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Un giudice brasiliano ha approvato la “terapia di conversione sessuale” per le persone gay

Immagine di copertina
Secondo il censimento dell'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica del 2010, sono oltre 37 milioni le coppie omosessuali che vivono insieme. Credit:Nacho Doce/Reuters

La decisione ribalta quella del Consiglio federale di psicologia brasiliano che dal 1999 impedisce agli psicologi di offrire “trattamenti di cura“ per le persone omosessuali

Un giudice brasiliano ha approvato, con una sentenza che ha fatto molto discutere, una “terapia di conversione sessuale” per le persone gay. Il verdetto è stato emesso da un giudice federale di Brasilia, Waldemar de Carvalho.

La decisione contraddice una circolare del 1999 del Consiglio federale di psicologia brasiliano che da allora impedisce agli psicologi di offrire trattamenti di “cura” per le persone gay. Questi trattamenti infatti non hanno alcun fondamento scientifico.

La sentenza

Il giudice di Brasilia ha deliberato a favore di Rozangela Justino, una psicologa cristiana evangelica, a cui era stata revocata l’autorizzazione a esercitare la professione nel 2016.

Justino aveva infatti offerto ai propri pazienti omosessuali una “terapia di conversione sessuale”.

Nel 2009, in un’intervista al quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo, la psicologa sosteneva che l’omosessualità è una “malattia” che può essere curata seguendo una guida religiosa.

“Mi sento guidata da Dio per aiutare le persone omosessuali”, aveva detto Rozangela Justino al quotidiano brasiliano.

Il Consiglio federale di psicologia brasiliano ha affermato però che la decisione del giudice Waldemar de Carvalho “apre alla pericolosa possibilità dell’uso di terapie di reversione sessuale” e promette di fare ricorso contro la sentenza.

Il presidente del Consiglio Rogério Giannini, psicologo che vive a San Paolo, ha ricordato come la decisione del Consiglio del 1999 che vietava l’esercizio di terapia di “conversione sessuale” ha già affrontato diverse battaglie legali ed è sopravvissuta persino a un progetto di legge proposto in parlamento.

“Non c’è modo di curare qualcosa che non è una malattia”, ha detto Giannini al quotidiano britannico The Guardian. “Non è un dibattito serio e accademico, ma è legato a posizioni religiose o conservatrici”.

La situazione politica nel paese

La comunità LBGTq brasiliana è preoccupata che questa sentenza possa portare indietro il paese di decenni in tema di diritti civili.

Il verdetto del giudice di Brasilia è arrivato a poco più di una settimana dalla decisione del centro culturale della Banca Santander di Porto Alegre di annullare una mostra d’arte queer a causa delle proteste di alcuni dimostranti di destra e di gruppi cristiani evangelici.

In tema di diritti civili, il clima in Brasile sta cambiando. La comunità evangelica nel paese sudamericano è in crescita ed è particolarmente sensibile alla difesa dei valori della famiglia tradizionale, intesa come sola unione di un uomo e di una donna.

Secondo il censimento del 2010 dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica, il paese conta almeno 37 milioni di coppie omosessuali conviventi.

In questa cornice, gruppi di attivisti cristiani evangelici si sono alleati con i partiti conservatori tradizionali per protestare, ad esempio, contro la presenza di personaggi omosessuali o transgender nelle soap opera televisive tanto seguite dai brasiliani.

Per questo, i gruppi che lottano per il riconoscimento dei diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTq temono che la sentenza pronunciata dal giudice Waldemar de Carvalho possa dare il via a un rovesciamento delle politiche progressiste portate avanti dal parlamento e dal governo brasiliani negli ultimi anni.

Le reazioni

“Questa decisione rappresenta una regressione rispetto alle conquiste della comunità LBGT degli ultimi decenni”, ha detto al Guardian David Miranda, un consigliere di sinistra di Rio de Janeiro.

Miranda è uno dei pochi politici apertamente gay attivi nel paese sudamericano. “Come diversi paesi del mondo, anche il Brasile soffre il ritorno di un’ondata conservatrice”, ha aggiunto il politico.

Anche Ivete Sangalo, una delle più seguite interpreti della musica popolare brasiliana, nonché attrice televisiva, ha criticato la sentenza del giudice federale di Brasilia.

“Malati sono quelli che credono in questa grande assurdità”, ha scritto la cantante brasiliana sul suo profilo Instagram ufficiale.

Anche la cantante Anitta – al secolo Larissa Machado – una delle più seguite cantanti brasiliane ha affidato al proprio profilo Instagram le sue critiche a questa sentenza.

That’s what happens in my country. People dying, hungry, the government killing the country with corruption, no education, no hospitals, no opportunities… and the authorities are wasting their time to announce that homosexuality is a sickness. Homosexuals and bisexuals now have a treatment for this “sickness” here. So I ask… who is the real sick person here? I’m praying God that these real sick people find the cure of these crazy minds and start to look at the real important things here. / O Brasil se devastando e as autoridades preocupadas com quem queremos nos relacionar. Isso precisa acabar. Deus, cure a doença da cabeça do ser humano que não enxerga os verdadeiros problemas de uma nação. Pais, não obriguem seus filhos a procurarem cura pra uma doença que não existe, baseados neste fato político. Essa busca interminável sim pode deixa-los realmente doentes.

Un post condiviso da anitta 🎤 (@anitta) in data:

“Ecco quello che accade nel mio paese. Le persone muoiono di fame, il governo uccide il paese con la corruzione, la mancanza di istruzione, di ospedali e di opportunità e le autorità perdono tempo per annunciare che l’omosessualità è una malattia”, ha detto Anitta.

Il suo intervento su Instagram ha già superato un milione e 250mila visualizzazioni.

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