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L’uomo che è ricorso all’eutanasia per porre fine alla sua dipendenza da alcol

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Da otto anni Mark Langedijk era vittima dell'alcolismo, dopo un lungo periodo di depressione. Come ultima alternativa ha scelto il suicidio assistito

Mark Langedijk aveva 41 anni quando il 14 luglio 2016 ha fatto ricorso all’eutanasia. Questa è stata la soluzione estrema al fine per terminare la sua dipendenza dall’alcol, che oramai durava da otto anni.

Appellandosi alla legge sull’eutanasia in Olanda, Mark ha convinto medici e psichiatri di poter beneficiare del trattamento di fine vita. La decisione ha scatenato diversi pareri, in prevalenza contrari, soprattutto per la facilità con cui si ricorre a questa pratica.

Mark scelse di trascorrere il suo ultimo giorno di vita con la famiglia, raccontando barzellette, bevendo birra e mangiando panini al prosciutto, prima di ricevere l’iniezione letale.

È stato suo fratello a  raccontare la storia, in un resoconto pubblicato sulla rivista olandese Linda“Ero particolarmente arrabbiato con lui. Abbiamo fatto di tutto per aiutarlo a uscire fuori da questa dipendenza, soprattutto i miei genitori. Loro hanno continuato a credere in un lieto fine, nonostante gli otto anni di dipendenza e il lungo periodo di riabilitazione da un’ospedale all’altro”. 

L’Olanda ha introdotto una legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito a partire dal 1 aprile del 2000. La morte medicalmente assistita non è punibile se il medico curante agisce in base ai criteri di diligenza. Deve trattarsi di una richiesta consapevole, incondizionata e ben ponderata da parte del paziente. Deve inoltre trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento. 

L’associazione olandese per la cessazione volontaria della vita (Nwe) fornisce una formulario prestampato per richiedere l’eutanasia. Nessun medico è obbligato a dar seguito a una richiesta di eutanasia, ma dovrà sempre comunicare un decesso non naturale alla Commissione regionale di controllo dell’eutanasia che verificherà se siano state rispettate le condizioni di accuratezza.

“Il giorno in cui mio fratello decise di morire l’aveva trascorso in compagnia della famiglia”, racconta Marcel. “Il medico ci spiegò la procedura e condusse Mark a letto, confortandolo e suggerendogli di mantenere la calma. A quel punto tutti iniziammo a piangere, compreso Mark. Ci siamo promessi che ci saremmo rivisti. Dopo un sospiro lunghissimo, il medico ha iniziato la sua procedura iniettando la sostanza. Ho visto il volto di Mark perdere il suo colore naturale. Era morto”, ha concluso Marcel alla Bbc

La notizia della morte di Mark ha generato profondo scetticismo. “Questa notizia è preoccupante ed è un altro motivo per cui il suicidio assistito e l’eutanasia non devono essere introdotti nel Regno Unito”, ha commentato Fiona Bruce, deputata conservatrice e copresidente della commissione parlamentare pro vita. 

“Quando qualcuno soffre di alcolismo, necessita di un un sostegno specifico, che gli permetta di uscire dalla dipendenza. Ricorrere all’eutanasia è un atto insensato”, ha precisato ancora Bruce. 

“Si possono chiudere gli occhi e continuare a ripetere dentro se stessi che tutto può essere curabile, ma rimane il fatto che non tutto lo è”, ha replicato Marcel Langedijk. “Se tutto questo risulta preoccupante per la deputata, è un peccato. Io sono contento che mio fratello non si sia suicidato sotto un treno o abbia vissuto qualche anno in più in agonia, prima di morire comunque alcolizzato. Anche l’alcolismo e la depressione sono malattie, come il cancro, e le persone che ne soffrono hanno bisogno di un modo umano per venirne fuori”, ha concluso l’uomo.

(Qui sotto il video dell’intervista al fratello di Mark Langedijk)

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