Kazakistan, continuano le proteste: il presidente ordina di aprire il fuoco sui manifestanti “senza preavviso”
Kazakistan, continuano le proteste: il presidente ordina di aprire il fuoco sui manifestanti “senza preavviso”
Il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha dato l’ordine di aprire il fuoco “senza preavviso” per fermare le proteste senza precedenti che da giorni paralizzano il paese dell’Asia centrale.
Nel suo terzo discorso da quando sono iniziate le proteste, Tokayev ha anche escluso qualsiasi negoziato con quelli che ha definito “banditi e terroristi”, puntando il dito contro la “cosiddetta stampa libera” per aver contribuito ad alimentare i disordini. Finora si contano almeno 26 vittime tra i manifestanti, oltre a 18 poliziotti morti, di cui 2 decapitati.
Le proteste, iniziate lo scorso nel Kazakistan occidentale contro l’aumento dei prezzi del carburante, si sono rapidamente allargate nei principali centri del paese, costringendo il governo alle dimissioni. La decisione, presa dal presidente Tokayev, non ha fermato i manifestanti, che hanno continuato a prendere d’assalto i palazzi governativi, spingendo il capo dello Stato a proclamare lo stato d’emergenza in tutto il paese. Tokayev ha anche rimosso il suo predecessore Nursultan Nazarbayev, in carica dal 1990 al 2019, dalla guida del consiglio di sicurezza del paese, prendendone il posto.
In risposta ai disordini, il presidente ha inoltre chiesto l’intervento delle forze russe, intervenute per conto di un’alleanza composta da ex paesi sovietici. La missione avrà finalità “antiterroristiche”, secondo quanto dichiarato ieri dal ministero degli Esteri russo, che ha descritto le proteste come “un tentativo, ispirato dall’esterno, di minare la sicurezza e l’integrità dello stato con la forza, utilizzando formazioni armate addestrate e organizzate”. Oggi il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le circa 2.500 truppe russe stanno presidiando l’aeroporto di Almaty, la capitale economica del paese, e altri luoghi chiave.
Nel suo discorso di oggi, Tokayev ha ringraziato le “forze di pace”, inviate dalla Russia come parte della missione dell’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), l’alleanza che riunisce Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. “Ringrazio in particolare il presidente russo Vladimir Putin: ha risposto molto rapidamente, e soprattutto in modo amichevole, al mio appello”, ha detto Tokayev, sostenendo che “tutte le richieste fatte in forma pacifica sono state ascoltate”.
“All’estero si chiede alle due parti di tenere negoziati per una risoluzione pacifica. Che idiozia. Che tipo di trattative puoi avere con i criminali? Abbiamo a che fare con banditi armati e ben preparati, sia del posto che stranieri”, ha detto Tokayev. “Banditi e terroristi, che dovrebbero essere distrutti. Questo accadrà nel più breve tempo possibile”, ha aggiunto il presidente kazako, secondo cui “20.000 banditi” sono stati coinvolti nei disordini ad Almaty.
Le proteste hanno avuto ricadute anche sui mercati internazionali, spingendo al rialzo i prezzi di petrolio e uranio, di cui il Kazakistan è il principale produttore al mondo, con il 40 percento circa della produzione mondiale. Il Kazakistan è anche un membro chiave dell’alleanza nota come Opec+, che include paesi esterni all’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) come la Russia.