Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 12:58
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Spille da balia contro il razzismo

Immagine di copertina

Si sta diffondendo nel Regno Unito, in risposta all'aumento di episodi razzisti, l'abitudine di indossare una spilla da balia per segnalare la propria solidarietà

La vittoria del “sì” alla Brexit in occasione del referendum britannico del 23 giugno ha scatenato reazioni estremamente contrastanti, dall’esultanza dei fautori dell’uscita dall’Unione Europea alla disperazione e alla paura di chi invece ha votato “no”.

In particolare, però, ci sono molti britannici che stanno vivendo questi giorni con un sentimento di vergogna rispetto ai tanti immigrati presenti sul suolo britannico, spesso accusati durante la campagna elettorale di aver invaso il paese e ora vittime di diversi episodi di razzismo sulla scia di un aumento dell’orgoglio patriottico britannico.

Secondo True Vision, il sito che raccoglie i dati sui crimini d’odio registrati nel paese, infatti, gli episodi considerati razzisti dopo il voto per la Brexit sono cresciuti del 57 per cento nel Regno Unito, tra cui quello diventato virale degli insulti a un cittadino di colore su un tram di Manchester.

Ora però i cittadini britannici che non vogliono sentirsi parte di questo fenomeno, ma che al contrario vogliono segnalare la propria apertura e solidarietà verso gli stranieri, hanno trovato un metodo semplice ma efficace: una spilla da balia.

Tutto è nato pochissimi giorni fa, quando Allison, una donna americana che vive a Londra, ha deciso di lanciare su Twitter una proposta per tutti quelli che volessero segnalare alle potenziali vittime del razzismo di avere di fronte un volto amico e solidale. Indossando sui propri abiti una spilla da balia, in inglese safety pin (letteralmente “spilla di sicurezza”), l’intento è appunto quello di far sentire “al sicuro” chi intorno a sé potrebbe sentirsi intimidito dal nuovo clima diffuso in Gran Bretagna.

(Questi i tweet dell’autrice dell’iniziativa. L’articolo continua sotto)


L’hashtag #safetypin ha avuto un buon successo su Twitter, e sono molti quelli che hanno seguito l’esempio di Allison postando foto delle proprie spille o raccontando episodi amichevoli con stranieri che dopo averle viste hanno manifestato la loro gratitudine.

Ecco alcuni tweet al riguardo:

Ti potrebbe interessare
Esteri / Dalla Russia filtra ottimismo: “Accordo vicino”. Ma no a concessioni sui territori né su truppe Nato in Ucraina
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Ti potrebbe interessare
Esteri / Dalla Russia filtra ottimismo: “Accordo vicino”. Ma no a concessioni sui territori né su truppe Nato in Ucraina
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”