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L’illustratrice iraniana a TPI: “Le proteste sono il fallimento culturale e sociale della repubblica islamica”

Immagine di copertina

Dalla morte di Mahsa Amini alle proteste di oggi: "Questo governo può mantenere un potere zoppo solo con la repressione violentissima, ma sottovaluta che anche la paura può non spaventare più". A TPI parla Sagar, illustratrice di origini iraniane che vive in Italia

Facciamo un passo indietro e riavvolgiamo il “nastro degli eventi” di questi mesi turbolenti. Mahsa Amini, ragazza curda iraniana, arrestata per aver indossato l’hijab in modo “sbagliato” è deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica locale prima e internazionale poi.

S&D

Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con un’illustratrice di origini iraniane che vive in Italia di nome Sagar. Il cognome lo abbiamo omesso per evidenti ragioni di sicurezza.

Sagar cosa è successo a Mahsa Amini?
Il mondo è venuto a conoscenza delle atrocità del governo iraniano, grazie all’attenzione mediatica internazionale, dopo la morte della ragazza curda iraniana Mahsa Amini. La morte di Mahsa è solo la punta dell’iceberg di quello che il popolo iraniano vive dal lontano 1979. Mahsa non era solo una ragazza che portava il velo (hijab) in modo disinvolto, ma rappresenta le minoranze etniche persiane che hanno sempre convissuto per più di 2500 anni in modo civile e armonico. 

Purtroppo lei ha pagato il prezzo delle persecuzioni che l’attuale governo applica su tutti coloro che fanno parte di minoranze etniche. Il popolo curdo è sempre stato una parte fondamentale dell’Impero persiano abitando la parte nord-est dell’altopiano iraniano, purtroppo nella storia questa ed altre popolazioni antichissime sono state perseguitate dal clero islamico già dal VII secolo, prima cercando di far convertire le popolazioni all’islam (i curdi storicamente appartengono a varie religioni tra cui quella cristiana, islamica sunnita, yazida, zoroastriana ed ebraica) e successivamente cercando di eliminare la popolazione curda, come sta avvenendo anche oggi, con continue aggressioni militari, blitz punitivi nelle scuole e persecuzioni che come nel caso di Mahsa Amini portano alla morte ingiustificata per odio razziale.

E poi il “velo”, elemento contraddittorio che ha visto nel 1979, anno della rivoluzione Khomenista, il suo ritorno nella società iraniana, fino a oggi. Cosa ne pensi Sagar?
A Teheran capitale dell’Iran moderno il velo è sempre stato motivo di discussione accesa, perché la legge islamica di stampo medievale cinquecentesco portato alla luce dalla rivoluzione Khomeinista prevede l’osservanza stretta delle regole coraniche islamiche per tutta la popolazione indistintamente dalla fede abbracciata.

Dal 1979 donne di tutte le età entrano ed escono di galera e vengono sanzionate per l’inosservanza delle regole di abbigliamento islamico che prevede abiti larghi in modo da non far vedere le forme del corpo, capelli chiusi dall’hijab e trucco leggerissimo. Le donne persiane non hanno mai accettato queste imposizioni, infatti nelle città, specie a Teheran si vedono per le strade donne truccatissime, ricostruzioni alle unghie all’ultimo grido (che sarebbero vietate), persone con l’hijab portato a metà capo e vestiti attillati anche a mezza manica (anch’esso vietato perché non devono vedersi le braccia delle donne).

Le donne persiane sono sempre state combattive, caparbie e molto coraggiose, già nel 1979 le donne erano sempre in prima fila nelle manifestazioni e rivoluzioni e oggi in Iran sono più istruite degli uomini considerando che il 60% delle iscrizioni universitarie sono ricoperte dal genere femminile. La morte di Mahsa ha semplicemente rotto un vaso che era già pieno di crepe e che oggi è impossibile da ricostruire.

Possiamo definire tutto questo come un “fallimento culturale e sociale della repubblica islamica”?
Assolutamente, il fallimento culturale e sociale della repubblica islamica è senza precedenti perché la generazione che sta combattendo questo sistema con le manifestazioni e l’aiuto dei social è la generazione cresciuta con la repubblica islamica e i suoi insegnamenti, loro sono i suoi figli.

Insegnamenti che non sono più condivisi dalla popolazione perché l’islam medievale di Khomeini non ha mai visto aperture ed evoluzioni verso il futuro obbligando il paese a rimanere incastrato in un era antica e arcaica. Gli stessi fondamenti per cui si è fatta la rivoluzione Khomeinista sono stati traditi, perché la ricchezza non è stata ridistribuita tra il popolo, ed è esattamente quello che succedeva con lo Shah di Persia Reza Pahlavi, in cui le caste hanno prosperato a discapito dei più indifesi.

Ai tempi dello Shah la ricchezza era in mano a poche famiglie, ai grandi proprietari terrieri e al Savak (polizia segreta che teneva oppressa l’opposizione e la popolazione) oggi semplicemente sostituita dalla casta del clero sciita che per la prima volta è riuscita a governare l’Iran dopo 1500 anni di tentativi.

Dalle proteste del settembre 2022 alle risposte del governo iraniano (quali e con che vigore), al ruolo delle donne e dei più giovani nel corso delle proteste. Quali le conseguenze?
Le conseguenze delle proteste oggi sono ben visibili grazie ai social, ma la repubblica islamica ha sempre torturato, ucciso, stuprato, e fatto sparire tutti gli oppositori politici e tutti coloro che non osservavano le leggi islamiche. Iran Human Rights al 29 novembre 2022 parla di almeno 448 persone, di cui 60 minori, uccise a seguito dell’intervento del governo.

Questi però sono solo dati ufficiali, mentre sarebbero molte di più calcolando anche le persone scomparse e di cui non si hanno più tracce. La situazione nelle carceri iraniane è gravissima, non vengono rispettati i più basilari diritti umani e oltre a frustate e torture di vario genere che contemplano anche stupri giornalieri ci sono anche una serie di torture psicologiche e minacce ai parenti degli arrestati.

Un documentario che parla di questo argomento si trova attualmente su Netflix e si chiama My stolen revolution di Nahid Persson Sarvestani in cui si tracciano i profili di 5 attiviste politiche che hanno vissuto per lungo periodo le galere iraniane nella prima fase di questo regime islamico. L’Iran oggi non può vedere futuro senza una nuova organizzazione politica e nuove idee di convivenza sociale. Vanno rimessi in discussione tutti gli aspetti politici e ideologici oggi presenti e va preso in considerazione quello che le piazze e le manifestazioni chiedono, cioè la separazione della religione dalla politica. Quella che era stata la grande intuizione di Khomeini, cioè di creare l’islam politico oggi è superato.

Questo governo può mantenere un potere zoppo solo con la repressione violentissima, ma sottovaluta che anche la paura può non spaventare più. La cura alla malattia che affligge l’Iran è solo la vera democrazia, che il popolo vuole da secoli, ma che non ha mai potuto avere. È compito degli iraniani all’estero e della comunità internazionale aiutare chi all’interno del paese lotta dando la vita per un Iran democratico.

Qual è la posizione dei governi occidentali in merito e di quello italiano? Qual è la situazione oggi in Iran e le possibili prossime azioni della teocrazia iraniana?
La posizione dei governi occidentali rispetto agli avvenimenti accaduti dopo la morte della ragazza Mahsa Amini si sono fatti sentire tiepidi all’inizio delle manifestazioni e la situazione non è di molto cambiata nel tempo. Grazie alle organizzazioni di iraniani residenti in Europa e America si sta chiedendo in modo insistente a tutti i governi occidentali di condannare in modo duro il regime iraniano.

Il 12 Dicembre 2022 il consiglio europeo ha inserito 20 persone ritenute responsabili delle forti repressioni in iran a misure restrittive tra cui congelamento dei beni. Questo però non è ancora sufficiente perchè non mette k.o il regime. In particolare l’Italia fino a qualche mese fa invitava ancora delegati del governo iraniano per interessi commerciali. Solo grazie a Laura Boldrini che in parlamento con la sua interrogazione al ministro degli esteri Tajani sono state portate all’attenzione dell’attuale governo le richieste di migliai di iraniani residenti in Italia che chiedono al governo Meloni di non fare affari con gli asssasini del regime islamico.

La situazione, almeno a parole, sembra voler dare un messaggio di ferma condanna con delle dichiarazioni di Tajani e Meloni che però si sono limitate a delle mere frasi. Il presidente della Repubblica italiana Mattarella, invece in un colloquio con il nuovo ambasciatore della repubblica islamica ha espresso ferma condanna della Repubblica Italiana per la violazione dei diritti umani in Iran e sua personale indignazione per la brutale repressione delle manifestazioni e condanne a morte dei manifestanti. Il Presidente Mattarella ha inoltre sollecitato l’ambasciatore Mohammmad Reza Sabouri a rappresentare presso le autorità iraniane l’urgenza di porre fine alle violenze contro la popolazione.

Nel mese di Dicembre la comunità iraniana internazionale è riuscita a far portare al governo americano una bozza di risoluzione con effetto immediato per far rimuovere l’Iran dalla commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite. Per le donne iraniane è stata una piccola vittoria escludere dalla commissione un regime che tortura, violenta e uccide le donne.

Per il futuro il primo passo per le comunità internazionali sarebbe tagliare tutti i rapporti commerciali con il governo iraniano e avviare le procedure per inserire i Pasdaran (i guardiani della rivoluzione islamica) nella lista delle organizzazioni terroristiche. Questo sarebbe un grande atto di civiltà per chi crede ancora nella democrazia.

In Iran oggi non è cambiato nulla, la repressione è sempre fortissima, i diritti umani non vengono rispettati e i manifestanti vengono perseguitati e torturati fino alla morte. Il regime si sente vulnerabile e per questo esercita la massima violenza immaginabile per cercare di resistere e sopravvivere.

Chiudiamo con gli slogan di questi ultimi mesi, tanti, tantissimi. Quali quelli più “potenti” Sagar?
Nelle piazze e nelle università in questi mesi i giovani cantano degli slogan molto potenti e che riassumono l’animo della gente. Eccone alcuni a mio parere significativi:

Donna, Vita, Libertà.

Non abbiate paura, noi siamo tutti insieme.

Morte all’oppressore sia lo Shah sia Khomeini.

Dietro ogni ucciso che cade siamo in migliaia in piedi.

Lo studente morirà, ma non accetterà l’umiliazione.

Tu continui a cancellarlo, io continuo a scriverlo, morte al dittatore.

Rimarremo in piedi fino all’ultimo respiro per i nostri sogni. Donna, Vita, Libertà.

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