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    Incendio di Notre Dame, parte la colletta dei big del lusso per ricostruire la cattedrale

    Un momento del rogo sulla cattedrale di Notre Dame (Credits: Afp/Benjamin Filarski / Hans Lucas)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 16 Apr. 2019 alle 11:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:32

    Adesso che la cattedrale di Notre Dame, a Parigi, è salva dall’incendio, si può pensare già alla ricostruzione. Il mondo intero, infatti, è stato sconvolto dalla notizia del rogo divampato nella serata di lunedì 15 aprile 2019 nella famosa cattedrale gotica, simbolo della Francia nel mondo.

    E ora che le fiamme “sono state definitivamente spente“, come affermato dai vigili del fuoco di Parigi, c’è già chi pensa a come dare il proprio contributo per finanziare una ricostruzione che, al momento, sembra molto lunga e costosa.

    Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assicurato che la Francia ricostruirà per intero Notre Dame. Per farlo, però, serviranno i migliori costruttori. Dunque, anche molto denaro. Tanto che lo stesso Macron ha chiesto a chiunque voglia di contribuire con delle donazioni.

    “Mi impegno – ha detto quando ancora le fiamme sulla cattedrale non erano state domate – da martedì lanceremo una raccolta fondi, anche Oltralpe. Lanceremo un appello affinché i grandi talenti vengano a ricostruire la cattedrale”.

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    Le parole del presidente della Francia hanno scatenato una vera e propria corsa alle donazioni. Soprattutto da parte dei big del lusso: patron di case di moda, colossi finanziari e associazioni.

    Il primo è stato il miliardario Francois-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato del gruppo Kering (che gestisce marchi come Gucci, Pomellato, Saint Laurent). Pinault ha affermato di avere intenzione di donare oltre 100 milioni di euro per la ricostruzione.

    Il caso delle 16 statue rimosse prima del rogo

    Le altre case del lusso però non sono rimaste a guardare. Così, uno dei concorrenti del gruppo Kering ha giocato al rilancio.

    La famiglia Arnault, che gestisce Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy), ha raddoppiato la cifra promessa da Pinault: saranno 200 i milioni di euro donati dalla casa di moda, a capo di marchi come Fendi, Bulgari, Christian Dior, Bulgari, DKNY, Ce’line, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana e Louis Vuitton.

    Tutte le foto e i video dell’incendio

    Non si sono fatti attendere neanche gli stanziamenti di fondi da parte della politica. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha annunciato che verrà sbloccato un contributo di 50 milioni di euro. E ha proposto di creare “una conferenza internazionale di donatori”.

    L’Ile de France (la regione di Parigi) ha stanziato altri 10 milioni di euro. Mentre l’organizzazione French Heritage Society, con sede a New York, ha aperto una campagna di crowdfunding sul web. L’obiettivo dell’organizzazione americana, del resto, è sempre stato quello della conservazione dei tesori architettonici e culturali francesi.

    Altre pagine di crowdfunding sono state aperte sulla piattaforma Go Fund Me. Il mondo intero, dunque, si stringe attorno alla Francia dopo l’incendio a Notre Dame. E non solo a parole.

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