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Home » Esteri

Forti scontri al Cairo tra polizia e manifestanti: “Al Sisi dimettiti”

Immagine di copertina

A scatenare le proteste è stata la cessione di due isole egiziane all’Arabia Saudita, il clima contro il governo è teso. Gas lacrimogeni e proiettili di gomma sulla folla

La polizia egiziana ha lanciato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere una manifestazione organizzata in protesta contro la cessione di due isole all’Arabia Saudita.

S&D

La questione riguarda la sovranità delle isole di Tiran e Sanafir, che l’Egitto ha ceduto al regno saudita. Entrambe le isole, situate nel golfo arabico, sono disabitate e appartengono all’Egitto dal 1950 (nella mappa qui sotto).


Migliaia di egiziani sono scesi in strada in tutto l’Egitto per chiedere le dimissioni del presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi.

“Sisi dimettiti, la nostra terra ci appartiene”, gridava la folla in strada.

“Protesto per la situazione della nazione, non solo per le isole” ha detto un manifestante, Mohamed Hussein, nel corso della protesta.

Secondo le autorità almeno 80 persone ieri sono state arrestate al Cairo e Alessandria, dove le proteste sono state più violente le manifestazioni.

Lo schieramento politico della Fratellanza musulmana e i partiti laici hanno invitato i cittadini a scendere in strada.

Al Sisi è stato costretto a difendere pubblicamente la sua decisione di cedere le due isole all’Arabia Saudita, spiegando che sono sempre appartenute all’Arabia Saudita perché erano stati i sauditi a chiedere all’Egitto di difenderle nel 1950.

“Non cediamo nessun nostro diritto, ma riconosciamo quello legittimo altrui”, ha spiegato: “L’Egitto non rinuncia a nessun granello di sabbia del suo territorio. I documenti riconoscono che le isole appartengono all’Arabia Saudita”.

L’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo arabo hanno riversato sull’Egitto miliardi di dollari in aiuti e investimenti dopo che al Sisi ha cacciato l’ex presidente Mohamed Morsi dei Fratelli musulmani, al termine delle oceaniche proteste del 2013.

Ma l’improvviso crollo del prezzo del petrolio e alcune dispute tra Cairo e Ryad su alcune questioni come la guerra in Yemen, avevano aumentato le tensioni tra le due nazioni.

Le proteste hanno reso evidente come l’ex generale, criticato per la sua gestione dell’economia, non goda più dell’esteso supporto popolare che lo portò al potere nel 2013.

Non ci sono segnali sufficienti che minaccino l’attuale leadership di al Sisi. Tuttavia, anche i media nazionali, che fino a poco tempo fa celebravano “l’infallibilità” del presidente, hanno iniziato ad attaccarlo.

Sicuramente a diminuire la popolarità di al Sisi ha contribuito il modo in cui ha gestito alcune crisi come l’inchiesta per l’omicidio di Giulio Regeni e l’attentato all’aereo di linea russo nella penisola del Sinai nell’ottobre del 2015.

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