Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:56
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Uscire dall’unione doganale costerà al Regno Unito 25 miliardi di sterline all’anno

Immagine di copertina

Uscire dallo spazio comune Ue entro il quale i paesi membri negoziano accordi commerciali e impostano tariffe esterne comuni, ridurrebbe il Pil dell'1 o 1,2 per cento

Uscire dall’unione doganale europea costerà al Regno Unito 25 miliardi di sterline (27 miliardi di euro) l’anno. L’analisi arriva dal consigliere governativo sulla Brexit, Raoul Ruparel.  L’economia britannica sarà quindi colpita da un “costo permanente” se si deciderà di recedere anche dall’unione doganale dell’Ue. Raoul Ruparel è stato assunto dal ministro per l’uscita dall’Ue, David Davis, per fornire consulenze sulla Brexit.

Ruparel ha detto anche che lasciare l’unione doganale, ovvero quello spazio comune entro il quale i paesi membri negoziano accordi commerciali collettivi e impostano tariffe esterne comuni, ridurrebbe nel lungo termine il Pil dell’1 o 1,2 per cento.

Un gruppo di 53 parlamentari laburisti, guidati dal ministro ombra per la Brexit, Keir Starmer, hanno inviato una lettera aperta chiedendo un “un’analisi costi-benefici rigorosa e consultabile da tutti” che dimostri il motivo per cui Brexit sarebbe l’opzione migliore.

Finora Davis e la premier Theresa May non si sono espressi sul fatto che il Regno Unito debba o meno uscire dall’unione doganale.

Essere all’interno dell’unione doganale, ma al di fuori del mercato unico, permetterebbe di limitare l’immigrazione ma “significherebbe che il Regno Unito non potrà negoziare i propri accordi di libero scambio e dovrà accettare tutto quello che l’Ue negozierà con terze parti”, ha detto lui. 

La deputata laburista, Emma Reynolds, ha detto che i commenti di Ruparel rendono più urgente per la prima ministra delineare la direzione che il Regno Unito vuole imboccare. “Il governo deve chiarire con il popolo britannico che ci sono grandi compromessi da fare in questo processo e che non sarà una cosa facile da ottenere” ha detto.

L’analista Jim Rollo, vice direttore dell’Osservatorio della politica commerciale del Regno Unito ha aggiunto: “25 miliardi di sterline non sono una piccola quantità. Il principale vantaggio di lasciare l’unione doganale è che possiamo fare le nostre offerte commerciali in tutto il mondo, ma non vi è alcuna garanzia che queste saranno megliori di quelle negoziate dalla Ue”. 

Nel frattempo Starmer e la ministra degli Esteri ombra, Emily Thornberry, scriveranno a Davis una lista di 170 domande che ancora rimangono senza risposta da parte del governo sulla Brexit – una per ogni giorno fino a quando l’articolo 50 non verrà attivato a fine marzo.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”