La corte penale internazionale giudicherà un islamista per la distruzione dei templi di Timbuctù
Si tratta del primo processo presso la Corte penale internazionale in cui viene giudicata la distruzione di artefatti culturali come un crimine di guerra
È iniziato oggi davanti al tribunale internazionale dell’Aia il processo a un militante islamico per la distruzione dei luoghi sacri di Timbuctù, nel corso del conflitto in Mali del 2012. Si tratta del primo processo presso la Corte penale internazionale in cui viene giudicata la distruzione di artefatti culturali come un crimine di guerra.
Ahmad al-Faqi al-Mahdi ha confessato di essere colpevole della distruzione di nove templi e della porta di una moschea. La maggior parte di questi artefatti appartengono all’età dell’oro di Timbuctù, risalente al quattordicesimo secolo.
Il processo durerà una settimana e la pena massima prevista è di 30 anni di carcere.
Il militante islamico Ahmad al-Faqi al-Mahdi, appartenente al gruppo islamico Ansar Dine, si è detto rammaricato delle sue azioni davanti ai giudici. Ansar Dine, è una milizia estremista con radici nei popoli nomadi Tuareg e ha legami con al-Qaeda.
L’islam considera idolatri questi santuari. Mahdi, un ex insegnante quarantenne è accusato di essere a capo del gruppo che si occupa di far rispettare la legge islamica nella città.
“Vostro onore, purtroppo, devo dire che quello che ho sentito finora è vero e riflette gli eventi, per questo mi dichiaro colpevole”, ha detto l’uomo dinnanzi alla Corte penale internazionale.
I templi di fango e legno di Timbuctù sono stati inseriti nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco nel 1988.
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