Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 04:23
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

In India centinaia di persone sono state torturate mentre erano sotto la custodia della polizia

Immagine di copertina

Lo riferisce un rapporto di Human Rights Watch (HRW), secondo il quale nessun poliziotto è stato mai condannato per la morte di detenuti durante lo stesso periodo

Quasi 600 persone sono morte in India tra il 2010 e il 2015, mentre erano sotto la custodia della polizia. Lo riferisce un rapporto di Human Rights Watch (HRW), secondo il quale nessun poliziotto è stato mai condannato per la morte di detenuti durante lo stesso periodo. La polizia indiana, che nega qualsiasi ipotesi di tortura e maltrattamenti in carcere, attribuisce i decessi alle malattia, ai tentativi di fuga, al suicidio e agli incidenti di altro genere. 

Secondo gli attivisti per la tutela dei diritti umani, un tale numero di morti può essere imputabile solo alle torture in carcere. I funzionari indiani respingono qualunque accusa. 

Il rapporto si basa su “indagini approfondite” su 17 casi di decessi in custodia che si sono verificati tra il 2009 e il 2015, tra cui 70 interviste con i membri delle famiglie delle vittime, testimoni, esperti di giustizia e funzionari di polizia.

In ciascuno dei 17 casi, dice il rapporto, la polizia non ha seguito le procedure di arresto appropriate, rendendo più evidente il sospetto di abusi.

“La polizia in India imparerà che picchiare i sospetti per estorcere confessioni sia inaccettabile solo dopo che gli ufficiali saranno perseguiti per torture”, ha detto Meenakshi Ganguly, direttore di Human Rights Watch per l’Asia meridionale.

“La nostra ricerca mostra che, troppo spesso, gli agenti di polizia che indagano sui decessi in custodia sono più preoccupati di coprire i loro colleghi che portare i responsabili davanti alla giustizia”. 

Per legge, ogni persona presa in custodia deve sottoporsi a esame medico e condotto dinnanzi a un magistrato entro 24 ore. Troppo spesso la polizia bypassa le procedure regolari, e i detenuti non sono messi al corrente dei loro diritti. 

Human Rights Watch ha riferito che i dati del governo rivelano che in 67 casi su 97 di decessi in custodia nel 2015, la polizia o non ha condotto il sospettato davanti un magistrato entro le 24 ore o il detenuto è morto prima.

La testimonianza video di un padre che racconta come suo figlio sia stato ucciso dalla polizia nel 2014 a Mumbai: 

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”