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Home » Esteri

Sciopero della fame a Guantanamo

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Più di metà dei detenuti sta protestando, e la tensione nel campo di prigionia cresce sempre di più

84 su 166 prigionieri detenuti presso il campo di prigionia statunitense di Guantanamo sono in sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione a tempo indeterminato. La maggior parte di loro sono tenuti prigionieri senza alcun capo di accusa.

16 di loro sono alimentati forzatamente e cinque sono stati portati in ospedale. Secondo quanto riportano le autorità militari che gestiscono il campo, nessuno è in pericolo di vita.

Il loro sciopero è iniziato nel mese di febbraio e la solidarietà tra i detenuti è cresciuta rapidamente nelle ultime settimane. Una settimana fa gli scioperanti erano solo 53.

Non è la prima volta che si verificano proteste di questo tipo, ma quella in corso – che ha avuto inizio il 6 febbraio – è una delle più lunghe e con più larga partecipazione.

La causa iniziale della protesta sembra sia stata un’ispezione nelle celle dei prigionieri durante la quale gli addetti alla sorveglianza avrebbero strappato e rovinato alcune copie del Corano. I militari hanno subito negato queste voci.

La violenza è però davvero scoppiata nel carcere lo scorso 13 aprile, quando i detenuti sono stati portati fuori dalle loro celle e portati in un’area comune nel tentativo di fermare la protesta. Alcuni prigionieri si sono ribellati e hanno usato armi improvvisate contro le guardie, che hanno risposto con proiettili non letali.

“Stavamo cercando di essere pazienti e di lavorare con loro, dandogli l’opportunità di obbedire agli ordini. Abbiamo raggiunto il punto in cui stavamo accettando troppi rischi ed è arrivato il momento di agire“, ha detto il colonnello americano John Bogdan, direttore della base.

Più di metà dei detenuti è ufficialmente autorizzata al rilascio, ma sono costretti a rimanere presso l’impianto a causa delle restrizioni imposte dal Congresso.

“È impossibile mantenere la disciplina in un campo di prigionia in cui non vi è assolutamente alcuna speranza per gli uomini che vi sono confinati”, ha detto il tenente comandante Kevin Bogucki, un avvocato della Marina militare degli Stati Uniti in visita alla base.

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