Trump rinvia al primo agosto l’entrata in vigore dei dazi: lettere minacciose a 14 Paesi, ma non all’Europa
Seconda proroga dopo quella decisa ad agosto sull'onda dei ribassi sui mercati: l'Ue ha ancora 23 giorni per trovare un accordo con l'Amministrazione Usa
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rinviato al primo agosto la data di entrata in vigore dei dazi sulle importazioni che sarebbero dovuti scattare il 9 luglio. L’annuncio è arrivato nella serata di ieri, lunedì 7 luglio, con la firma di un ordine esecutivo della Casa Bianca.
L’Unione europea, dunque, ha ancora 23 giorni di tempo per trovare un accordo con l’Amministrazione Usa e scongiurare l’introduzione di imposte del 20% sui prodotti del vecchio continente che vengono esportati negli Stati Uniti.
Quello promulgato ieri da Trump è il secondo rinvio dei dazi, dopo quello – della durata di tre mesi – deciso lo scorso 9 aprile sull’onda dei ribassi record sui mercati finanziari registrati proprio a cause dei timori di una guerra commerciale mondiale.
Se con l’Unione europea sono ancora in corso i negoziati e con la Cina si è giunti a un’intesa temporanea, il presidente degli Stati Uniti ha invece alzato il tiro contro altri 14 Paesi: Giappone, Corea del Sud, Laos, Myanmar, Sudafrica, Malesia, Kazakistan, Tunisia, Bosnia Erzegovina, Indonesia, Bangladesh, Serbia, Cambogia e Thailandia. Trump ieri ha inviato a ciascuno dei governi di questi Paesi una lettera in cui avvisa che, in mancanza di un accordo entro il primo agosto, gli Stati Uniti introdurranno nei loro confronti dazi severissimi.
In particolare, per Giappone, Corea del Sud, Malesia e Kazakistan si prefigura un’aliquota del 25%, per Sudafrica, Tunisia e Bosnia Erzegovina del 30%, per Laos e Myanmar si arriva al 40%. Il presidente americano minaccia inoltre di aumentare ancora i dazi nel caso in cui un Paese reagisca applicando dei contro-dazi.
Peraltro, quando gli è stato chiesto se la nuova scadenza del prima agosto sia “ferma”, Trump non è stato perentorio: “Direi ferma, ma non ferma al 100%. Se ci chiamano e dicono che vorrebbero fare qualcosa di diverso, saremo aperti a questa possibilità”, ha risposto.
Le ultime mosse dell’Amministrazione Usa sono state accolte con relative preoccupazione dai mercati statunitensi. Ieri Wall Street ha chiuso in calo: il Dow Jones ha perso lo 0,94%, il Nasdaq lo 0,92%, mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno lo 0,79%.