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Pedofilia, cosa cambia con l’abolizione del segreto pontificio voluta da Papa Francesco

Immagine di copertina
Credits: Alessandro Di Meo/Ansa

Che cos’è il segreto pontificio e cosa cambia con il decreto Bergoglio

A 10 mesi dal summit in Vaticano sui minori, Papa Francesco ha promulgato due decreti storici, che prevedono l’abolizione del segreto pontificio nei casi di violenza sessuale sui minori e fanno rientrare tra i “delitti più gravi” la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni.

S&D

La decisione, che avrà un vasta portata in molti Paesi in cui si indaga sulla pedofilia causata da ecclesiastici, è contenuta in due documenti pubblicati oggi, 17 dicembre, a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.

Secondo l’articolo 1 del primo decreto, “non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti” in materia di abusi su minori, delitti che invece, secondo quanto previsto da un documento del 1974 sul segreto pontificio, venivano trattati con riserbo da parte del corpo ecclesiastico.

Che cos’è il segreto pontificio

Il documento del 1974 sul segreto pontificio, il Secreta continere, elenca le materie che devono essere coperte dalla massima riservatezza in Vaticano, ovvero 1) tutto ciò che pertiene l’elaborazione di alcuni documenti pontifici, l’attività della Congregazione per la dottrina della fede, incluse le notificazioni, le denunce e l’esame di pubblicazioni e dottrine 2) le denunce di delitti contro la fede e i costumi, il processo e le relative decisioni, informazioni avute in ragione dell’ufficio riguardanti alcuni affari dalla Segreteria di stato o dal Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, la creazione di cardinali, la nomina dei vescovi; 3) i cifrari; tutte le questioni che il papa, un cardinale o i legati pontifici riterranno opportuno custodire con il segreto pontificio.

Tutti gli ecclesiastici, nonché il personale ed i consulenti a cui compete la trattazione di questioni coperte dal segreto pontificio, non possono rilasciare informazioni sui processi o trasmetterne i documenti relativi. Si tratta dunque di denunce di delitti o qualsiasi materia ritenuta sensibile secondo il giudizio del Papa o di alte cariche del clero, dai cardinali ai legati pontifici.

Con il nuovo decreto, invece, la regola non riguarderà più la violenza di chierici sui minori, protetta fino ad ora, di fatto, dal Secreta continere.

Non saranno più coperti da segreto pontificio i casi elencati nel primo articolo del motu proprio Vos estis lux mundi, promulgato da Bergoglio a maggio 2019 su spinta del summit sugli abusi sessuali in Vaticano, ovvero: i casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedo pornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori generali degli istituti religiosi.

Che cos’è il segreto pontificio – Cosa cambia con il decreto

Come spiega il direttore editoriale del Dicastero della Comunicazione, Andrea Tornielli, su Vatican News, d’ora in poi “le denunce, le testimonianze e i documenti processuali relativi ai casi di abuso conservati negli archivi dei Dicasteri vaticani come pure quelli che si trovano negli archivi delle diocesi, e che fino ad oggi erano sottoposti al segreto pontificio, potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi che li richiedano”.

Nel caso dei Dicasteri vaticani, “la richiesta dovrà essere inoltrata attraverso una rogatoria internazionale, consueta nell’ambito dei rapporti tra gli Stati”.

“Diversa è invece la procedura nei casi in cui i documenti richiesti siano conservati negli archivi delle Curie diocesane: i magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi inoltreranno infatti la richiesta direttamente al vescovo. Restano comunque salvi i regimi particolari, che possono essere previsti in accordi o concordati tra la Chiesa e lo Stato”, continua Tornielli.

Questo non significa che i documenti dei processi diventeranno di dominio pubblico o saranno destinati alla divulgazione, ma sarà favorita la collaborazione con lo Stato e con altri enti che hanno diritto all’accesso a questa documentazione. La riservatezza delle vittime e dei testimoni sarà sempre tutelata, ma ora la documentazione dovrà essere messa a disposizione delle autorità civili per le indagini riguardanti i casi già interessati da un procedimento canonico.

Inoltre, se fino a questo momento la vittima non aveva l’opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla sua denuncia, perché c’era il segreto pontificio, ora potrà seguire l’iter del processo che lo riguarda.

Come spiega all’Ansa l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede, con il nuovo decreto “viene facilitata la possibilità di salvaguardare la comunità e di dire l’esito di una sentenza”.

Un altro articolo del decreto prevede che nei casi riguardanti questi delitti più gravi, inoltre, possano svolgere il ruolo di “avvocato e procuratore” anche fedeli laici provvisti di dottorato in Diritto canonico e non più soltanto sacerdoti.

Il decreto sulle immagini pornografiche

Infine, per quanto riguarda la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori, si stabilisce che ricada tra i delitti più gravi riservati al giudizio della Congregazione per la dottrina della fede “l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di diciotto anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento”. Fino ad oggi quel limite era fissato a 14 anni.

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