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Home » Esteri

L’ostaggio canadese Joshua Boyle ha raccontato i suoi 5 anni in mano ai Talebani

Immagine di copertina

L'uomo è stato rapito in Afghanistan nel 2012 dal gruppo jihadista, insieme alla sua famiglia, ed è stato liberato l'11 ottobre 2017

L’ostaggio canadese Joshua Boyle era stato rapito in Afghanistan nel 2012 dal gruppo estremista Hakkani, affiliato ai Talebani, insieme alla moglie Caitlin Coleman.

S&D

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I due sono stati liberati cinque anni dopo, l’11 ottobre 2017, durante i quali avevano anche avuto tre bambini.

A pochi giorni dalla sua liberazione, Boyle ha parlato alla stampa dall’aeroporto di Toronto per raccontare dettagli finora inediti sulla propria prigionia sotto i Talebani.

Stando al suo racconto, il gruppo estremista di cui era ostaggio ha ucciso sua figlia e violentato sua moglie, mantenendo un atteggiamento che lo stesso Boyle ha definito di “malvagità e stupidità”.

La coppia si era recata in Afghanistan nel 2012 con l’obiettivo di portare aiuti in un’area del paese in cui, secondo lo stesso Boyle, “né le Ong né gli aiuti umanitari, né i governi” sono riusciti ad arrivare. I due sono stati rapiti in quella stessa regione.

Nel 2012, quando la coppia partì per l’Afghanistan, Caitlin Coleman era incinta. Suo padre, Jim Coleman, ha avuto modo di riferire in un’intervista all’emittente ABC News che aveva considerato incosciente la decisione della figlia di recarsi in un luogo così pericoloso durante la gravidanza.

Durante la loro prigionia, la coppia ha avuto tre figli, che hanno raggiunto il Canada insieme ai genitori dopo il rilascio. Secondo quanto lasciato intendere da Boyle, i due avrebbero avuto anche un quarto figlio, una bambina, uccisa dai rapitori.

Oltre a questo, gli uomini del gruppo Hakkani hanno anche violentato sua moglie, Caitlin Coleman. Questi atti sarebbero avvenuti come vendetta per i continui rifiuti di Boyle a una proposta fattagli dai Talebani.

“La stupidità e la malvagità mostrata dal gruppo Hakkani nel rapire un pellegrino è stata superata dall’autorizzare l’assassinio di mia figlia appena nata e dalla stupidità e la malvagità dello stupro di mia moglie, non un’azione isolata, ma condotta sotto la supervisione di un comandante”, ha dichiarato Boyle.

La coppia è stata liberata dai militari pakistani durante un’operazione condotta insieme agli Stati Uniti al confine con l’Afghanistan.

Secondo alcune testimonianze, Boyle ha rifiutato di raggiungere il Canada a bordo di un caccia statunitense perché, essendo in passato stato sposato con una donna che ha poi avuto una relazione con un islamista radicale detenuto Guantanamo, avrebbe rischiato un processo. Boyle ha però prontamente smentito questa indiscrezione.

Adesso, ha detto Boyle, la cosa più importante è trovare un luogo che sia per la sua famiglia un rifugio e che i suoi bambini sopravvissuti possano finalmente chiamare casa.

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