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Le resistenze della Cina complicano l’accordo sul clima al G20 di Napoli

Immagine di copertina
Il presidente cinese Xi Jinping. Credit: Epa/Xinhua/Xie Huanchi

Gli Usa: "Senza Pechino ridurre le emissioni è una mission impossible"

Le resistenze della Cina complicano l’accordo sul clima al G20 di Napoli

La Cina dovrà ridurre le emissioni prima del previsto per evitare una “catastrofe” climatica. Lo ha dichiarato negli scorsi giorni l’inviato speciale statunitense per il clima John Kerry, in Italia per prendere parte al vertice del G20 dedicato all’ambiente iniziato, oggi a Napoli.

L’incontro dei ministri dell’Ambiente del Gruppo dei 20 è considerato un appuntamento chiave in vista della conferenza dell’Onu sul clima che sarà organizzato a novembre a Glasgow, in collaborazione con l’Italia. Insieme agli Stati Uniti, il governo italiano, che quest’anno detiene la presidenza di turno del G20, sta cercando di contribuire a sanare la spaccatura sempre più profonda tra paesi ricchi e poveri nella lotta al cambiamento climatico.

In un discorso a Londra, prima del vertice tenuto oggi e domani a Napoli, Kerry ha dichiarato che sarà impossibile raggiungere l’obiettivo di limitare a 1,5 gradi centigradi il riscaldamento globale se la Cina non inizierà prima del previsto a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2).

Le emissioni di CO2 dovute a attività umane sono considerate dalla comunità scientifica la causa principale del riscaldamento globale che sta provocando sempre più frequentemente fenomeni estremi, come le alluvioni viste negli ultimi giorni in Europa centrale e in Cina e gli incendi in Nordamerica.

La Cina, responsabile del 28 percento delle emissioni globali, ha annunciato lo scorso settembre che continuerà ad aumentare le emissioni per i prossimi nove anni, promettendo di raggiungere il picco nel 2030, per poi azzerare entro il 2060 le emissioni nette (raggiungendo la cosiddetta “neutralità carbonica” o carbon neutrality).

Un impegno inadeguato secondo l’ex candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, il quale sostiene che se la Cina continuerà ad aumentare le emissioni fino al 2030, il resto del mondo dovrà arrivare alla neutralità carbonica dieci anni prima del previsto. Gli Stati Uniti, che continuano a essere il primo paese al mondo per emissioni cumulate, sono rientrati lo scorso febbraio nell’accordo sul clima di Parigi, dopo esserne usciti sotto la presidenza di Donald Trump.

La Cina sta prendendo parte in collegamento video al vertice di Napoli, in cui i membri del G20 sono chiamati a trovare un’intesa per poter poi stabilire obiettivi più stringenti all’incontro dell’Onu che si terrà a Glasgow a novembre.

Al momento tuttavia, sembra lontano il raggiungimento di un accordo vincolante sui finanziamenti ai paesi più poveri, un tema chiave nella diplomazia climatica diventato particolarmente delicato dopo il mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel 2009. All’epoca i paesi sviluppati avevano promesso di versare ogni anno 100 miliardi di dollari entro il 2020 in finanziamenti per il clima ai paesi più poveri, che chiedono aiuti finanziari per poter sostenere obiettivi più ambiziosi e risarcirli dai danni delle stesse conseguenze del cambiamento climatico, come siccità e innalzamento dei mari, che tendono a subire maggiormente.

Secondo quanto riporta Reuters, il comunicato che sarà concordato alla fine della giornata di domani, in cui si discuterà di energia e cambiamento climatico, non farà riferimento ai 100 miliardi di dollari o ad altri impegni finanziari definiti, salvi altri sviluppi.

Invece sui temi della giornata di oggi, dedicata alla biodiversità, aree protette, economia circolare, i paesi membri sono riusciti a trovare un accordo, al termine “settimane di trattative” tra le diplomazie dei paesi membri.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, gli Stati Uniti e l’Italia, rappresentata a Napoli dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intendono impegnarsi ad aumentare i loro aiuti ai paesi in via di sviluppo per affrontare il riscaldamento globale. “Lavoreremo fino all’ultimo minuto per raggiungere l’unanimità sul comunicato”, ha detto Cingolani al quotidiano britannico.

La scorsa settimana l’Unione Europea ha annunciato una serie di proposte ambiziose sul cambiamento climatico, per arrivare ad azzerare le emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050. Il pacchetto di misure, con cui l’Ue intede raggiungere il suo obiettivo di ridurre le emissioni del 55 percento dai livelli del 1990 entro il 2030, comprende una proposta che vieterebbe di fatto la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035, imponendo limiti più stringenti per le emissioni.

Prima di essere approvate dagli stati membri dell’Ue e dal parlamento europeo, le proposte, molte delle quali già contestate dalle associazioni di categorie, saranno oggetto di negoziazioni che probabilmente dureranno mesi.

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