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Tra razzi e missili

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Il racconto di Azzurra Meringolo da Gaza

Per tutti gli abitanti di Tel Aviv, la sveglia suona alla stessa ora e con la stessa violenza. Tre forti esplosioni, boati e paura. I razzi lanciati dalla Striscia di Gaza fanno suonare le sirene d’allarme, buttando i cittadini giù dal letto e obbligandoli a scappare verso i rifugi.

Molti di quanti vanno al lavoro sono costretti a fermarsi mentre sono in marcia sulla corsia dell’autostrada. Motore spento, conducenti e passeggeri a chinino tra portiere e guard rail usati da scudo contro l’eventuale caduta dei razzi partiti dal confine di quella Striscia di terra palestinese a 70 chilometri di distanza.

Alcuni genitori tornano a casa ancora prima di raggiungere l’ufficio. Vanno di fretta a riprendere i figli, visto che alcune scuole chiudono per questioni di sicurezza. Questa la mattinata trascorsa delle famiglie di Tel Aviv che si erano addormentate con la immagini dei razzi lanciati dal Movimento di resistenza palestinese, Hamas, a Gerusalemme.

Quattro lampi di luce, seguiti da una serie di esplosioni. Poco dopo, puntuale, la rivendicazione del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam.

Anche nella Città Santa, la sirena si sente più volte. E dopo ogni allarme i cittadini corrono nei 241 rifugi pubblici aperti già nel pomeriggio di martedì.

A dimostrare la pericolosità della situazione è anche quanto avviene all’aeroporto di Tel Aviv. Dopo il lancio di un missile Buraq 70 nella prossimità delle piste di atterraggio del Ben Gurion, il personale decide di spostare più a nord le rotte dei voli in arrivo e in partenza.

“Siamo impotenti e impaurati”, dice una signora. “Non pensavamo arrivassero fino a qui”, aggiunge suo marito mentre guarda la televisione che mostra i militari israeliani spostare le batterie anti-missili. “Non sempre il suono dell’allarme è seguito dall’esplosione”, aggiunge la donna. “Ma la paura è sempre la stessa.”

Il sistema di anti missili israeliano Iron Dome è infatti riuscito a neutralizzare, intercettandoli, circa 40 razzi che miravano dritti sul territorio dello stato ebraico. “Non troppi se si considera che sarebbero almeno 225 – cifra confermata dall’esercito israeliano, ndr – quelli partiti dalla Striscia da quando è cominciata, lunedì scorso, l’operazione militare israeliana Margine protettivo.”

A scriverlo sulla sua pagina Facebook è Matan, un giovane di Tel Aviv che posta l’ultima fotografia nella quale aveva immortalato immagini simili. È datata novembre 2012, pochi giorni prima dell’inizio di Colonna di Difesa, l’operazione militare israeliana partita proprio a seguito di una rappresaglia di lanci di razzi.

Da allora, né a Gerusalemme né a Tel Aviv si erano più sentite le sirene dall’allarme, suonate ieri per la prima volta anche ad Haifa, 150 chilometri a nord dal confine della Striscia. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, nell’arsenale di Hamas ci sarebbero dozzine di razzi M-302, capaci di arrivare molto lontano.

Questo è un estratto di un articolo scritto da Azzurra Meringolo su Il Messaggero, il 10 luglio.

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