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Le start-up in Europa

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L'Ue ha lanciato un progetto per promuovere le start-up tecnologiche. Ma le differenze legislative europee rimangono un ostacolo

La crisi economica mondiale sembra non avere via d’uscita. L’unico settore a livello globale in continua crescita è quello tecnologico, soprattutto a livello di start-up. Idee e progetti che in pochi mesi assumono valori che vanno da zero a cifre a sei zeri.

Questo avviene soprattutto nel mercato americano, nella Silicon Valley, terra che ha visto nascere fenomeni globali come Facebook, Google, Apple e Microsoft, solo per fare alcuni esempi. In Europa invece il fenomeno stenta a decollare.

A questo proposito la Commissione Europea ha recentemente costituito il Leaders Club, un gruppo formato da nove giovani imprenditori europei guidati da Neelie Kroes (vice-presidente della commissione europea). Il loro scopo è discutere su come far nascere e valorizzare un maggiore numero di start-up tecnologiche nel vecchio continente.

Ma la strada non è facile. Il primo ostacolo a cui l’associazione si è trovata di fronte è stata l’eterogeneità legislativa all’interno dell’Unione Europea. “Il continente è sempre stato più diviso che unito”, racconta Kroes.

Le leggi contrattuali rimangono una questione nazionale. Ciò significa che se il Leaders Club vuole attuare cambiamenti sostanziali ha bisogno prima di tutto di agire tramite il commissario europeo per il mercato interno Michel Barnier, che dovrebbe poi esercitare una forte azione di lobbying per far cambiare le singole legislazioni nazionali.

Un esempio delle difficoltà che possono derivare da queste divisioni è dato da uno degli ultimi arrivi sul mercato del web europeo, Spotify, creato da Daniel Ek, svedese, in collaborazione con Martin Lorentzon. Il servizio di streaming musicale è stato per molto tempo limitato nella penisola scandinava e nel Regno Unito (dove per un periodo sono state anche bloccate le registrazioni gratuite), mentre è riuscito a entrare nel fondamentale mercato statunitense solo in seguito. A causa della burocrazia dei vari Paesi, si è diffuso lentamente. 

Concludendo la presentazione del Leaders Club, Neelie Kroes ha comunque voluto rimarcare che “non è affatto vero che ciò che riguarda le start-up tecnologiche sta accadendo solo nella Silicon Valley”. A suo avviso molte stanno nascendo e crescendo nelle grandi città europee: da Stoccolma ad Amsterdam, passando per Berlino e Londra.

La capitale inglese soprattutto sembra il luogo più adatto dove fondare una start-up, con la sua Silicon Roundabout. Anche Facebook e Google hanno recentemente investito a Londra, a riprova dell’altissimo potenziale della città e di una grande comunità di nuovi talenti. La borsa di Londra ha progettato dei piani di vendita ad hoc per rendere il mercato più appetibile agli investimenti delle piccole e medie imprese.

Con il Leaders Group sembra si vogliano mettere le basi per far crescere un nuovo e promettente mercato. L’eterogeneità culturale, sociale e linguistica europea però è ancora un ostacolo. L’immagine del continente che emerge è conflittuale, la frammentazione del mercato e gli screzi commerciali non aiutano lo sviluppo dell’economia.

Come dice Kroes, “molto sta succedendo e può accadere in Europa, ma la prima cosa da chiedersi e a cui prestare attenzione è perché i più brillanti talenti europei non vengano trasformati in prosperose aziende che operano sul web“.

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