Regno Unito, Francia, Grecia: i governi europei stanno aumentando sempre più i poteri della Polizia. Ecco come
Quei governi europei che stanno aumentando i poteri della Polizia
Tra le eredità controverse della pandemia rischia di esserci l’aumento del potere della polizia in diversi Stati europei. Bristol, Atene e Parigi sono solo alcune delle città scosse negli ultimi mesi da proteste contro norme accusate di incentivare la repressione e di mettere in pericolo i diritti umani.
L’ultima manifestazione in ordine cronologico si è svolta domenica 21 marzo a Bristol nel Regno Unito dove migliaia di persone sono scese per le strade protestando contro il Police and Crime Bill proposto dal governo del premier Boris Johnson.
Regno Unito: Kill the Bill e il caso Everard
Accanto a nuove norme condivisibili come la possibilità di condannare all’ergastolo chi uccide i bambini, l’esecutivo conservatore ha inserito nella nuova legge alcuni provvedimenti che permettono alla polizia di porre fine a una manifestazione se i suoi partecipanti protestano a un volume “troppo alto” e che rendono punibile come crimine il mancato rispetto delle nuove norme anche se i manifestanti non ne sono informati dagli agenti.
Un altro punto controverso è quello che riguarda l’introduzione dell’offesa di “pubblico disturbo” che mira a punire chi bloccherà strade e ponti per rendere pubblico il suo dissenso. E ha fatto anche discutere l’approvazione di una pena fino a dieci anni di carcere per i manifestanti che danneggeranno le statue. Un evento già accaduto proprio a Bristol dove nel giugno scorso alcuni partecipanti a una protesta antirazzista avevano abbattuto la statua del mercante di schiavi Edward Colston.
Come prevedibile, le nuove leggi hanno trovato una dura opposizione e a Bristol è stata organizzato un corteo con un nome molto chiaro “Kill the Bill” (“ammazza la legge”), un gioco di parole con Kill Bill, il noto film del regista Quentin Tarantino.
Nonostante l’invito delle autorità a non partecipare alla protesta, migliaia di persone hanno risposto all’appello e gli scontri tra dimostranti e agenti hanno portato al ferimento di 21 poliziotti e all’arresto di otto persone. Ma il numero degli arrestati, ha fatto sapere il ministero dell’Interno, è destinato a crescere.
La situazione è resa ancora più complicata dall’omicidio di Sarah Everard, la 33enne rapita e uccisa a Londra mentre rincasava a piedi il 3 marzo. Secondo gli inquirenti, l’autore dell’omicidio è Wayne Couzens, un agente della Polizia metropolitana della capitale britannica.
La notizia ha suscitato lo sdegno delle associazioni femministe che insieme al movimento “Reclaim These Streets” (“rivendichiamo queste strade”) hanno organizzato una veglia in memoria di Everard il 13 marzo. Il sit-in è stato bruscamente interrotto dalla polizia che ha arrestato e disperso in maniera brutale i partecipanti.
La ministra dell’Interno, Priti Patel, ha definito “sconvolgenti” le immagini delle violenze degli agenti e ha chiesto l’avvio di un’indagine interna. Il timore, per gli attivisti, è che la nuova legge renda episodi simili ancora più frequenti.
Più poteri alla Polizia: gli altri casi europei
Il Regno Unito non è stato l’unico Paese europeo ad “approfittare” del periodo pandemico per aumentare i poteri delle forze dell’ordine. La Grecia ha approvato la creazione di un nuovo corpo di polizia specifico per le università. Una decisione che ha causato proteste e disordini nel Paese ricordando, secondo i suoi critici, i tempi bui della dittatura militare degli anni Settanta.
Ma anche la Francia non è stata al riparo da questa nuova “ondata”. Il governo del presidente Emmanuel Macron ha proposto lo scorso novembre un nuovo pacchetto di leggi che rende illegale filmare o fare foto agli agenti in servizio.
Per oltre tre mesi tutto il Paese è stato scosso da raduni che hanno chiesto al parlamento di fermare un provvedimento definito “molto preoccupante” anche dalla commissaria Onu per i Diritti umani, Michelle Bachelet.
Anche in questo caso la fortuna non è stata dalla parte del governo, visto che in concomitanza con la discussione sulla legge si sono verificati il pestaggio di un produttore afroamericano da parte di quattro agenti e lo sgombero violento di un campo profughi a Parigi, dove insieme ai migranti sono stati picchiati anche alcuni giornalisti presenti per documentare l’accaduto.
Dopo mesi di polemiche, il governo francese ha quindi promesso di riscrivere la legge, ma i manifestanti hanno comunque continuato le proteste chiedendo a gran voce anche la fine dell’impiego di droni e telecamere per la sorveglianza dei cittadini.
Il mondo avanza, l’Europa arretra?
Oltre a essere controverse, le decisioni dei governi europei in materia di sicurezza rischiano di risultare addirittura “antistoriche” se si guarda a ciò che sta accadendo nel resto del mondo. Nell’ultimo anno gli Stati Uniti hanno infatti dovuto iniziare a rivedere i poteri della polizia dopo le proteste del movimento antirazzista Black Lives Matter, insorto all’indomani dell’omicidio dell’afroamericano George Floyd, soffocato da un agente durante un fermo.
Anche la Nigeria sta provando a fare i conti con gli abusi delle sue forze dell’ordine e dopo mesi di protesta ha sciolto a ottobre il reparto SARS, accusato di avere commesso centinaia di furti e violenze negli ultimi vent’anni. Il rischio è che mentre nel resto del mondo ci si interroga su come arginare le violenze della polizia, gli stati europei abbraccino nuove leggi, che come già sta succedendo, rischiano di aumentarle.
Leggi anche: Quella tentazione europea di abbandonare la Convenzione di Istanbul: i diritti delle donne sul viale del tramonto