Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:25
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Indonesia, 15enne violentata otto volte dal fratello: condannata al carcere per aver abortito

Immagine di copertina
Una manifestazione anti-abortista in Indonesia. Credit: JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images

La giovane era stata ripetutamente violentata dal fratello, e per questo motivo, di concerto con la madre, aveva proceduto a un aborto clandestino mentre si trovava al sesto mese di gravidanza

Una ragazzina di 15 anni, in Indonesia, è stata condannata a sei mesi di carcere per aver abortito.

La giovane era stata ripetutamente violentata dal fratello, e per questo motivo, di concerto con la madre, aveva proceduto a un aborto clandestino mentre si trovava al sesto mese di gravidanza.

Una scelta che le è costata cara, poiché in Indonesia l’aborto è consentito solo in pochi e limitati casi. È prevista la possibilità di abortire in seguito a una violenza sessuale subita, in particolare se la donna è in pericolo di vita.

Tuttavia, l’aborto deve essere effettuato entro 90 giorni da un medico specializzato. Per questo motivo una corte indonesiana non ha voluto tenere conto delle circostanze agghiaccianti che avevano portato alla gravidanza della 15enne.

I fatti si sono svolti a Batanghari, nella provincia di Jambi. Anche il fratello ha ricevuto una condanna per le violenze sessuali commesse, e dovrà scontare due anni di carcere.

Durante il processo è venuto fuori come l’uomo avesse abusato sessualmente della sorella per be otto volte.

La madre della ragazzina dovrà rispondere all’accusa di aver aiutato la 15enne ad abortire. Lei stessa, durante il processo, ha dichiarato di aver agito per paura dello stigma sociale che sarebbe caduto sulla sua famiglia con un bambino nato da un incesto.

La 15enne e il fratello erano stati arrestati dopo che, nel mese di maggio, un feto con la testa decapitata era stato trovato in un bosco.

La sentenza di condanna prevede che entrambi debbano affrontare un percorso di riabilitazione presso un istituto che si occupa di educazione dei minori.

Non è chiaro al momento se il pubblico ministero, oltre ad avviare il procedimento penale contro la madre della ragazzina, farà anche appello contro questa sentenza.

La procura infatti aveva chiesto un anno di carcere per la ragazzina e sette per il fratello.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Ti potrebbe interessare
Esteri / Trump fa causa alla BBC per diffamazione e chiede un risarcimento da 10 miliardi di dollari
Esteri / Ucraina, dopo Berlino Trump è ottimista: “Mai così vicini alla pace”. Ma resta il nodo Donbass con la Russia
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno