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Le dimissioni di Benedetto XVI

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Un evento storico, che non avveniva da sei secoli. Joseph Ratzinger ha deciso di abbandonare la carica di leader della Chiesa Cattolica

Le dimissioni di Benedetto XVI

Il primo lancio di agenzia è delle 11.46. La notizia in pochi minuti ha fatto il giro del mondo. Fedeli e turisti, in piazza San Pietro, si sono guardati con sgomento pensando a uno scherzo. Molti non ci credono, cercano conferme sugli smartphone. Sperano di aver capito male. Ma è tutto vero.

L’ultima volta che un Papa si è dimesso risale a oltre sei secoli fa: lo fece Gregorio XII, in carica dal 1406 al 1415, all’epoca dello scisma d’Occidente (e non Celestino V come molti hanno detto in questo ore frenetiche pur di dimostrare di ricordarsi le famose terzine di Dante). È normale che la notizia desti scalpore: innanzitutto perché è un fatto che non si ripeteva da quando i papi erano re e i conclavi erano formati da 12-15 cardinali che a loro volta erano espressione di poche famiglie nobili. E in secondo luogo perché è un gesto che sembra andare in controtendenza con la fine del pontificato precedente, ovvero quando le dimissioni erano richieste a gran voce da più parti.

Superato un primo, comprensibile, momento di grande sorpresa è spontaneo accostare questo gesto di Benedetto XVI al momento in cui accettò di essere il successore di Giovanni Paolo II. Non era un mistero che il cardinale Ratzinger desiderasse da tempo ritirarsi dal suo incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e che avesse chiesto al Papa di poter tornare ai suoi studi preferiti. Più di una volta rimetté il suo incarico a Giovanni Paolo II che, un paio di volte in maniera anche simpatica, aveva però respinto le richieste di Ratzinger ritenendo di aver bisogno di lui per custodire l’ortodossia della Chiesa Cattolica.

È un indizio di quanta generosità abbia dovuto mettere nell’accettare l’elezione a Sommo Pontefice: una svolta di vita radicale, a 78 anni, rinunciando a tutto ciò che gli era più caro per amore della Chiesa. In un contesto in cui, e sono in molti a raccontarlo, il cardinale Ratzinger vedeva il suo incarico di decano del Collegio Cardinalizio durante l’ultimo conclave come ultima fatica prima della meritata pensione. Lo stesso fratello del Papa ha affermato che era una decisione sulla quale meditava da almeno un anno.

Stavolta però, non ci sarà nessuno a respingere la rinuncia del Papa al suo incarico, come recita il Canone 332 del Codice di diritto canonico che non la subordina ad alcuna accettazione, perché sopra il Papa non c’è nessuno. Benedetto XVI ha scelto di dare l’annuncio proprio davanti ai cardinali che dovranno eleggere il suo successore, concludendo il suo discorso chiedendo perdono per i suoi difetti e ringraziando di ‘vero cuore’.

È un gesto di estrema umiltà e insieme di estremo coraggio. Joseph Ratzinger non è sicuramente l’unico Papa ad aver meditato sulla gestione di un incarico così importante e sull’opportunità di ritirarsi quando le energia non permettono di gestire un ruolo che oggi è molto più sfiancante di un tempo. Stefano Maria Paci, vaticanista storico di SkyTg24, ha raccontato oggi di come anche Paolo VI aveva a lungo pensato alla possibilità di lasciare il soglio pontificio. Bisognerà adesso riflettere su cosa comporterà questa scelta nel lungo termine e se passerà un certo tipo di messaggio su come ripensare la figura del sommo pontefice. Ma su tutti gli argomenti si rifletterà dalla fine del prossimo conclave.

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