Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 07:06
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Lanciamissili “modificati” all’Ucraina per non colpire la Russia: la mossa degli Usa per scongiurare l’escalation

Immagine di copertina

Per scongiurare il rischio di un’escalation militare ed assicurarsi che Zelensky rispetti gli accordi che prevedono che l’Ucraina non attacchi la Russia con armi americane, gli Stati Uniti avrebbero modificato segretamente il sistema di artiglieria dei lanciamissili Himars inviati a Kiev così che il Paese aggredito non possa colpire obiettivi su territorio russo. Secondo quanto rivela il Wall Street Journal, l’amministrazione di Joe Biden avrebbe richiesto alcuni accorgimenti sulle 20 camionette High Mobility Artillery Rocket Systems sulle quali sono montati i lanciarazzi in grado di lanciare missili a una distanza massima di 300 chilometri. Fonti governative statunitensi hanno parlato di “modifiche precauzionali” ritenute “necessarie” dall’amministrazione Usa.

Dall’America sono arrivati in Ucraina anche le munizioni da caricare sui lanciamissili Himars, armi Gmlrs (Guided Multiple Launch Rocket System) dalla gittata di circa 80 chilometri, finora utilizzati per colpire depositi di munizioni e hotspot russi su suolo ucraino. A certificare i timori di Biden per una rapida escalation del conflitto in caso di offensiva da parte di Kiev anche il mancato invio di armi a lunga gittata, i droni Grey Eagle MQ-1C. Nel mese di ottobre, che ha visto un intensificarsi dei bombardamenti da parte di Mosca, Zelensky aveva chiesto più armi agli Stati Uniti, in particolare sistemi missilistici capaci di intercettare i razzi lanciati dal Cremlino. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, aveva però dichiarato che gli Stati Uniti “attraverserebbero la linea rossa e diventerebbero parte del conflitto” nel caso in cui decidessero di inviare i missili Atms o armi più potenti a Kiev.

Charles Kupchan, massimo funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale per l’Europa durante l’amministrazione Obama, sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero continuare a limitare la portata e la sofisticazione delle armi fornite all’Ucraina, per contenere il rischio di conflitto più ampio con la Russia. Ma non tutti sono d’accordo. Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese ed ex segretario generale della Nato dal 2009 al 2014 crede che Putin abbia “accelerato la guerra prendendo di mira le infrastrutture civili, inclusa la rete energetica” e che quindi “se lo si vuole fermare bisogna scoraggiarlo consegnando ad esempio missili a lungo raggio all’Ucraina”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”