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Un nuovo rapporto denuncia gli stupri del 7 ottobre

Immagine di copertina
Opera raffigurante l'attacco al Nova Festival, realizzata da Zoya Cherkassky e usata come copertina del rapporto

A un anno e nove mesi dall’attacco di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre 2023 in cui sono state uccise quasi 1.200 persone e altre 251 sono state sequestrate, dando inizio a una sanguinosa guerra ancora in corso e che desta l’attenzione di tutto il mondo per i timori dell’opinione pubblica sulla situazione umanitaria della Striscia di Gaza, è uscito un importante rapporto che documenta l’uso da parte di Hamas della violenza sessuale come pratica di deumanizzazione nel corso dell’attacco del 7 ottobre.

Il nuovo rapporto, il più completo sull’argomento, dal titolo “A Quest for Justice”, è stato pubblicato da The Dinah Project, un gruppo di ricerca guidato da Ruth Alperin-Kaddari, docente di legge presso l’università israeliana Bar-Ilan di Ramat Gan, con la collaborazione di altre figure israeliane come l’ex procuratrice militare Sharon Zagagi-Pinhas e l’ex giudice Nava Ben Or e che vede nel suo board numerose personalità provenienti da Israele, Stati Uniti, Canada e Germania tra cui anche l’attrice Gal Gadot. Tale progetto è nato in seguito al 7 ottobre per cercare di fare chiarezza e trovare giustizia per le vittime di violenza sessuale nell’ambito dell’attacco e prende il nome dalla figura biblica di Dina, figlia di Giacobbe e Lia che fu vittima di violenza sessuale da parte di Sichem.

Mentre il mondo tiene gli occhi puntati sulla drammatica situazione umanitaria di Gaza e sui suoi possibili sviluppi e si levano denunce sui modi con cui Israele sta conducendo le operazioni nella Striscia di Gaza con tanto di richieste aperte di provvedimenti, il rapporto – che parte anche dalla freddezza con cui le denunce di violenze sessuali sono state accolte da numerose organizzazioni – non deve mettere in secondo piano le preoccupazioni di questo momento né tanto meno minimizzarle. Il rapporto rappresenta quindi una documentazione di come durante l’attacco del 7 ottobre e la prigionia degli ostaggi sia stata usata la violenza sessuale come strumento di deumanizzazione delle vittime e ha notato, sentendo la voce di 15 ostaggi sopravvissuti alla prigionia e di testimoni oculari, come siano stati individuati elementi comuni in diversi luoghi teatro del massacro perpetrato nel sud di Israele.

Per quanto il rapporto denunci appunto la freddezza riscontrata da parte di numerose organizzazioni nell’accogliere le testimonianze di simili violenze, già nel marzo 2024 una missione ONU aveva rilevato come ci fossero informazioni convincenti secondo cui gli ostaggi avessero subito violenze sessuali. Tale fatto è stato successivamente preso in esame quando il procuratore della Corte penale internazionale Karim Kahn ha annunciato il mandato di arresto per i tre principali esponenti di Hamas Yahya Sinwar, Ismail Haniyeh e Mohammed Deif, aveva inserito tra i capi d’accusa anche la responsabilità per la violenza sessuale sugli ostaggi. Il mandato, annunciato insieme a quello per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, non ha avuto seguito per via dell’uccisione da parte dell’esercito israeliano di tutti e tre i leader di Hamas.

Dalle voci di ostaggi e testimoni oculari e dalle numerose fonti utilizzate nel rapporto si apprende che vi sono stati episodi molto gravi: una donna ha dichiarato che, mentre era in ostaggio, ha dovuto compiere un atto sessuale, preceduto da abusi fisici e verbali, mentre ben sette hanno denunciato di essere stati tenuti in condizione di nudità forzata. Anche due uomini hanno subito questo trattamento e uno dei due è stato completamente depilato comprese le parti intime. Quasi tutte le donne hanno parlato di contatti indesiderati con le parti intime e minacce di matrimonio forzato.

Il rapporto cita inoltre numerose violenze avvenute nel corso dell’attacco del 7 ottobre, soprattutto presso il luogo del Nova Festival ma anche presso la base militare di Nahal Oz e la Route 232, oltre che durante la prigionia a Gaza. Si parla di episodi raccapriccianti che vanno dallo stupro di gruppo, a varie forme di violenza sessuale fino addirittura a tre casi di mutilazione genitale. Molte delle vittime di questi atti sono state uccise.

Gli stupri di guerra rappresentano un crimine per il diritto internazionale e sono stati nella storia usati in molti casi come forma di deumanizzazione. Il rapporto ritiene che la violenza sessuale sia stata parte integrante del vasto attacco del 7 ottobre contro lo Stato di Israele da parte di Hamas e ritiene necessario perseguire i responsabili. Chiede inoltre che l’ONU inserisca Hamas nell’elenco delle entità che usano la violenza sessuale come arma.

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