delegittimare l’attivista: l’organizzazione attacca anche l’Ecuador per quello che definisce un provvedimento “illegale”.
La polizia metropolitana di Londra ha dichiarato che ha proceduto all’arresto di Assange dopo essere stata invitata a farlo dall’ambasciata dell’Ecuador. La polizia ha spiegato di aver preso in custodia il co-fondatore di Wikileaks, il quale comparirà davanti alla corte dei magistrati di Westminster “appena possibile”.
Fondata alla fine del 2006 da un gruppo di programmatori attivisti tra cui Assange, Wikileaks [cos’è] è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo e pubblica sul proprio sito documenti di vario tipo coperti da segreto.
Nel 2010 l’organizzazione attirò su di sé l’attenzione internazionale per aver reso pubblici alcuni documenti riservati degli Stati Uniti sulla guerra in Afghanistan. Assange è stato più volte candidato al Premio Nobel per la Pace.
Da oltre un anno si parlava delle tensioni crescenti tra l’attivista e l’ambasciata dell’Ecuador, che pure nel gennaio 2018 lo aveva nominato cittadino ecuadoriano. TPI ne aveva dato notizia in questo articolo. Il presidente ecuadordiano Moreno aveva definito Assange tra le altre cose un “hacker”, un “problema ereditario” e un “sasso nella scarpa”. L’ambasciata aveva inoltre impedito all’uomo l’accesso a Internet per timori di “interferenze negli affari di altri stati sovrani”.
Dopo l’arresto, Moreno ha fatto sapere di aver chiesto e ottenuto garanzie alle autorità britanniche sul fatto che Assange non sarà estradato in un paese nel quale potrebbe essere vittima di tortura o pena di morte.
Sajid Javid, segretario di stato del Regno Unito, ha scritto sul suo profilo Twitter: “Posso confermare che Julian Assange è ora sotto la custodia della polizia e ha giustamente affrontato la giustizia nel Regno Unito. Vorrei ringraziare l’Ecuador per la sua cooperazione e la polizia metropolitana per la sua professionalità, nessuno è al di sopra della legge”.
Su Assange pesava un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Svezia per un caso di presunta violenza sessuale. L’uomo è stato accusato da due ex amanti di aver avuto con loro rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, e di non aver voluto sottoporsi a controlli medici sulle malattie sessualmente trasmissibili, una condotta che per la legislazione svedese è considerata penalmente rilevante. Uno dei due procedimenti è caduto in prescrizione.
Al momento, nei confronti di Assange c’è un’indagine aperta negli Stati Uniti. Il Grand Jury di Alexandria, infatti, sta indagando sulla pubblicazione dei documenti segreti del governo americano. Il fondatore di WikiLeaks, infatti, è accusato di un reato di cospirazione con Chelsea Manning, l’ex soldato e analista dell’intelligence militare statunitense, che ha violato i computer governativi.
Negli scorsi mesi il quotidiano britannico The Guardian aveva dato notizia di un presunto piano segreto della Russia per aiutare Assange a fuggire dalla Russia.
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