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Home » Esteri

Io musulmana, donna e immigrata vi dico perché ho votato Trump

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In una lettera al Washington Post, la giornalista indiana e attivista per i diritti delle donne musulmane Asra Nomani spiega il suo voto per il candidato repubblicano

Asra Nomani mostra con orgoglio l’adesivo con su scritto I voted (Ho votato). L’otto novembre scorso, Asra il suo voto l’ha dato al candidato repubblicano Donald Trump, eletto alla presidenza degli Stati Uniti aggiudicandosi 290 Grandi elettori contro i 232 di Hillary Clinton.

Asra rappresenta quella percentuale di votanti “silenziosi” che hanno permesso al tycoon americano di conquistare il suo posto alla Casa Bianca. Ma lei non è un’elettrice qualunque: è una donna, è musulmana ed è un’immigrata.

Giornalista, ma anche scrittrice e perfino nota attivista dei movimenti liberali nell’islam e del femminismo islamico. Co-fondatrice del Movimento di riforma musulmano, ha all’attivo due libri ed è autrice della Carta islamica dei diritti delle donne nella stanza da letto e nella moschea e dei 99 precetti per aprire i cuori, le menti e le porte nel mondo musulmano.

Nel novembre del 2003, Asra fu la prima donna nella sua moschea della Virginia Occidentale a chiedere di poter pregare nella sala principale riservata ai maschi. 

Successivamente organizzò la prima preghiera pubblica negli Stati Uniti di un gruppo misto di fedeli guidati da lei stessa. All’impegno nelle battaglie per l’affermazione dei diritti delle donne musulmane, si somma la sua carriera come giornalista e corrispondente delle principali testate americane: dal Wall Street Journal al Washington Post, passando per il New York Times, Slate e Time

Sulla carta Asra avrebbe dovuto dare il suo voto per Hillary Clinton, ma così non è stato. In un lungo articolo pubblicato sull’edizione online del Washington Post il 10 novembre, la donna ha spiegato chiaramente cosa l’ha spinta a votare per il candidato repubblicano – osteggiato dal suo stesso partito d’appartenenza e sottovalutato da tutti, sondaggisti e giornalisti in testa. 

Qui alcuni stralci della sua “confessione”. 

Ho 51 anni, sono musulmana, donna, immigrata ‘di colore’, ma sono anche una di quelle elettrici silenziose che ha votato per Donald Trump. Non mi reputo una persona bigotta, razzista, maschilista o una che vuole l’affermazione della supremazia bianca, come spesso vengono descritti gli elettori che hanno votato per Trump”, ha scritto Asra.

“Nell’inverno del 2008 condividevo le idee liberali e democratiche, ero fiera di aver trascorso la mia vita nel West Virginia e avevo votato per Barack Obama, come primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Ma dopo tutti questi anni di insoddisfazione, ho deciso di tenere segreta la mia preferenza elettorale: nel 2015 avevo optato per il candidato repubblicano Donald Trump“.

La lettera-confessione prosegue facendo una disamina lucida dei motivi per cui Asra ha deciso stavolta di dare la sua fiducia al candidato repubblicano, spinta anche dal senso di amarezza provato dopo aver letto un tweet di un suo amico che si vergognava per tutti coloro che avevano dato la loro preferenza a Trump e condividevano con lui l’odio e il razzismo.

Sono una madre single che non può permettersi l’assicurazione sanitaria sotto l’Obamacare. Martedì ho guidato fino alla mia città in West Virginia, Morgantown, dove ho visto un’America rurale, che lotta ancora per sbarcare il lunario dopo otto anni di amministrazione Obama”.

“Io stessa respingo la triade odio, divisioni e ignoranza. Ho sempre sostenuto le posizioni del partito democratico in materia di aborto, di matrimonio omosessuale e di cambiamento climatico. Mi ritengo una musulmana liberale che ha vissuto, in prima persona, l’estremismo islamico. Ma non ho condiviso l’atteggiamento di Barack Obama nei confronti del terrorismo islamico“.

Secondo Asra, l’ex presidente è stato troppo debole nel combattere il terrorismo e troppo morbido con il cosiddetto islam radicale. E rimane sulla stessa linea anche quando fa riferimento a Hillary Clinton. Nella lettera, Asra cita lo scandalo scoppiato sulle email di Clinton svelate da Wikileaks e non mancano passaggi in cui si ravvisa un duro attacco verso la candidata democratica.

Le rivelazioni delle donazioni di milioni di dollari alla Fondazione Clinton da parte di Qatar e Arabia Saudita hanno definitivamente affossato il mio sostegno per lei”, ha scritto la donna. 

Infine, Asra ha spiegato di non sentirsi assolutamente minacciata come cittadina americana in quanto musulmana. “Non ho nessun timore al riguardo. Sono arrivata qui quando avevo quattro anni dall’India. L’America, la nostra lunga storia di giustizia sociale e dei diritti civili non permetterà mai che si concretizzi l’allarmismo che si è accompagnato alla retorica della campagna elettorale di Trump“.

— LEGGI ANCHE: Cosa succede ora che Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti

— LEGGI ANCHE: Cosa cambierà per i diritti delle donne sotto la presidenza Trump 

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