Netanyahu candida Trump al Nobel per la Pace. Il presidente Usa: “Hamas e Israele vogliono la tregua”
L'annuncio a sorpresa del premier israeliano durante il vertice israeliano. La reazione del tycoon: "Wow, grazie Bibi! Sto fermando le guerre"
Mentre la guerra in Ucraina va avanti e sulla Striscia di Gaza continuano a piovere le bombe di Israele, il primo ministro dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu candida al premio Nobel per la Pace il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. È questa la principale notizia emersa dal faccia a faccia tra i due leader tenuto alla Casa Bianca nella serata di ieri, lunedì 7 luglio. Chi si aspettava l’annuncio di un cessate il fuoco per il conflitto a Gaza è rimasto deluso.
Poco prima che iniziasse la cena tra le rispettive delegazioni, Netanyahu, a sorpresa, davanti a giornalisti e fotografi, ha allungato a mano a Trump una lettera: “Mentre parliamo, sta forgiando la pace in un Paese, in una regione dopo l’altra”, ha detto. “Quindi – ha proseguito – voglio presentarle, signor Presidente, la lettera che ho inviato al Comitato per il Premio Nobel: la candido per il Premio Nobel per la Pace, che è più che meritato, e dovrebbe riceverlo”.
Trump è apparso stupito: “Grazie mille, non lo sapevo, wow!”, ha risposto. “Visto che viene da te, in particolare, è molto significativo. Grazie mille, Bibi”. “Sto fermando le guerre, sto fermando le guerre. E odio vedere la gente morire”, ha poi commentato il presidente degli Stati Uniti parlando di sé. Secondo la Cnn, il Premio Nobel per la Pace è “il massimo obiettivo di Trump”.
President Trump is “forging peace as we speak, in one country and one region after the other. So, I want to present to you, Mr. President, the letter I sent to the Nobel Prize committee. It’s nominating you for the peace prize, which is well-deserved.” –Israeli PM @Netanyahu 🇺🇸🇮🇱 pic.twitter.com/ZZfUEcfOPd
— The White House (@WhiteHouse) July 8, 2025
Secondo l’inquilino della Casa Bianca, i colloqui in corso a Doha, in Qatar, volti a porre fine alla guerra a Gaza stanno “andando molto bene”. Trump ha anche espresso fiducia sulla volontà di Hamas di porre fine al conflitto che dura ormai da 21 mesi e che ha prodotto circa 1.200 morti tra gli israeliani e poco di 60mila tra i palestinesi. “Vogliono incontrarsi e vogliono raggiungere un cessate il fuoco”, ha affermato il presidente americano.
Domenica il primo round di trattative nell’emirato arabo è andato a vuoto, ma i negoziati proseguiranno nel corso di questa settimana. Sul tavolo c’è una proposta di tregua, sostenuta da Qatar, Egitto e Stati Uniti, che si articola in vari punti: i principali riguardano il graduale rilascio di ostaggi e prigionieri, le modalità di accesso degli aiuti umanitari nella Striscia e il graduale ritiro delle truppe israeliane.
Durante l’incontro di ieri, interrogato dai giornalisti sul suo precedente piano di ricollocazione dei palestinesi, Trump ha girato la domanda al premier israeliano: Netanyahu ha affermato che il presidente Usa sostiene la “libera scelta” e che Israele sta collaborando con gli Stati Uniti per trovare altri Paesi in cui i palestinesi sfollati possano vivere.
Rispetto alla soluzione dei “due popoli due Stati”, Netanyahu ha affermato che i palestinesi dovrebbero avere il potere di governarsi autonomamente, ma “nessuno dei poteri per minacciarci”. “Ciò significa – ha puntualizzato – che certi poteri, come la sicurezza generale, rimarranno sempre nelle nostre mani. Ora, questo è un dato di fatto, e nessuno in Israele accetterà nient’altro, perché noi non ci suicidiamo”.
Parlando con la stampa, infine, Trump ha anche affermato che l’Iran vuole parlare con gli Stati Uniti e che Washington e Teheran hanno programmato dei colloqui sul nucleare. Alla domanda se a Teheran dovesse aver luogo un cambio di regime, Netanyahu ha risposto che “la decisione spetta al popolo iraniano”.