Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 04:23
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La Turchia ha chiesto agli Stati Uniti l’arresto di Gulen

Immagine di copertina

Ankara ritiene che il religioso turco in autoesilio in Pennsylvanya dal 1999 sia il responsabile del fallito golpe di metà luglio

Ankara ne è sempre stata convinta: dietro il tentativo di colpo di stato della notte tra il 15 e il 16 luglio c’era lui, Fethullah Gulen, religioso turco  in autoesilio negli Stati Uniti dal 1999. 

Ma Gulen ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento e respinto al mittente le accuse, mentre in Turchia si consumava un giro di vite che ha portato all’estromissione dai propri incarichi di oltre centomila persone tra membri delle forze armate e impiegati pubblici, 40mila dei quali sono stati arrestati.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto che l’uomo venisse consegnato alle autorità turche e il primo ministro aveva velatamente minacciato gli Stati Uniti asserendo che il suo governo avrebbe considerato nemico qualsiasi paese gli avesse dato asilo. 

Oggi, martedì 13 settembre 2016, è stato reso noto che la Turchia ha inoltrato richiesta formale agli Stati Uniti perché procedano all’arresto di Gulen, residente in Pennsylvania, con l’accusa, per l’appunto, di aver orchestrato il fallito golpe.

Erdogan ha discusso la questione con il presidente americano Barack Obama durante il recente G20 in Cina. La decisione sulla sorte di Gulen, avrebbe detto Obama, sarà legale e non politica.

Erdogan ha detto che Washington non ha scuse per tenere Gulen negli Stati Uniti. Tuttavia, anche se l’arresto del religioso sarebbe il primo passo verso l’estradizione, il processo potrebbe richiedere anni.

Qualora venisse approvata da un giudice, la richiesta di estradizione dovrebbe comunque essere sottoposta al segretario di Stato americano che la dovrebbe valutare non solo dal punto di vista legale ma prendendo in considerazioni altri fattori, come quello umanitario.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”