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Usa: Trump ordina sanzioni contro la Corte penale internazionale. La Cpi: “Continueremo ad assicurare giustizia e speranza” al mondo

Immagine di copertina
Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

La Casa bianca impone sanzioni economiche e restrizioni alla concessione dei visti contro "funzionari, dipendenti e agenti della Cpi, nonché i loro familiari più prossimi"

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni economiche e restrizioni alla concessione dei visti contro gli “individui e i loro familiari che assistono le indagini istruite dalla Corte penale internazionale contro cittadini statunitensi o dei Paesi alleati”. Il provvedimento, elogiato da Israele, ha raccolto un coro di critiche, in primis dall’Unione europea, mentre da parte sua la Corte dell’Aja ha reagito facendo sapere agli Usa che continuerà ad assicurare “giustizia e speranza” al mondo.

“Ritengo che la Corte penale internazionale (Cpi), come istituita dallo Statuto di Roma, abbia adottato misure illegittime e infondate nei confronti dell’America e del nostro stretto alleato Israele”, si legge nell’ordine firmato nella notte italiana da Trump, che ha raccolto il plauso del governo israeliano. Tale misura infatti, come ribadito nell’atto emanato dal presidente degli Stati Uniti, costituisce una ritorsione contro la Corte dell’Aja, che ha emesso un mandato di arresto per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella Striscia di Gaza contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant.

Le conseguenze
“La Cpi, senza una base legittima, ha affermato la propria giurisdizione e avviato indagini preliminari riguardanti ​​personale Usa e di alcuni dei suoi alleati, tra cui Israele, e ha ulteriormente abusato del proprio potere emettendo mandati di arresto infondati contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant”, si legge nel testo dell’ordine firmato da Trump, secondo cui la Corte dell’Aja “non ha giurisdizione sugli Stati Uniti o su Israele, poiché nessuno dei due Paesi è parte dello Statuto di Roma o membro della Cpi”.

Gli atti della Corte penale internazionale, secondo il presidente Usa, hanno messo “in pericolo” il personale statunitense e costituiscono “una minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti”. Pertanto, prosegue l’atto firmato da Trump, che ha proclamato “un’emergenza nazionale per affrontare tale minaccia”, “gli Stati Uniti imporranno conseguenze tangibili e significative ai responsabili delle trasgressioni della Cpi, alcune delle quali potrebbero includere il blocco di proprietà e beni, nonché la sospensione del permesso di ingresso negli Usa di funzionari, dipendenti e agenti della Cpi, nonché dei loro familiari più prossimi, poiché il loro ingresso nella nostra nazione sarebbe dannoso per gli interessi degli Stati Uniti”.

Non è la prima volta che Trump prende di mira la Corte dell’Aja. Già durante il suo primo mandato, nel 2020, il presidente statunitense autorizzò una serie di sanzioni e restrizioni sui visti (poi ritirate da Biden nel 2021) contro l’allora procuratrice capo della Cpi, Fatou Bensouda, il suo staff e il direttore della Divisione giurisdizionale, Phakiso Mochochoko, che avevano aperto un’indagine per presunti crimini di guerra commessi in Afghanistan da parte delle forze statunitensi e dei loro alleati locali, oltre che su presunti crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dai talebani.

A differenza di allora però stavolta il provvedimento di Trump prende di mira l’intera Corte perché non è rivolto solo contro
suoi singoli dipendenti ma mira a punire
chiunque collabori
con questa istituzione, chiedendo persino agli alleati di “opporsi a qualsiasi azione della Cpi contro gli Stati Uniti, Israele o qualsiasi altro alleato degli Stati Uniti che non riconosca la giurisdizione” dell’Aja. Secondo l’ordine presidenziale, l’attuazione del provvedimento sarà affidata al dipartimento del Tesoro
e potrebbe anche
determinare il blocco
delle indagini e dei processi
in corso, non solo per la guerra
nella Striscia di Gaza
ma anche
per le conseguenze
dell’invasione russa
dell’Ucraina.

A tale provvedimento poi potrebbero presto aggiungersi gli effetti dello “Illegitimate Court Counteraction Act”, una proposta di legge presentata al Congresso degli Stati Uniti nel maggio dello scorso anno, che mira a contrastare chiunque persegua “cittadini americani o funzionari dei Paesi alleati degli Stati Uniti, inclusi i membri della Nato, oltre a Israele, Giappone e Taiwan”, la cui approvazione da parte della maggioranza repubblicana potrebbe mettere a serio rischio il funzionamento e l’esistenza stessa della Corte.

Le reazioni
In mattinata la Corte penale internazionale ha risposto al provvedimento emanato da Donald Trump, promettendo che continuerà ad assicurare “giustizia e speranza” in tutto il mondo. “La Cpi condanna l’emissione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo volto a imporre sanzioni ai suoi funzionari e a danneggiare il suo lavoro giudiziario indipendente e imparziale”, si legge in una nota diramata dall’Aja sul proprio sito-web. “La Corte sostiene fermamente il suo personale e si impegna a continuare a fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti delle atrocità commesse in tutto il mondo”. “Invitiamo i nostri 125 Stati membri, la società civile e tutte le nazioni del mondo a unirsi per la giustizia e i diritti umani fondamentali”, conclude la nota della Cpi.

Intano anche l’Unione europea è intervenuta a difesa dell’Aja. “Sanzionare la Cpi minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”, ha scritto sui social il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. “L’ordine esecutivo (firmato da Trump, ndr) rappresenta una seria sfida al lavoro della Cpi con il rischio di influenzare le indagini e i procedimenti in corso, anche per quanto riguarda l’Ucraina, incidendo su anni di sforzi per garantire la giustizia in tutto il mondo”, hanno invece commentato dalla Commissione europea, che “esprime il suo rammarico per la decisione degli Stati Uniti di imporre sanzioni alla Corte penale internazionale”. “La Cpi è di fondamentale importanza nel sostenere la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità. L’Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma” e “monitorerà le implicazioni dell’ordine esecutivo e valuterà possibili ulteriori misure”.

Parole di giubilo invece arrivano da Israele. “Grazie, Presidente Trump, per il tuo coraggioso ordine esecutivo”, ha scritto su X (ex Twitter) il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Esso difenderà l’America e Israele dalla corrotta corte antiamericana e antisemita che non ha alcuna giurisdizione o fondamento per impegnarsi in azioni legali contro di noi”.

“Elogio vivamente l’ordine esecutivo del presidente Trump che impone sanzioni alla cosiddetta ‘corte penale internazionale'”, ha aggiunto, sempre sui social, il suo ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, che ieri ha ricevuto in patria il vicepremier Antonio Tajani. “La Cpi persegue aggressivamente i leader eletti di Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente”, ha accusato Sa’ar, secondo cui lo Stato ebraico e gli Usa sono “democrazie fiorenti con militari che rispettano rigorosamente al diritto internazionale”. “Le azioni della Cpi sono immorali e non hanno alcuna base legale”, ha proseguito il ministro degli Esteri israeliano. “La Cpi non rispetta il diritto internazionale. Lo mina!”

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