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La malnutrizione in India

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Il 43 per cento dei bambini indiani vive una condizione simile a causa della carenza di servizi igienici (e non è per la povertà)

Rakesh ha un anno e vive in un villaggio del nord dell’India, nello stato dell’Uttar Pradesh.

I suoi genitori sono istruiti e hanno un buon lavoro: suo padre è un impiegato pubblico e sua madre insegna alle elementari. Vivono in una casa in muratura, dotata di elettricità.

Un insegnante privato aiuta i fratelli di Rakesh a fare i compiti due volte a settimana, e una signora si prende cura della casa tutti i giorni. La famiglia possiede anche un’automobile.

Tuttavia, Rakesh è malnutrito. Un terzo dei bambini sotto i tre anni proveniente dalle famiglie più ricche del Paese è in una condizione simile.

Complessivamente, circa il 43 per cento dei bambini indiani è malnutrito, una percentuale più alta di quella che si trova in quasi tutti i Paesi dell’Africa sub-Sahariana, secondo gli ultimi dati ufficiali che risalgono al 2006.

Uno studio del Rice Institute spiega perché Rakesh è malnutrito, nonostante non gli manchi il cibo. Nel suo villaggio, quasi nessuno possiede un bagno. Nel Paese, oltre la metà della popolazione defeca all’aperto. Si parla di 626 milioni di persone, quasi dieci volte quelle della seconda nazione in classifica, l’Indonesia.

La defecazione all’aperto ha una relazione diretta con la malnutrizione infantile. L’esposizione ai germi causa infezioni che riducono l’appetito di bambini come Rakesh e la loro capacità di assorbire i nutrienti. Inoltre, gran parte dell’energia assunta col cibo viene destinata alla produzione di anticorpi, anziché alla crescita, causando danni fisici e cerebrali irreversibili.

La malnutrizione durante i primi mille giorni di vita è associata a una più alta probabilità di soffrire di attacchi cardiaci o di contrarre malattie croniche come il diabete. Gli adulti che sono stati malnutriti durante l’infanzia, inoltre, sono più esposti a una serie di malattie che ne limitano la capacità lavorativa e li condannano a una condizione di povertà.

Le conseguenze della malnutrizione infantile si estendono anche all’area cognitiva. I bambini indiani si piazzano agli ultimi posti delle classifiche internazionali sui risultati dell’apprendimento come il Programme for Student Assessement dell’Ocse.

Ciò si spiega in parte con la pessima qualità delle scuole indiane, soprattutto nelle aree rurali; ma gli scarsi risultati in termini di apprendimento sono anche dovuti al fatto che quasi un bambino su due è affetto da deficit fisici e cognitivi dovuti alla malnutrizione.

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha promesso di costruire un bagno di ogni casa entro la fine del suo mandato nel 2019. Ma la lotta alla defecazione all’aperto e alla malnutrizione non potrà essere vinta con la sola (suppur necessaria) costruzione di latrine.

Un sondaggio condotto nel nord del Paese ha rivelato che il 40 per cento di coloro che ne posseggono una, non la usa. Nelle campagne indiane è comune trovare bagni usati come ripostigli o stalle. Il cambiamento dovrà essere anche e soprattutto culturale.

Gli altissimi livelli di malnutrizione infantile in India rappresentano una fra le più grandi perdite di capitale umano della storia. L’India si trova in una fase di transizione demografica: negli ultimi decenni, i tassi di natalità si sono ridotti, contribuendo così a un rapido aumento della popolazione in età lavorativa.

Questo cosiddetto “dividendo demografico” dovrebbe portare a un aumento considerevole della crescita economica. Ma se una parte rilevante della popolazione rimarrà intrappolata in una condizione di malnutrizione e povertà, il “dividendo” rischia di trasformarsi in un incubo demografico.

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