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L’ammissione di Juncker: “L’austerità è stata una misura avventata. Poca solidarietà con i Greci”

Immagine di copertina
Jean Claude Juncker

Il mea culpa del presidente della Commissione Ue sulle politiche imposte ad alcuni paesi membri durante la crisi economica scoppiata nel 2008

Nel suo discorso in occasione dei 20 anni dell’euro, il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, ha criticato le politiche di austerità che sono state imposte ad alcuni paesi membri durante la crisi economica scoppiata nel 2008.

S&D

“Durante la crisi dei debiti sovrani, la più grave dell’eurozona, è stata messa in atto un’austerità avventata”, è stato data “troppo influenza al Fondo monetario internazionale” e i paesi dell’area euro hanno mostrato “poca solidarietà nei confronti della Grecia”.

Queste le parole di Juncker, che hanno colto di sorpresa i presenti.

“Ci sono state forti critiche nei confronti delle politiche della zona euro, sono critiche che prendo personalmente perché all’epoca ero presidente dell’Eurogruppo durante la principale crisi economico finanziaria. Sì, c’è stata l’austerità, c’è stata una austerità, forse un po’ avventata, ma non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato. Le riforme strutturali continuano a essere fondamentali”.

“Mi rammarico di aver dato troppa importanza all’influenza dell’Fmi. All’inizio della crisi molti di noi pensavano che avremmo potuto resistere senza l’ingerenza dell’Fmi, ma se la California è in difficoltà gli Usa non si rivolgono al Fondo monetario. Noi avremmo dovuto fare altrettanto”.

Infine, ha concluso, “mi sono sempre rammaricato di una mancanza di solidarietà nei confronti della Grecia, non siamo stati sufficientemente solidali con il governo di Atene. Ma mi compiaccio di constatare che Grecia e Portogallo hanno trovato, se non un posto al sole, un posto tra le antiche democrazie”.

Juncker ha anche ammesso che nel corso della gestione della crisi di Atene, “abbiamo insultato i greci”: il riferimento è alle accuse mosse da diversi Stati nei confronti delle scelte operate dal governo greco prima della crisi.

Un mea culpa che arriva sei mesi dopo l’uscita della Grecia dal programma di aiuti per alleggerire il debito pubblico del paese, in crisi da otto anni.

Dalla crisi finanziaria nel 2010 Atene ha partecipato a tre programmi di salvataggio con i creditori europei per un prestito totale di 241,6 miliardi di euro.

Durante questi otto anni in cui è stato sotto la stretta vigilanza della Troika il paese ha dovuto sopportare pesanti tagli al bilancio pubblico che hanno portato, ad esempio, 700mila persone di classe media ad essere a rischio povertà.

Per risanare il bilancio pubblico il governo greco ha avviato una serie di massicce privatizzazione: la maggioranza degli aeroporti greci sono oggi in mano a gruppi tedeschi, mentre le ferrovie statali sono state acquisite dalla Fs italiana.

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