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Cos’è l’Isis-K, il gruppo jihadista nemico dei talebani responsabile dell’attentato a Kabul

Immagine di copertina
Credits: Fotogramma Cnn

Cos’è l’Isis-K, il gruppo jihadista nemico dei talebani responsabile dell’esplosione a Kabul

L’attentato preannunciato dall’intelligence statunitense si è verificato all’aeroporto internazionale di Hamid Karzai di Kabul oggi, 26 agosto, con quattro esplosioni che hanno provocato almeno 90 morti e decine di feriti. Tra le vittime ci sono anche 12 soldati e un medico statunitensi, bambini, diversi civili afghani e alcuni talebani. L’attacco è stato rivendicato da parte dell’ISKP, l’Islamic State della provincia afghana del Khorasan, conosciuto anche come Isis K.

Sul canale Telegram dell’agenzia di stampa Amaq, collegata all’organizzazione terroristica, si legge, infatti, che un attentatore è riuscito a raggiungere un gruppo di traduttori e collaboratori dell’esercito americano al ‘Baran Camp’ vicino all’aeroporto di Kabul e ha fatto brillare la sua cintura esplosiva tra di loro, uccidendo circa 60 persone e ferendone più di 100, compresi i combattenti talebani”.

Gli attentati non sorprendono il gruppo dei cosiddetti studenti coranici tornati da quasi due settimane a Kabul, perché questo ramo del sedicente Stato Islamico – il gruppo terroristico attivo in alcune province della Siria e dell’Iraq dal 2014 –  è quello che ha realizzato tutti i principali attentati nella capitale dal 2015 in poi, competendo con i talebani per numero di operazioni terroristiche contro obiettivi militari e civili all’interno del Paese.

Che cos’è e come nasce l’Isis K

Nella convinzione che l’etnia Pashtun sia religiosamente “impura” e politicamente compromessa con il diavolo americano, l’Isis K è nato tra il 2014 e il 2015 nella provincia del Khorasan, territorio al confine afghano con il Pakistan, dalle defezioni di alcuni comandanti talebani che hanno deciso di giurare fedeltà all’Isis dopo che i militanti di Daesh, nel frattempo, avevano iniziato a fare propaganda nel territorio.

A ottobre del 2014, dopo alcuni incontri organizzati in Pakistan e  in Iraq tra i leader delle due organizzazioni jihadiste, sei comandanti dei Talebani Pakistani hanno disertato pubblicamente il proprio gruppo e giurato fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, capo dell’Isis dal 2014 al 2019. A gennaio 2015 il portavoce ufficiale di Daesh Abu Muhammad al-Adnani ha accettato l’affiliazione degli ex studenti coranici annunciando l’espansione del califfato dell’Isis al Wilayat Khorasan (la provincia di Khorasan), regione storica che incorpora parti dell’Afghanistan e del Pakistan.

Da quel momento in poi l’Isis ha iniziato a reclutare attivamente disertori nella provincia, in particolare tra i fondamentalisti scontenti dei propri leader o dei mancati successi sul campo di battaglia. A giugno del 2015 i due gruppi jihadisti hanno cominciato a combattere per la guida e il controllo della guerra in Afghanistan, e l’Isis K è riuscita a conquistare altre province oltre il Kurashan anche grazie alla convergenza del Movimento islamico dell’Uzbekistan (IMU), che ad agosto di quell’anno ha promesso fedeltà all’Isis dichiarandosi membro del Wilayah Khorasan.

Cosa vuole oggi l’Isis K

Anche se negli anni ha perso terreno e combattenti, catturati dai talebani o imprigionati dall’allora governo di Ashraf Ghani, secondo un report delle Nazioni Unite oggi l’Isis K conta tra 1.500 e 22mila militanti in Afghanistan. Le ragioni per cui molti talebani hanno deciso di passare dalla loro parte sono ideologiche, politiche e militari: l’Isis K non crede in un’agenda politica perché convinta che solo Dio possa governare. D’altra parte però, un Emirato Islamico non è abbastanza per i combattenti di Daesh, che vogliono portare avanti una guerra permanente in nome della Sharia.

Nei territori che controllano impongono un rispetto ancora più ortodosso della legge islamica e trucidano civili sospettati di essere spie, usando violenza contro chiunque si metta sulla loro strada: è stato questo aspetto ancora più radicale e violento ad attrarre talebani con una mentalità più vicina alla loro. In questi anni hanno messo a segno diversi attacchi suicidi, incluso quello della primavera di quest’anno in una scuola femminile, in cui sono morte 68 persone. Anche se la forza numerica e il peso militare dei talebani è di gran lunga superiore a quella dell’Isis K, gli analisti sostengono che questa branca di Daesh non lascerà l’Afghanistan senza combattere.

 

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