Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:37
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Quarantatré minuti

Immagine di copertina

È quanto ha impiegato a morire ad aprile un detenuto americano durante l'esecuzione capitale

Dopo qualche minuto, nel penitenziario di McAlester, in Oklahoma, si sono chiuse le tende come a un intervallo teatrale.

Da una parte della vetrata il pubblico, dall’altra un team di medici e Clayton Lockett, detenuto di 38 anni originario dell’Oklahoma condannato a morte per aver rapito, ferito con due colpi di arma da fuoco e infine sepolto, mentre era ancora viva, la 19enne americana Stephanie Neiman.

Con l’iniezione letale solitamente ci vogliono dieci minuti per morire. Lo scorso 29 aprile, Lockett ne ha impiegati quarantatré. Un’agonia apparentemente interminabile, durante la quale il detenuto, non totalmente sedato, si contorceva sul lettino avvolto dalle cinghie nere che gli immobilizzavano il corpo.

Secondo il report stilato da una commissione esaminatrice dello Stato dell’Oklahoma, l’ago che avrebbe dovuto inondare le vene di Lockett con il liquido mortale sarebbe invece finito al di fuori dei vasi sanguigni andando ad avvelenare gli organi e i tessuti del condannato, causandogli un arresto cardiaco e una sofferenza che secondo molti valica il principio espresso nell’ottavo emendamento della Costituzione Americana che vieta di “infliggere pene crudeli e inconsuete”.

A seguito di questa vicenda, il governatore dell’Oklahoma Mary Fallin ha richiesto una modifica delle procedure da seguire in futuro, prevedendo tra le altre misure una migliore formazione del personale per evitare errori tecnici e un incremento delle dosi della sostanza somministrata ai condannati di almeno cinque volte rispetto a quella iniettata nel corpo di Lockett.

Una mappa del Guardian sulla pena capitale nel 2013

Sebbene il presidente Obama sia intervenuto tempestivamente sottolineando quanto il caso Lockett fosse estremamente preoccupante, molti criticano il presidente americano per non aver adottato una posizione più decisa sul dibattito della pena di morte negli Usa.

La realtà è anche nei numeri: in un Paese in cui, secondo un sondaggio Gallup, il 61 per cento della popolazione si dice tuttora favorevole alla pena di morte, risulterebbe politicamente svantaggioso per un presidente intraprendere una battaglia sul tema.

Non c’è dunque da stupirsi se proprio Obama ritiene che esistano alcune circostanze in cui i crimini perpetrati siano talmente efferati che la pena di morte sia di fatto appropriata. “Ciononostante”, ha dichiarato il presidente americano al termine di un incontro con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, “è impossibile negare che ci siano stati problemi nel passato durante l’esecuzione di alcuni detenuti e che sia arrivato il momento in cui la società americana si ponga domande importanti su questa tematica”.

Il numero di esecuzioni negli Stati Uniti è diminuito a partire dal 1999, anno in cui si è registrato il numero più alto di detenuti condannati alla pena di morte (98 casi), e negli ultimi anni alcuni stati federali – tra cui New York, New Jersey, New Mexico, Illinois, Connecticut e Maryland – hanno abolito la pena capitale.

Mentre lo scontro politico a tutti i livelli, da quello locale a quello federale, continua a contrapporre visioni discordanti, e a volte inconciliabili, l’elenco delle persone che attendono di essere uccise continua ad aumentare: Charles Warner, condannato per aver violentato e ucciso una bambina di undici anni, verrà sottoposto alla stessa iniezione letale di Lockett il prossimo 13 novembre, Richard Glossip il 20 novembre e John Grant il 4 dicembre di quest’anno.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”