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Perché la Russia vuole impadronirsi del Donbass

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Dopo aver subito una serie di sconfitte, la Russia ha ritirato le sue truppe da Kiev e sta concentrando la maggior parte dei suoi sforzi in Ucraina orientale. Tuttavia, molti osservatori tuttavia sostengono che la ridistribuzione delle truppe nel Donbass potrebbe dare luogo a un conflitto prolungato. Nella regione, considerata il cuore industriale del Paese, le truppe meglio addestrate dell’Ucraina erano già di stanza per via della guerra iniziata otto anni fa contro i separatisti filo-russi. In vista della nuova battaglia che si va preparando nell’est del Paese il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto: “Combatteremo per ogni metro della nostra terra”. Dopo aver provocato una catastrofe umanitaria a Mariupol, cosa serve adesso al presidente Vladimir Putin per “liberare” la regione? È possibile?

S&D

Quando Putin parla di Donbass non fa solo riferimento alla vecchia area di produzione di carbone e acciaio. Il suo obiettivo è l’intera regione orientale, composta dalle recentemente autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk, che partono da Mariupol a sud fino ad arrivare al confine settentrionale. Qui, oltre ai vantaggi politici che deriverebbero da una vittoria, Putin potrebbe approfittare di un vero e proprio tesoro nascosto nel sottosuolo della terra martoriata: petrolio, gas naturale, carbone e uranio.

Secondo gli analisti militari della Nato, Putin inoltre avrebbe intenzione di creare un ponte terrestre che parte dalla costa meridionale a ovest di Donetsk fino a raggiungere la Crimea a Sud. Queste aree tuttavia, pur essendo prevalentemente russofone, non sono più filo-russe. Come spiega alla Bbc lo specialista di difesa a capo della Rochan Consulting, Konrad Muzyka, “Mariupol era una delle principali città filorusse in Ucraina e il motivo per cui è stata rasa al suolo va oltre le mie capacità di comprensione”.

Perché Putin vuole arrivare in Donbass?

A un mese dall’inizio della guerra, la Russia affermava di aver preso il controllo del 93% della regione di Luhansk e il 54% di Donetsk. Il presidente russo è ancora lontano dal soggiogare l’intera area e anche se dovesse dichiarare vittoria, si tratterebbe di un territorio molto esteso da controllare. All’inizio della guerra quasi due terzi delle regioni orientali erano in mano all’Ucraina, il resto veniva gestito dai separatisti. Poco prima dell’invasione, Putin ha dichiarato l’indipendenza delle regioni di Donetsk e Luhansk. Se il presidente russo riuscisse a conquistare effettivamente le due grandi regioni, ciò rappresenterebbe per lui una vittoria in casa che giustificherebbe l’impresa bellica in Ucraina. Il passo successivo sarebbe quindi l’annessione del Donbass, proprio come fece in Crimea nel 2014.

Se ciò accadesse prima del 9 maggio, per Putin sarebbe un trionfo: in Russia in quel giorno si celebra la “Giornata della Vittoria” in cui il popolo russo ricorda la vittoria sui nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Proprio nell’occasione della festa nazionale, lo zar vorrebbe tenere una celebrazione simbolica per festeggiare il trionfo in Ucraina.

Qual è la strategia di Putin?

Le forze russe stanno cercando di accerchiare l’esercito ucraino a est, muovendosi da nord, est e sud. Dopo settimane di combattimenti, i russi non sono ancora riusciti a conquistare la seconda città dell’Ucraina, Kharkiv, situata vicina al confine russo, ma sono riusciti a prendere il controllo di Izyum – una cittadina strategica lungo l’autostrada principale M03 che porta direttamente nelle regioni separatiste controllate a est.

Le cittadine ucraine che ora si trovano a portata dei militari russi – Zaporizhzhia, Volnovakha, Severodontesk, Slovyansk, Kramtorsk – hanno già assistito ad anni di combattimenti da quando i separatisti filo-russi presero il controllo di ampie fasce del Donbass. Il prossimo obiettivo lungo l’M03 è Slovyansk, una città di 125mila persona conquistata dalla Russia nel 2014 prima di essere nuovamente liberata. Anche Kramatorsk, poco più a sud, rappresenta un obiettivo importante.

Secondo l’Institute for Study of War (ISW), se L’Ucraina riuscirà a mantenere il controllo di Slovyansk, la campagna russa per impossessarsi di entrambi le regioni “probabilmente fallirà”. La conquista di altre cittadine come Rubizhne, Severodonetsk e Popasna, dove i militari russi hanno provocato numerose vittime tra i civili distruggendo la maggior parte delle abitazioni, rappresenta comunque un obiettivo militare importante in vista degli spostamenti a sud-est di Izyum.

I russi devono avere il controllo delle linee di rifornimento stradali e bloccare l’accesso degli ucraini alle reti ferroviarie da occidente. Le rotaie sono il mezzo di trasporto più veloce per spostare le truppe ucraine e le attrezzature militari, oltre a evacuare i civili. Controllare parte della rete ferroviaria permetterebbe alle truppe russe di fare altrettanto.

Riuscirà a resistere l’Ucraina?

Le 10 brigate che compongono la Joint Forces Operation (JFO) inviate a est all’inizio della guerra rappresentano l’eccellenza dell’esercito ucraino. Le forze russe hanno già sostenuto pesanti perdite e dopo sette settimane di conflitto il morale tra le truppe è presumibilmente basso. L’obiettivo principale degli ucraini è infliggere il maggior numero di perdite possibili alla Russia utilizzando tattiche asimmetriche per evitare scontri diretti in grandi battaglie. Adesso la Russia sta riorganizzando le sue truppe e raccogliendo il maggior numero di leve sia tra i volontari separatisti locali che dall’esercito, ma l’esito dell’Ucraina orientale è ancora tutto da decidere.

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