Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 14:54
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Sei multinazionali stanno per fondersi e formare il più grande oligopolio della storia

Immagine di copertina

Le conseguenze per il mercato dell’agricoltura sarebbero enormi: i rischi vanno dall’aumento dei prezzi all’assenza di qualsiasi forma di concorrenza

Sei multinazionali che controllano il mercato dell’agricoltura e delle sementi sono sul punto di fondersi in tre compagnie ancora più grandi, suscitando la preoccupazione tra i consumatori e gli agricoltori per le conseguenze che potrebbe avere la nascita del più grande oligopolio della storia.

Martedì 20 i dirigenti di Bayer, Monsanto, DuPont, Dow Chemical e Syngenta sono stati ascoltati dalla Commissione giustizia del Senato degli Stati Uniti per spiegare le ragioni per cui i regolatori federali dovrebbero approvare le maga-fusioni che ridisegneranno il mercato globale dell’agricoltura.

I manager delle multinazionali sostengono che la fusione comporterà benefici perché le aziende condivideranno l’esperienza e le conoscenze e dunque miglioreranno l’efficienza e la qualità dei prodotti.

Ma le leggi economiche sugli oligopoli, poche aziende in concorrenza tra loro che detengono la quasi totalità del mercato, insegnano che le conseguenze per i consumatori sono aumenti nei prezzi e assenza di competizione.

Oltre alle ripercussioni economiche, inoltre c’è preoccupazione per come un simile mercato riuscirà a garantire nutrimento a prezzi responsabili per la crescente popolazione mondiale.

A spingere le aziende verso il consolidamento sono state le elevate scorte e i bassi prezzi delle materie prime che hanno danneggiato le aziende a causa della drastica riduzione degli ordini di sementi da parte degli agricoltori.

L’ultima fusione è stata quella del colosso farmaceutico Bayer con la statunitense Monsanto. L’anno scorso Dow Chemical si è fusa con la Du Pont creando un colosso dal valore di 130 miliardi di dollari, mentre la Syngenta a febbraio si è accordata con l’azienda cinese ChemChina.

Utili del settore agricolo negli Stati Uniti dal 2011 al 2014. Fonte: Atlas

Andamento delle vendite dal 2011 al 2014 delle aziende di sementi. Fonte: Atlas

Ti potrebbe interessare
Esteri / Dalla Russia filtra ottimismo: “Accordo vicino”. Ma no a concessioni sui territori né su truppe Nato in Ucraina
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Ti potrebbe interessare
Esteri / Dalla Russia filtra ottimismo: “Accordo vicino”. Ma no a concessioni sui territori né su truppe Nato in Ucraina
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”