Perché in Arabia Saudita le donne non avevano il permesso di guidare
Fino al 26 settembre 2017, l'Arabia Saudita era l'unico paese al mondo che non permetteva alle donne di condurre automobili
Re Salman dell’Arabia Saudita ha annunciato il 26 settembre 2017 che le donne avranno il permesso di guidare la macchina al pari degli uomini.
L’agenzia di stampa ufficiale dell’Arabia Saudita ha dichiarato che il re ha emesso un ordine supremo per formare un comitato composto dal ministero del Lavoro, il ministero degli Affari esteri e il ministero dello Sviluppo per delineare le linee guida del decreto che permetterà alle donne di guidare.
Il 30 giugno del 2018 è la data prevista per il primo rilascio delle patenti alle donne saudite.
La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa saudita in contemporanea a un evento a Washington legato alla casa reale saudita. Non sono mancate infatti le congratulazioni di Donald Trump al Re Salman, come riporta BBC Arabic.
“È un passo positivo e importante per i diritti delle donne in Arabia Saudita”, ha dichiarato il presidente statunitense.
L’Arabia Saudita era l’unico paese al mondo, dal 1957, in cui le donne non potevano condurre le automobili. Le ragioni di questo divieto sono legate alla dottrina wahabita che vige nel paese.
Il wahabismo è difatti un’interpretazione rigida del Corano nell’Islam sunnita, che viola i diritti delle donne.
Come riporta Huffpostarabi gli sceicchi più estremisti, sostenitori delle dottrina wahabita, ritenevano necessario non consentire alle donne di guidare per le seguenti ragioni:
- Le donne devono preservare il proprio onore e la propria dignità
- Le donne possono spostarsi solo accompagnate da un tutore di sesso maschile altrimenti rischiano di essere stuprate
- I poliziotti sauditi non possono interagire con le donne e non sanno come relazionarsi con esse.
- La guida può danneggiare il corpo femminile
- Le donne saudite devono occuparsi in primo luogo degli impegni familiari, che verrebbero messi in secondo piano dalla guida
Le ragioni che hanno portato il re ad abolire il divieto di guida per le donne sono molteplici, come riporta Al Arabia:
- Il re saudita ha tenuto conto delle conseguenze negative che ci sarebbero state se il divieto fosse durato ancora a lungo. Ha poi tenuto conto anche degli aspetti positivi che si potrebbero ottenere in ambito economico e sociale permettendo alle donne di guidare
- Le proteste e le petizioni lanciate dalle donne saudite negli ultimi anni hanno influenzato l’opinione pubblica e la monarchia saudita. Le petizioni più decisive sono state le campagne delle due attiviste saudite Manal el Sherid e Loijain Al-Hathalon
- Loajain Al-Hathalon, attivista per i diritti delle donne, nel 2013 ha lanciato la campagna #Women2drive. Anche Manal el Sherid ha dato vita a una campagna nel 2011 con lo slogan “Guiderò la mia macchina da sola”. Entrambe le attiviste sono state poi condannate a settanta giorni di reclusione
Al Jazeera, il 27 agosto, ha pubblicato un video diventato virale di una donna saudita vestita con abiti maschili mentre guidava una macchina ribellandosi al divieto.
Il divieto di guida per le donne era visto dalle organizzazioni per i diritti umani come un simbolo di oppressione che ha danneggiato l’immagine dell’Arabia Saudita a livello internazionale.
Solo il 12 per cento delle donne in Arabia Saudita lavora. Consentire alle donne di guidare in autonomia le permetterà di inserirsi maggiormente nel mondo del lavoro.
Infine come ha dichiarato l’ambasciatore di Riad, a Washington, la società saudita è giovane e dinamica e necessita un cambiamento.